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La storia di Cacao, il bambino di neppure tre anni che da oltre due vive felicemente con i suoi genitori affidatari ma di cui il Tribunale per i minorenni di Ancora ora sta rimettendo in discussione il collocamento, è finita in Parlamento. Come avevamo scritto lo scorso 22 ottobre (leggi qui), per Cacao, nel settembre del 2022, i giudici avevano cercato urgentemente, dietro segnalazione dei servizi sociali, due genitori disponibili all’accoglienza e l’avevano individuata in Lara e Alessandro, giovane coppia marchigiana di professionisti. Un abbinamento fortunato sia per il piccolo - che era rifiorito dopo i primi difficili mesi in una struttura d’accoglienza con la madre affetta da una grave patologia permanente – sia per i due neogenitori, felici di prendersi cura di quel piccolo ormai diventato un figlio amato e accudito. Una continuità affettiva, garantita anche dalla legge 173 del 2015, che ora si vorrebbe interrompere dietro sollecitazione della famiglia d’origine con cui i rapporti non si sono mai interrotti.
Sulla complessa e penosa vicenda è ora arrivata un’interrogazione parlamentare. L’anno presentata l’altro ieri al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, tre deputati del Pd, Irene Manzi, Augusto Curti e Anthoy Barbagallo. I parlamentari fanno riferimento appunto alla legge del 2015 secondo cui “qualora, durante un prolungato periodo di affidamento, il minore sia dichiarato adottabile ai sensi delle disposizioni del capo II del titolo II e qualora, sussistendo i requisiti previsti dall'articolo 6, la famiglia affidataria chieda di poterlo adottare, il tribunale per i minorenni, nel decidere sull'adozione, tiene conto dei legami affettivi significativi e del rapporto stabile e duraturo consolidatosi tra il minore e la famiglia affidataria”. Tale previsione – osservano i tre parlamentari - comporta la possibilità che i minori restino nella famiglia cui sono affidati divenendone figli adottivi qualora, comunque, gli affidatari e i minorenni abbiano i requisiti previsti dalla legge, prevedendo che il legame affettivo deve poter essere preservato sempre.
Ma le cose non sempre vanno come indicato dalla legge.
Scrivono ancora Manzi, Curti e Barbagallo citando il nostro articolo: “La cronaca giudiziaria riporta con frequenza notizie relative a casi specifici, nei quali la valutazione dell'interesse del minore è al centro di conflitti talora molto aspri: da un articolo del quotidiano Avvenire si apprende della vicenda di un minore di pochi mesi che nella provincia di Ancona, sin dalla nascita ha vissuto in un istituto poiché la madre, non essendovi il padre, risulta affetta da gravi problemi di salute mentale; il caso viene segnalato al Tribunale per i minorenni di Ancona che affida il minore ad una coppia idonea sia all'adozione nazionale sia internazionale, in attesa dal 2018, con la formula dell'«affido a rischio giuridico»; il minore, che nel frattempo, come risulterebbe dagli atti processuali e da numerose Ctu, si è perfettamente ambientato – aggiungono i parlamentari - sviluppando un rapporto di forte attaccamento alla coppia che lo ha accolto, finisce al centro di una contesa da parte dei nonni naturali; la sentenza di primo grado riconosce il corretto svolgimento dei compiti genitoriali, e conferma la decisione dell'affido sine die. Con il ricorso in appello si riapre il processo e viene nominato un tutore: il Tribunale per i minorenni decide di riassegnare il minore alla famiglia di origine, prevedendo che a partire dal 3 novembre 2024 trascorra cinque notti la settimana nella famiglia d'origine per poi troncare definitivamente i rapporti con gli affidatari; il tutore incaricato non ha ritenuto di proporre appello avverso la decisione”.
Da qui la richiesta al ministro della Giustizia per “valutare di adottare iniziative anche normative di sua competenza – in costante sinergia con il Parlamento – volte a monitorare l'applicazione, anche alla luce del fatto specifico esposto in premessa, delle normative in materia, nonché ad implementare e integrare il quadro normativo al fine di garantire la migliore e costante tutela del superiore interesse del minore in armonia con il quadro costituzionale e la giurisprudenza delle Supreme Corti interne e sovranazionali”.
Ora la parola passa al ministro Nordio, con l’auspicio che, nel frattempo, la vicenda giudiziaria venga ricomposta nel superiore interesse del minore e non degli adulti che stanno alimentando questa contesa. Se i legami di sangue sono importanti, lo sono altrettanto quelli determinati da una lunga convivenza e feconda convivenza, quella grazie a cui, in questi ultimi due anni, il piccolo Cacao ha potuto essere amato e cresciuto da una mamma e da un papà in “servizio permanente effettivo”.