La lettera definisce poi l'uccisione dei prigionieri come "crimini di guerra ignobili", riferendosi nello specifico al massacro di 1700 rapiti nella base militare di Camp Speicher a Tikrit il 20 giugno, ai 200 ostaggi nel gasdotto di Shàer a luglio, ai 700 rapiti della tribù Shàetat a Deir el-Zor (600 dei quali erano civili disarmati) e ai 250 nella base dell'aviazione di Tabqah ad Al-Raqqah ad agosto. Condannata come contraria all'islam anche l'uccisione dei giornalisti, tra cui gli americani James Foley e Steven Sotloff, e degli operatori umanitari, come il britannico David Haines. Riguardo all'uso e alla comprensione dei testi della religione islamica da parte dell'Isis, gli ulema ricordano che "non è ammesso citare un versetto, o parte di esso, senza considerare e comprendere ciò che l'intero Corano dice a proposito di quel punto. È un imperativo amalgamare tutti i testi il più possibile". Un passaggio della lettera è poi dedicato all'uccisione deliberata di bambini. "Nelle vostre scuole alcuni bambini vengono torturati e costretti con la forza a chiedere l'elemosina, mentre altri vengono giustiziati. Questi sono crimini contro innocenti così giovani da non potersi considerare moralmente responsabili" di un qualunque reato.
Il testo afferma inoltre che "per oltre un secolo, i musulmani e il mondo intero sono stati uniti nel vietare e punire la schiavitù. Voi avete violato questo principio. Avete preso le donne come vostren concubine e riportato alla luce conflitti e sedizione, corruzione e oscenità sulla terra. Avete resuscitato qualcosa che la Sharia aveva lavorato in modo instancabile per annullare".
Intanto, il presidente del Consiglio francese della fede islamica (Cfcm), Dalil Boubakeur, ha lanciato un appello ai musulmani per una manifestazione venerdì pomeriggio alla moschea di Parigi, esortando a riunirsi in un "momento di meditazione e solidarietà" contro la "barbara" esecuzione di Gourdel. La comunità islamica francese, la più grande d'Europa con 5 milioni di persone, ha reagito duramente all'assassinio dell'ostaggio francese, nonostante le tensioni di radicalizzazione che si registrano al suo interno. Sono diverse decine gli estremisti islamici che hanno lasciato la Francia per andare a combattere in Siria e Iraq al fianco dell'Isis, un fenomeno che le autorità cercano di monitorare nel timore delle conseguenze nefaste che questi possono avere una volta tornati in patria.