Una pioggia di denaro sta per investire la Striscia di Gaza, per ricostruirla dopo l'ultima sanguinosa guerra con Israele. E' di 5,4 miliardi di dollari la somma raccolta alla conferenza dei donatori svoltasi domenica al Cairo, alla presenza di 50 tra ministri degli Esteri e rappresentanti delle organizzazioni internazionali. L'ultima vampata di guerra, quest'estate, ha ucciso oltre 2.200 palestinesi e 73 israeliani, ha distrutto decine di migliaia di case e messo in ginocchio l'economia palestinese, nella Striscia di Gaza come in Cisgiordania.
Il Qatar ha promesso, da solo, un miliardo di aiuti. Mezzo miliaro arriverà dall'
Arabia Saudita. Altri 600 milioni (200 ciascuno) da
Kuwait,
Emirati arabi uniti e
Turchia. Gli Stati dell'
Unione europea hanno promesso 568 milioni di dollari. Il resto arriverà da
Stati Uniti e singoli paesi donatori. La scorsa settimana, il governo palestinese aveva presentato un piano di ricostruzione per Gaza del valore di 4 miliardi di dollari.
Il ruolo dell'Italia. Dalla capitale egiziana, ha avvertito il ministro
Federica
Mogherini, "occorre mandare anche un messaggio politico":
"Si rischia una nuova guerra, anche nei prossimi mesi", ha
ammonito, sottolineando che la comunità internazionale deve
avere un ruolo di primo piano nel processo di pace, e non solo
in quello degli aiuti finanziari.
A quando si apprende, a livello internazionale il ruolo
italiano è molto apprezzato - Mogherini ha copresieduto la
Conferenza - e Roma è considerata una delle capitali dove più si
comprende la situazione.
Ma Gaza è ancora una polveriera. Tutti i big arrivati al Cairo, a cominciare dal segretario di
Stato Usa,
John Kerry, si sono detti d'accordo sul fatto che i
negoziati tra israeliani e palestinesi debbano riprendere a
partire dall'accordo per il cessate il fuoco del 26 agosto
scorso. Quindi dalle pre-intese sull'apertura dei valichi, sulla
circolazione di mezzi e persone e sulle opere infrastrutturali
"La Striscia di Gaza ha conosciuto tre guerre, ha patito
distruzioni immani e pagato un alto prezzo di sangue", ha ricordato il presidente palestinese
Abu Mazen, che ha aggiunto: la
violenza di Israele "non è più tollerabile".
Un tema fatto proprio anche dal presidente egiziano,
Abdel
Fattah al Sisi, che in mattinata ha chiesto a Israele "porre
fine al conflitto con il popolo palestinese".
Il segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, ha ricordato che Gaza è ancora una "polveriera", ricordando non
solo le distruzioni patite dai palestinesi ma anche
"l'indiscriminato lancio di razzi contro Israele". E il processo
di pace, ha spiegato, deve includere anche una inchiesta
internazionale sui possibili crimini contro l'umanità commessi
dalle parti in conflitto. Il ministro degli Esteri di
Israele,
Avigdor Lieberman, ha sottolineato che l'assenza del
suo Paese alla conferenza "non contribuisce alla serietà della
discussione". Ma il premier,
Benyamin Netanyahu - secondo
Haaretz non è d'accordo e ha accettato la richiesta egiziana che
Israele non fosse presente al Cairo.
In questo quadro, non si esclude che l'Anp possa decidere di
rinviare a gennaio la discussione sulla mozione al Consiglio di
sicurezza Onu per la fine dell'occupazione: sia perché ora non
ha i voti necessari per farla approvare, sia perché dal Cairo si
sono aperti nuovi spiragli per una pace possibile.