
Crescono le start up in Italia - Archivio
I giovani "pesano" di più al Nord, le donne più al Sud: è la geografia delle start up innovative in Italia nel 2024 disegnata dall'analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. Al Settentrione gli under 35 conducono il 17,2% delle startup innovative dell'area, Piemonte in testa con il 23,2%, contro il 16,9% della media nazionale e del Centro e il16,4% del Sud. Ma la mappa geografica si ''capovolge'' se guardiamo alla quota delle startup innovative guidate da donne nelle singole macro-ripartizioni: nel Mezzogiorno, infatti, pesano di più (15,8%), con punte del 27,5% in Molise, seguito a ruota dal Centro (15,1%) e dal Nord (11,8%). «La crescita e il rafforzamento di queste imprese sono essenziali per far sì che l'economia e l'innovazione italiana tenga il passo con l'Europa e con il resto del mondo - spiega il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli -. Le 12mila start up esistenti al momento pongono l'Italia al quarto posto in Europa, ci sono dunque ancora ampi spazi di miglioramento. A partire dalla partecipazione delle donne che appare ancora poco rilevante e va quindi ulteriormente incoraggiata. Tra tutte le start up esistenti, solo il 6,6% ha fatto scale up, cioè ha superato il milione di euro di fatturato o di capitale sociale tra il 2019 e il 2023. La percentuale è un po' più alta (12,6%) tra le start up con brevetto in tecnologie strategiche. Le nuove leggi sulle start up innovative potranno favorire questo processo concentrando, per esempio, le agevolazioni sulle imprese col maggior potenziale di crescita e innovazione e incentivando gli investimenti in ricerca e sviluppo».
In termini assoluti giovani e donne startupper restano più numerosi al Nord che detiene più della metà delle start up innovative under 35 del Paese, più precisamente 1.084 su 2.049, e oltre un terzo di quelle femminili, ovvero 745 su 1.648, oltre che il 52% del complesso di queste realtà produttive. Ma all'interno del Settentrione si evince anche una rilevante dicotomia: il Nord ovest fa da traino, con quasi il 37,3% delle startup giovanili italiane (765 unità) e con il 29,4% (485) di quelle guidate da donne, mentre il Nord est frena presentando l'incidenza più bassa d'Italia sia per quanto riguarda gli startupper under 35 (319 pari al 15,5% del totale dell'area) sia per le femminili (260 pari al 15,8% dell'area).
A livello regionale, la metà di queste imprese si trova in Lombardia (568 quelle giovanili equivalenti al 27,7% del totale nazionale e 382 quelle femminili pari al 23,2%), Campania (242 quelle giovanili pari all'11,8% del totale Italia e 232 quelle femminili pari al 14,1%) e Lazio (231 quelle giovanili pari all'11,3% e 224 quelle femminili pari all'13,6%). Non sorprende dunque trovare nelle prime tre posizioni della classifica provinciale Milano (che detiene 408 startup innovative giovanili ovvero il 19,9% di quelle nazionali e 281 startup innovative femminili ovvero il 17,1% di quelle italiane), Roma (206 quelle under 35 il 10,1% e 200 quelle femminili pari al 12,1%,) e Napoli (139 quelle giovanili il 6,8% e 121 quelle femminili 7,3%). Nel complesso, comunque, le startup innovative presentano un'incidenza dei giovani quasi doppia rispetto a quella del totale delle imprese italiane (16,9% contro l'8,4%) e una quota di imprese femminili pari a circa la metà di quella del complesso delle aziende del Paese (13,6% contro 22,7%).
Le start up innovative under 35 sono cresciute del 66,5% tra il 2016 e il 2024, ma al Meridione hanno allungato maggiormente il passo (+69,1%). Seguono il Nord 67,5% - rallentato dall'andamento del Nord est (+12,7%) - e il Centro (60,2%). A livello regionale maggiori accelerazioni si riscontrano in Valle d'Aosta che registra comunque pochissime realtà produttive (+200%), Campania (+184,7%) e Lombardia (+124,5%). Mentre sul piano provinciale, spiccano il volo Lecco (+500%), Sondrio (+400%) e Prato (+300%), seppur ancora una volta con numeri esegui di partenza. Ed è ancora il Mezzogiorno ad avanzare più speditamente anche sul fronte delle start up innovative femminili con incrementi del 175,5%, a fronte del +106,3% del Centro e del + 99,7% del Nord frenato ancora una volta dal passo del Nord est (+59,5%). Boom di crescita si registrano a livello regionale in Molise (+533,3%), Campania (+337,7%) e Puglia (+203,7%). Mentre sul piano provinciale, spiccano Avellino (da due a 22, +1000%), Brindisi (+900%) e Como (+700%).
Il Molise è la prima regione dove il peso relativo le startup femminili sul totale di queste realtà locali si presenta maggiore (27,5%), seguito dalla Basilicata (20,6%) e dalla Calabria (18,4%). Sul fronte opposto in fondo alla classifica troviamo il Friuli-Venezia Giulia (9,4%), il Trentino-Alto Adige (10,0%) e la Liguria (10,5%). A livello provinciale meglio fanno Isernia, La Spezia e Vibo Valentia, tutte e tre con una quota pari al 33,3%, sebbene possano contare su un numero esiguo di startup innovative femminili.
È il Piemonte ad accaparrarsi l'etichetta della regione più giovanile, vantando quasi una startup innovativa giovanile su quattro (23,2%). A completare il podio Trentino Alto-Adige (21,3%) e Valle d'Aosta (20,0%). Le meno giovanili sono invece Abruzzo (11,4%), Umbria (12,3%) e Friuli-Venezia Giulia (12,4%). Infine, per quanto riguarda le province, emerge un quadro variegato, che vede Biella (33,3%), Vibo Valentia (33,3%) e Forlì-Cesena (31,9%) sul podio delle startup giovanili (sebbene tra queste solo Forlì-Cesena, con 15 startup innovative giovanili può vantare numeri assoluti rilevanti) e ben quarantacinque province con un tasso giovanile superiore alla media nazionale.
Il ruolo dei mentor
Quando si parla del successo di una start up, si pensa spesso all’idea o alla determinazione del fondatore. Ma c’è una figura che, dietro le quinte, ha fatto la differenza per aziende che oggi valgono miliardi: il mentor. Soprattutto negli Stati Uniti e in quelli che erano gli anni d’oro della Silicon Valley, i mentor hanno avuto un ruolo chiave nello sviluppo di alcune realtà che utilizziamo ancora oggi quotidianamente. Tra queste, Google, Linkedin, Tesla, Facebook e molte altre. Uno dei nomi più influenti è quello di Paul Graham, co-fondatore di Y Combinator, l’acceleratore che ha aiutato aziende come Airbnb, Dropbox e Stripe a crescere. Graham ha svolto un ruolo fondamentale nel supportare centinaia di startup, offrendo mentorship su aspetti cruciali come il product-market fit, la raccolta fondi e la scalabilità del business.
Un altro grande nome nel mondo della mentorship è stato Bill Campbell, noto come il "Trillion Dollar Coach" per aver affiancato figure leggendarie come Steve Jobs, Larry Page, Sergey Brin e Jeff Bezos. Ex CEO di Intuit, Campbell è stato un punto di riferimento per alcuni degli imprenditori più importanti della Silicon Valley, aiutandoli a prendere decisioni strategiche e a costruire aziende di enorme successo.
Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn e partner di Greylock Partners, ha fornito supporto e mentorship a startup come Airbnb, Facebook e LinkedIn stesso. La sua esperienza nel costruire piattaforme di rete e la sua capacità di collegare founder con investitori e partner strategici lo rendono uno dei mentor più influenti dell’ecosistema tech.
Nel panorama dei venture capitalist, Marc Andreessen è una figura chiave. Co-fondatore di Netscape e del fondo di investimento Andreessen Horowitz (A16Z), ha supportato numerosi founder con consigli fondamentali su prodotto, strategia finanziaria e crescita. La sua influenza si estende a decine di startup che oggi dominano il mercato tecnologico.
Tra i mentor più noti c’è anche Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e investitore visionario. Ha supportato imprenditori come Elon Musk e Mark Zuckerberg, guidandoli con la sua filosofia basata sull’innovazione radicale e la disruption. Il suo libro Zero to One è una delle letture di riferimento per chiunque voglia costruire una startup di successo.
Non si può parlare di mentorship senza citare Steve Jobs, che oltre a rivoluzionare il mondo della tecnologia con Apple, Pixar e NeXT, ha influenzato la visione imprenditoriale di figure come Larry Page, Sergey Brin e Marc Benioff (Salesforce). Jobs non era solo un innovatore, ma un maestro nel guidare i leader del futuro.
Infine, Sheryl Sandberg, ex coo di Facebook e autrice di Lean In, ha aiutato numerose donne imprenditrici e leader del mondo tech, fornendo mentorship su leadership, diversità e scalabilità. Il suo impatto ha contribuito a plasmare un'industria più inclusiva e consapevole del valore della leadership femminile.
Essere un mentor non è solo un atto di generosità, ma un’opportunità di crescita personale e professionale. Secondo dati di Mentor.cam, il 70% delle piccole imprese supera i cinque anni di vita grazie alla guida di un mentor. Ma quali sono i vantaggi per chi decide di assumere questo ruolo?
Espansione del network professionale: essere mentor significa entrare in contatto con imprenditori, investitori e altri professionisti dell’ecosistema startup. Un’opportunità unica per chi desidera esplorare nuovi settori o valutare investimenti promettenti.
Sviluppo di nuove competenze: fare da mentor per una startup permette di affinare capacità di leadership, problem-solving e innovazione, competenze chiave anche per manager e professionisti che operano in aziende strutturate.
Accesso diretto all’innovazione: i mentor sono spesso i primi a scoprire nuove tecnologie, modelli di business e tendenze emergenti, un vantaggio competitivo per chi lavora in ambiti in continua evoluzione.
"Call4innovit", candidature fino al 28 aprile
Dopo le call dedicate all’Ia-Intelligenza artificiale applicata al Game Development, alle Immersive Technologies & Metaverse e alla Space Economy, Call4Innovit 2025 prosegue con una nuova sfida rivolta alle startup, scaleup e pmi italiane attive nei settori delle Scienze della Vita, Biotecnologie e Longevità. Le candidature sono aperte fino al 28 aprile sul sito ufficiale www.call4innovitsf.com.
I focus della nuova call intercettano una delle traiettorie più dinamiche dell’innovazione italiana. Secondo i dati della terza edizione di Listup, l’Osservatorio dedicato all’ecosistema italiano delle imprese innovative nelle Scienze della Vita, nel 2024 le start up e pmi del settore hanno raccolto 303,3 milioni di euro, con una crescita del 63% rispetto al 2023. Con oltre 1.600 aziende attive e 359 nuove realtà nate nell’ultimo anno (+33%), il comparto Life Science si conferma tra i più attrattivi per investitori e venture capital.
Parallelamente, la Silicon Valley consolida la propria posizione di hub globale di riferimento per il settore, grazie a un ecosistema che riunisce Big Tech, fondi VC specializzati, centri di ricerca d’avanguardia e università di livello mondiale. Nel 2024, gli investimenti in intelligenza artificiale applicata alla biotecnologia hanno raggiunto i 5,6 miliardi di dollari, quasi triplicando rispetto all’anno precedente. Dedicando questa call alle Scienze della Vita, alle Biotecnologie e alla Longevità, Innovit rafforza il proprio ruolo di ponte strategico tra il potenziale delle imprese italiane e le opportunità offerte da un contesto unico per intensità di ricerca, innovazione e visione tecnologica, in settori chiave come la medicina rigenerativa, la diagnostica avanzata e le terapie genomiche.
Il programma proposto da Innovit adotta un modello full-stack che prevede un percorso integrato articolato in tre fasi: una prima fase online di due settimane, durante la quale 40 start up e 25 pmi selezionate prenderanno parte ad attività di orientamento, analisi dei fabbisogni, mentorship e tutoring; un periodo di accelerazione in presenza a San Francisco, dal 16 al 27 giugno 2025 per le start up e dal 23 al 27 giugno 2025 per le pmi, con un intenso programma di workshop, mentorship individuale, business matching e networking con start up, big tech, venture capital ed esperti internazionali; e una fase finale di follow-up e consolidamento delle attività avviate. Il percorso si concluderà con un Demo Day presso Innovit, durante il quale i partecipanti presenteranno i propri progetti a una platea sempre molto affollata e interessata, fatta di stakeholder e investitori.
Al via la Most Mobility Challenge
Favorire la transizione digitale ed ecologica della mobilità, incoraggiando lo sviluppo e la crescita di giovani imprese che puntano su tecnologie avanzate: è questa la missione della Most Mobility Challenge 2025, il programma di finanziamento, accelerazione aziendale e Open Innovation rivolto alle startup innovative nel settore della mobilità sostenibile. Promossa dal Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, ecosistema che riunisce 24 università, il Cnr e 24 grandi imprese, in collaborazione con Zest, leader in Italia negli investimenti early-stage venture capital, accelerazione di startup e Open Innovation, l’iniziativa punta a valorizzare idee imprenditoriali capaci di rispondere con soluzioni efficaci e originali alle nuove sfide del settore, ottimizzando processi, riducendo l’impatto ambientale e migliorando l’efficienza complessiva dei sistemi di trasporto. La Most Mobility Challenge 2025, che individuerà 15 start up vincitrici, si pone l’obiettivo di sostenere lo sviluppo e il consolidamento di imprese innovative che propongano sul mercato nuovi prodotti, nuovi servizi, processi innovativi e nuovi modelli di business nelle specifiche aree di intervento del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile. Possono candidarsi alla Challenge le realtà in linea con i requisiti stabiliti dal regolamento, accedendo direttamente online al sito internet www.mostmobilitychallenge.it, fino al 19 maggio. Sulla base delle candidature ricevute, verranno selezionate 50 “semi finaliste” che, dal 3 giugno al 5 giugno potranno presentarsi da remoto alla giuria, che determinerà le 30 realtà finaliste che interverranno in occasione dell’evento di premiazione che si terrà il 25 giugno. Le 15 vincitrici accederanno al Premio Most: un contributo a fondo perduto fino a 200mila euro ciascuna, con una dotazione complessiva disponibile di tre milioni di euro, e l’accesso a un programma intensivo di accelerazione della durata di tre mesi, guidato da Zest. Durante questo percorso, le startup selezionate avranno inoltre l’opportunità di entrare in contatto con una rete qualificata di aziende, istituzioni e investitori facenti parte del network del Centro Nazionale Most e di Zest, beneficiando di importanti occasioni di sviluppo tecnologico e commerciale in ottica di Open Innovation. Al termine del programma di accelerazione si svolgerà l’Investor Day, evento in cui le startup vincitrici potranno presentare i risultati raggiunti e le soluzioni tecnologiche sviluppate, davanti a una platea esclusiva di investitori.
"Women in Action", ecco le dieci realtà selezionate
Menopausa, social freezing, diritti e salute riproduttiva, ma anche sostenibilità ambientale e cyberbullismo: si occupano di questo e non solo le dieci realtà selezionate da LifeGate Way per accedere alla seconda edizione di Women in Action, primo programma di accelerazione gratuito ed equity free per realtà sostenibili a guida femminile in Italia ideato da Elga Corricelli e Layla Pavone. L’obiettivo dell’iniziativa è stimolare la crescita di soluzioni innovative per la sostenibilità ambientale, sociale e individuale colmando il divario di genere riferito al mondo dell’imprenditoria e degli investimenti testimoniato dal Female Founder Report di CrunchBase, secondo cui le start up fondate da donne hanno raccolto circa cinque miliardi di dollari in finanziamenti di venture capital, contro i 20 miliardi ottenuti da quelle co-fondate da uomini. A fronte di oltre 100 candidature provenienti da studentesse, imprenditrici e founder di ogni età e parte del mondo - dall’Italia all’Iran - le realtà, selezionate sulla base del proprio grado di sostenibilità, innovazione, scalabilità e forza del team, sono dieci e tutte accomunate dalla volontà di costruire insieme una società a misura anche di donna:
- All Stent (MedTech): fondata a Milano da Georgiana Olteanu, All Stent sviluppa software di “digital twin” basati sull’intelligenza artificiale per migliorare la pianificazione pre-procedurale degli interventi TEVAR sull’aorta toracica. Il suo sistema aiuta i medici a selezionare lo stent più adatto per ogni paziente, riducendo i rischi e migliorando i risultati clinici.
- Rebloom (CleanTech): nata a Busto Garolfo sotto la guida di Letizia Clementi, Rebloom è una startup che combatte l’inquinamento derivante dagli scarti di canna da zucchero e dai rifiuti di packaging. Con un approccio Cradle to Cradle, sviluppa materiali sostenibili per il packaging, promuovendo l’economia circolare e riducendo le emissioni.
- Pausetive (FemTech): sorta da un’idea di Clarice Pinto a Milano, Pausetive è la prima clinica virtuale italiana per la menopausa. Attraverso un’app e servizi di telemedicina, offre piani di trattamento personalizzati basati su dati clinici e stile di vita, integrando supporto medico, nutrizionale e psicologico. Inoltre, collabora con aziende per sensibilizzare sul tema e rendere i luoghi di lavoro più inclusivi verso le donne in questa fase della vita.
- GJ (HealthCare): meneghina, grazie a un’intuizione di Elena Lo Baido, GJ ha ideato dei percorsi di cura integrati che combinano medicina tradizionale e benessere mentale. Creando team multidisciplinari, aiuta i pazienti a ricevere trattamenti personalizzati che considerano il legame tra corpo e mente. Inoltre, supporta i professionisti sanitari fornendo loro strumenti per migliorare la pratica clinica e la gestione del lavoro quotidiano.
- MeggyCare (FemTech): nata da un’idea di Lara Ranzato a Montegrotto Terme, MeggyCare aiuta le donne a conoscere e preservare la propria fertilità. Offre strumenti per monitorare il ciclo e promuove l’accesso al congelamento degli ovuli in modo più sostenibile ed economico. La startup collabora con aziende e specialisti per integrare queste soluzioni nella vita delle donne, aiutandole a pianificare il futuro senza pressioni.
- Mykes (Social Impact): sempre di Milano, sotto la guida di da Angelica Villa, Mykes supporta la genitorialità nei primi tre anni di vita del bambino, creando legami tra famiglie. Attraverso un’app multilingue, offre orientamento, formazione e supporto per aiutare i genitori a trovare risorse utili e creare comunità di sostegno.
- In Ludus (Social Impact): creata a Grottammare da Laura Andrea Canals, In Ludus usa il gioco come strumento educativo per affrontare temi complessi come bullismo, diversità e inclusione. Propone giochi educativi e corsi di formazione per sensibilizzare bambini e adolescenti, rendendo l’apprendimento più coinvolgente.
- Resilhealth (HealthCare): fondata a Bologna da Giulia Alboccino, Resilhealth si occupa della diagnosi e cura di malattie femminili sottovalutate come endometriosi e vulvodinia. La startup propone una clinica virtuale con medici specializzati e offre formazione per aumentare la consapevolezza su queste patologie.
- Abli (HealthCare): lanciata a Torino da Beatrice Buoi, Abli è una piattaforma che fornisce informazioni aggiornate sui servizi di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia. Digitalizzando e centralizzando i dati, aiuta le donne a orientarsi nel sistema sanitario in modo chiaro e consapevole. Il progetto mira a garantire trasparenza, accesso facilitato alle informazioni e tutela dei diritti riproduttivi.
- Echi di Persia (Social Impact): fondata a Roma da Reyhaneh Khakinejad, questa iniziativa sostiene le artiste iraniane contemporanee, offrendo loro visibilità e opportunità economiche. Oltre alla vendita di opere artigianali, collabora con ONG iraniane per promuovere prodotti sostenibili. Con eventi e mostre, punta a trasformare l’arte in uno strumento di cambiamento sociale, culturale ed ecologico.
Il programma di accelerazione inizia con un kick off presso gli uffici di Milano di LifeGate il 3 aprile 2025. Per tre mesi le realtà accederanno a 150 ore di formazione gratuita ed equity free, mentorship e coaching in formato ibrido a tema sostenibilità, business e comunicazione. Le lezioni saranno tenute da alcuni tra i migliori esperti del settore. Il programma chiuderà il 26 giugno con un Celebration Day in Torre PwC a Milano, dove le realtà avranno l’opportunità di presentarsi ad aziende partner e investitori.
A Bari via al programma Deep South
Sono state presentate allo spazio BINP di Bari dal Top Voice di LinkedIn Filippo Poletti le otto startup d’eccellenza del Sud Italia e isole selezionate nell’ambito del programma di incubazione Deep South: un nuovo ecosistema dell’innovazione per il Mezzogiorno sostenuto da Pnrr. Guidato dal Politecnico di Bari, il programma è supporto da Ayming, Deloitte, RP Consulting, SprintX, Start Hub Consulting e Unisco. Queste startup saranno accompagnate in un percorso di alta formazione di oltre 150 ore, finalizzato a mettere a punto lo sviluppo del loro prodotto o servizio sul mercato italiano: a loro, dunque, sarà data la possibilità di padroneggiare gli strumenti dei percorsi manageriali più innovativi, insegnati nelle principali business school internazionali, e di essere affiancate con un programma di accelerazione. Dall’app “Punto Mare” che fornisce agli utenti le previsioni marine in tempo reale sulle spiagge e sui lidi, in base alle onde del mare, alla velocità del vento e alle segnalazioni degli altri utenti (MNSIMU, Puglia), al robot “Orbita 1” che permette di recuperare i componenti elettronici dalle schede elettroniche (Orbita Technologies, Abruzzo); dalla coltivazione di fiori con un sistema di “indoor farming” che utilizza l’AI e tecnologie IoT per produrre fiori recisi senza pesticidi e con un consumo d’acqua ridotto (Bloom LABS, Sardegna), all’uso pionieristico del quantum computing per migliorare la sicurezza informatica (Quantum2Pi, Campania), fino ad arrivare allo sviluppo dello scanner “Unlook” in 3D (Supernova Industries, Puglia), all’ispezione delle infrastrutture delle piccole e medie aziende tramite robot (Torus Innovation Technologies, Puglia), all’estrazione di informazione per l’implementazione dell’AI nelle piccole e medie imprese (PinkWhale, Sicilia) e alla piattaforma ASKtoAI per creare testi, foto, video e audio per chi si occupa di marketing e comunicazione (Alsafi, Puglia).
Deep South ha un obiettivo preciso, ma molto ambizioso: rafforzare l’ecosistema dell’innovazione nel Mezzogiorno, valorizzare le eccellenze locali e promuovere lo sviluppo di soluzioni tecnologiche avanzate. Il programma si inserisce nell’ambito dell’iniziativa nazionale Musa-Multilayered Urban Sustainability Action, finanziata nell’ambito del “Programma Ecosistemi dell’Innovazione” della misura 4 del Pnrr, che mira ad accelerare la trasformazione del Sud Italia in un polo di riferimento per la ricerca e lo sviluppo tecnologico avanzato. Tra le 72 candidature arrivate da tutto il Sud Italia, la commissione di esperti, composta da esperti dell’innovazione e da docenti del Politecnico di Bari, ha selezionato le otto realtà che hanno presentato un progetto ad alto potenziale tecnologico. Conclusa il 28 febbraio, la selezione è avvenuta sulla base di differenti criteri, tra cui il carattere innovativo del progetto, il modello di business, la scalabilità e l’impatto nel Mezzogiorno. Alle otto startup saranno forniti un sostegno concreto, attraverso un programma di incubazione di quattro mesi presso The Hub Bari, e un contributo di 20mila euro. Nello specifico, tra il mese di marzo e luglio, le otto startup avranno accesso a un piano di accompagnamento articolato in 75 ore di alta formazione, 15 ore di videolezioni, 35 ore di supporto tecnico, 25 ore di consulenza per la raccolta di fondi.
A questo piano si aggiungeranno quattro giornate di incubazione, organizzate da SprintX, programmate tra aprile e giugno, dedicate alla comprensione delle esigenze dei clienti, alla metodologia “Jobs to be done”, al team building, alle tecnologie di AI per lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi, e a come presentare le soluzioni tecnologiche in modo persuasivo, catturando l’attenzione di potenziali investitori.
In occasione della presentazione finale (il cosiddetto elevator pitch), prevista entro la metà di luglio del 2025, sarà individuata la start up vincitrice del programma Deep South, alla quale saranno assegnati ulteriori 10mila euro.
Intanto Green Independence, la start up pugliese impegnata nello sviluppo di tecnologie innovative per accelerare l’indipendenza energetica dai combustibili fossili, già supportata da diversi investitori tra cui Scientifica Venture Capital, Fondo H2, Plug and Play e CDP Venture Capital, per un totale di 1,4 milioni di euro da investitori privati, si è aggiudicata il bando Smart&Start di Invitalia, con un incentivo di 500mila euro e il bando TecnoNidi della Regione Puglia, ottenendo un finanziamento di ulteriori 350.000 euro, raggiungendo così un totale di 1,1 milioni di euro da bandi pubblici.
Smart&Start è la misura di finanziamento gestita da Invitalia che sostiene la nascita e la crescita di startup ad alto contenuto innovativo su tutto il territorio nazionale.
TecnoNidi è il bando che la Regione Puglia ha dedicato a startup tecnologiche e a piccole imprese innovative che intendono avviare o sviluppare in Puglia piani di investimento a contenuto tecnologico finalizzati all’introduzione di nuove soluzioni produttive.
Intesa Sanpaolo per le start up
Si è conclusa la seconda edizione di Up2Stars, il programma di accelerazione di Intesa Sanpaolo dedicato alle startup, che punta a selezionare e sviluppare quelle più innovative per favorire il processo di trasferimento tecnologico verso le pmi. Con oltre 1.000 candidature di startup registrate in due edizioni - di cui 80 selezionate – otto Demo Day ed il coinvolgimento di più di 250 attori tra imprese, investitori, esperti e venture capitalist, Up2Stars si colloca tra le iniziative più interessanti dedicate alla crescita delle startup italiane grazie alla forza del network e delle sinergie attivate da Intesa Sanpaolo con partner d’eccellenza come Microsoft, Cisco, Gellify, Elite-Gruppo Euronext, Digit’Ed. L’ecosistema di relazioni costituito dal programma Up2Stars ha permesso a 49 startup di avere inoltre accesso alla Lounge ELITE-Gruppo Euronext per prepararsi al mercato dei capitali, oltre all’avvio di collaborazioni con imprese e pmi di settori come automotive e moda.
Una rete di collaborazioni che, a partire dalla seconda edizione, si è estesa anche ai Centri nazionali di ricerca e ai partenariati estesi, oltre che al Centro di Innovazione Italiano a San Francisco istituito presso Innovit, dove per la prima volta 12 startup sono state accelerate nella Silicon Valley grazie a una Banca italiana, confrontandosi con investitori, venture capitalist e imprenditori statunitensi. L’Università Federico II di Napoli ha sviluppato inoltre molteplici attività per la promozione di ricerca, innovazione e sostenibilità. Tra queste, i 34 workshop in cui la banca ha favorito l’incontro di oltre 40 startup con più di 900 aziende clienti del territorio e 500 studenti, creando diversi matching di innovazione; il progetto Fintech Project work per avvicinare gli studenti al futuro professionale acquisendo competenze di project management e digital strategy, e Terra Next, il programma di accelerazione per startup e PMI innovative operanti nel settore della Bioeconomia, nato in collaborazione tra il Gruppo Intesa Sanpaolo e Cassa Depositi e Prestiti, che vede l’Università Federico II come partner scientifico accanto a corporate partner.
Il programma Up2Stars è un’iniziativa concreta che si traduce complessivamente in un controvalore in servizi e opportunità pari a circa 2,2 milioni di euro e che si aggiunge alle attività di supporto - finanziario e non – offerto da Intesa Sanpaolo alle startup. Da oltre un decennio, infatti, il Gruppo bancario dedica una profonda attenzione a questo segmento di imprese, con una quota di mercato pari a quasi il 32% e con finanziamenti che superano gli 800 milioni di euro. È inoltre partner attivo nello sviluppo e rinnovamento dei modelli di trasferimento tecnologico alle imprese del territorio essendo socio fondatore di quattro Centri nazionali per la ricerca a Milano, Bologna, Napoli e Padova - inseriti nell’ambito del Pnrr.