Quante possibilità hanno i due leader europei di strappare un “sì” al Putin? E su cosa punteranno? Secondo indiscrezioni dei media russi, il documento congiunto sul quale si sta lavorando ricalcherebbe gli accordi (sistematicamente violati) di Minsk. La tregua immediata con l’arretramento delle armi pesanti e una maggiore autonomia per il tormentato sud est sarebbero tra i passaggi chiave. Ma la linea di contatto tra le truppe di Kiev e i miliziani separatisti questa volta potrebbe essere ridisegnata tenendo conto dell’espansione dei territori controllati dai ribelli dopo l’offensiva delle ultime settimane, che è costata a Kiev circa un migliaio di chilometri quadrati. Alcune fonti diplomatiche non escludono l’invio di “forze di pace” internazionali, forse i caschi blu dell’Onu, ma su questo aspetto non c’è chiarezza. Mosca dovrebbe inoltre garantire che i ribelli facciano tacere i cannoni. Il punto più problematico sarebbe quello sul «controllo efficace della frontiera russo-ucraina anche nelle zone controllate dai ribelli» per impedire che la Russia fornisca armi e uomini ai miliziani.E nell’altro fronte diplomatico, quello che si sta dispiegando nella Conferenza sulla sicurezza a Monaco, c’è attesa per l’incontro di oggi tra i capi delle diplomazie americana e russa, John Kerry e Sergeij Lavrov. Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg ha insistito perché la Russia «contribuisca a una soluzione pacifica del conflitto», ha aggiunto, sottolineando che la soluzione deve essere considerata «urgente». Posizione analoga è stata espressa dal vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a margine dell’incontro con il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, a Bruxelles: «In questo momento gli Stati Uniti e l’Europa devono stare uniti e restare saldi. Non si può permettere alla Russia di ridisegnare la mappa dell’Europa, cosa che sta cercando di fare». L’Ucraina, ha continuato Biden, «sta combattendo per la propria sopravvivenza, e la Russia sta continuando l’escalation del conflitto, inviando mercenari e mezzi pesanti».La posizione dell’Italia è stata espressa dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che oggi a Monaco vedrà Lavrov: «L’Italia non ritiene che fornire armi all’Ucraina sia davvero un contributo ad una soluzione del conflitto». Il ministro ha ricordato che «c’è lo strumento della sanzioni». Sanzioni pronte a essere allargate da parte dell’Unione Europea. Altre 19 persone stanno per essere inserite nella “lista nera”, cinque sono personalità russe. Tra queste spicca il vice ministro russo della Difesa, Anatoly Antonov.Sul campo, intanto, si continua a morire. Almeno tre le persone nel giro di 24 ore. I separatisti hanno parlato di due civili uccisi a Donetsk dai bombardamenti di artiglieria e di nove feriti. Il portavoce dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, Vladislav Selezniov, fa sapere che un militare è stato ucciso e altri 25 sono rimasti feriti.
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