
Laura Magli con marito e figli
Le famiglie cristiane sono segno di bellezza. Rifioriscono se si prega insieme. In un periodo di smarrimento, segnato dalla fragilità dei rapporti affettivi, la fede può essere il filo per riscoprire l’autenticità di una vocazione. «Essere famiglia oggi non è facile – dice Laura Magli, giornalista di Mediaset – ma questo non significa che non sia possibile. Nel mio lavoro, mi scontro quotidianamente con fatti di cronaca drammatici, che nascono non tanto in situazioni ai margini della società, ma da realtà apparentemente normali. Tra gli adolescenti, c’è una grande rabbia che rischia di portare a compiere gesti estremi. Tutto questo mi ha portata a interrogarmi sul perché di questa violenza. E la risposta è proprio la mancanza di un senso, la perdita del nostro rapporto con Dio. Mi sono chiesta: cosa posso fare io?».
Di qui, la decisione di testimoniare che la fede è una possibilità per tutti. Un tesoro chiamato Fede (Scorpione editrice), piccolo saggio per cacciatori di felicità si rivolge non solo ai bambini, ma al bambino interiore che c’è in ciascuno di noi. E «alle famiglie smarrite, a quelle che non intendono arrendersi, a quelle alla costante ricerca del segreto della felicità», spiega l’autrice. Laura Magli, 43 anni, bresciana d’origine, sposata con Luca, mamma di Ginevra 9 e Ludovico 6, dal 2011 è inviata di Pomeriggio 5, dove segue i fatti di cronaca.
Lo fa, però, in modo un “po’ speciale”. «Molti pensano che la fede debba rimanere confinata in una dimensione privata, non si debba sapere se uno è credente – racconta - . Io invece sono convinta che la fede sia una bussola, debba permeare tutti gli aspetti della nostra vita, dal modo di vivere il rapporto con mio marito e i miei figli al modo in cui lavoro. Porta uno sguardo diverso su tutto».
Per lei è stata una riscoperta, dopo un periodo di smarrimento durante l’adolescenza, grazie all’incontro con Luca e il padre spirituale, che l’ha aiutata nel cammino. Fino alla decisione di sposarsi. «Io e mio marito abbiamo capito che quella al matrimonio è una vocazione. Oggi, la famiglia sta vivendo un momento di profonda crisi, molti giovani hanno paura di impegnarsi davanti a Dio per tutta la vita. Questo smarrimento si riversa poi sui figli, sempre più fragili. Dobbiamo interrogarci sul nostro ruolo genitoriale, che non è quello di concedere tutto ai nostri ragazzi, ma l’essenziale: il senso della vita. Ed è proprio la fede che deve tornare al centro del dialogo tra genitori e figli, solo così possiamo scoprire la nostra unicità, il nostro valore e la chiamata ad essere felici».
Di fragilità, Laura fa esperienza tutti i giorni nel suo lavoro. Anche in famiglie al di sopra di ogni sospetto: «Il dolore che vivono i familiari delle vittime mi ha portato ad approfondire il mio rapporto con loro. Terminato il mio lavoro, per me è importante instaurare un rapporto umano con le persone che incontro e cercare di lasciare loro un segno di speranza. Spesso queste tragedie esplodono da una grande rabbia, che nasce da una mancanza. Ma, invece, è proprio dalla mancanza che può sorgere il desiderio».
Perché la fede è un dono, che però bisogna chiedere insistentemente. Il tesoro nascosto è proprio la preghiera, che è potente e permette di riscoprire la propria unicità, il proprio essere speciali. Per questo, è importante insegnarla fin da bambini, ma si può riscoprire in qualsiasi momento della vita. Pregare è riscoprire la propria umanità più vera e profonda, è mettersi in rapporto con Dio padre, un Dio che si è fatto uomo e che desidera la nostra compiutezza, la nostra felicità. «Io recito ogni giorno il rosario, ma prego anche con mio marito e i miei figli. Credo che la fragilità della famiglia oggi sia proprio dovuta alla perdita di questa dimensione spirituale. Pregare insieme è un dovere intorno al quale tutto si richiama nel costituire o ricostituire il nucleo originario da cui ha vita la famiglia. È di fondamentale importanza ritrovare questo senso di comunione. Pregare aiuta a crescere nell’amore reciproco e in quello verso il Signore». C’è chi obietta, però, che ci si possa mettere direttamente in contatto con Dio, senza passare attraverso la Chiesa, che a volte può diventare motivo di scandalo.
«La Chiesa è fatta di uomini, che come tali possono anche sbagliare – replica Magli -. Ma la Chiesa appartiene a Cristo, è lui che l’ha istituita, e l’ha voluta formata da uomini. È nella Messa che avviene l’incontro con Gesù, che diventa vivo e reale nell’Eucarestia. Nella Messa s’impara ad ascoltare la Parola di Dio, attraverso i sacramenti passa la Grazia santificante. Ciascuno di noi è chiamato a diventare santo, in qualsiasi condizione e in qualunque contesto sociale».
Spesso, è proprio nei momenti maggiore crisi o di forti prove, che c’è un risveglio di coscienza. E forse, mai come in questo momento storico, c’è un bisogno di riscoprire le nostre radici cristiane. «Il mondo occidentale è fondato sul cristianesimo – conclude la giornalista -. Il cristianesimo è stata la luce della nostra civiltà. I valori cristiani sono valori universali. Ma oggi, più che mai sono soffocati dalla tendenza a un pensiero unico, che impedisce all’uomo di realizzarsi pienamente. È il caso di fermarsi e riflettere che ci è stato donato il libero arbitrio e possiamo scegliere in ogni istante della nostra vita di ritornare a diventare protagonisti. La risposta a tutte le nostre domande è Gesù. È lui che ci chiama ad essere felici».