Miseria e dignità. Disperazione e speranza. È l'immagine della chiesa costruita nella baraccopoli dei migranti che a Calais aspettano di infilarsi nell'Eurotunnel per passare la Manica. Magari aggrappati a un camion o a un treno ad alta velocità.
Il premier britannico David Cameron li ha definiti uno "sciame" che minaccia il Regno Unito. I volontari francesi chiamano questo posto "la giungla" e parlano di vergogna per l'Europa, perché sembra di stare in una favela o in una township nel Sud del mondo.
Eppure, in questo apparente deserto di umanità, c'è un luogo dove la dignità trova casa. Costruita da etiopi ed eritrei, una chiesa bianca, alta, con una grande croce sulla facciata. I materiali sono quelli del posto: teloni di plastica per le pareti, bastoni di legno per la struttura portante, lamiere per il tetto. Il pavimento è in teli di stoffa di ogni colore.
Pulizia, ordine, decoro. Sulla parete di fondo, attaccate con nastro adesivo, ci sono le immagini del Sacro Cuore e della Madonna col Bambino.
Una piccola folla di fedeli, tra cui molte donne a capo coperto, prega composta. Non si fatica a immaginare quale grazia implori.