mercoledì 13 novembre 2024
Non solo permettono di intraprendere carriere internazionali di rilievo, ma migliorano anche la capacità di comunicare efficacemente con clienti, partner e colleghi di diverse nazionalità
Salone delle lingue

Salone delle lingue - Ialca

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L'Italia è il secondo Paese dell'Unione Europea per percentuale di alunni che apprendono due o più lingue nella scuola secondaria. I dati pubblicati da Eurostat rilevano che con il 96,6% il nostro Paese è secondo solo alla Finlandia, che guida la classifica con il 98% e supera abbondantemente la media Ue, ferma a 60,7%. Grecia, Malta ed Estonia succedono l'Italia, mentre tra le ultime posizioni troviamo Austria (6,1%), Ungheria (6,6%) e Irlanda (7,7%). La classifica cambia invece se si prendono in considerazione gli alunni della scuola primaria. L'Italia, con una percentuale del 2,6%, si assesta al di sotto della media Ue (6,5%), con il Lussemburgo in prima posizione col 79,6%, seguito da Lettonia e Grecia, e la Slovenia a chiudere la classifica con nessun alunno impegnato nell'apprendimento di due o più lingue straniere nella scuola primaria.

La conoscenza delle lingue straniere è anche una delle richieste principali del mercato lavorativo: le competenze linguistiche non solo permettono di intraprendere carriere internazionali di rilievo, ma migliorano anche la capacità di comunicare efficacemente con clienti, partner e colleghi di diverse nazionalità. Quasi la metà degli italiani (47%) afferma infatti che la conoscenza linguistica si è rivelata particolarmente utile sul posto di lavoro, soprattutto nelle relazioni con clienti stranieri - sia nel caso delle interazioni quotidiane (26%, percentuale che si alza al 37% per i Millennial) sia durante i meeting (21%, percentuale che si alza al 32% per la Gen X) - e principalmente negli ambiti artistici e culturali (46%), ingegneristici e architettonici (39%) e di marketing (36%). È quanto emerge da una ricerca condotta da Babbel for Business, commissionata all’istituto di ricerca Censuswide per approfondire qual è il rapporto tra conoscenza delle lingue internazionali e mondo del lavoro secondo i dipendenti, passando per gli ostacoli incontrati durante la propria carriera agli effetti sulle performance. Da ultimo la ricerca traccia anche una top 3 dei corsi più desiderati dai lavoratori.

Per quanto riguarda la conoscenza di una lingua straniera, il 44% dei rispondenti ha dichiarato di utilizzare principalmente l’inglese sul proprio posto di lavoro, a discapito ad esempio del francese e dello spagnolo (ciascuno con un 3% di preferenze). Il 46% afferma poi di avere una conoscenza intermedia della lingua, mentre i restanti si dividono equamente tra base e avanzata. Emerge una migliore padronanza della lingua da parte dei lavoratori più giovani, tanto che sia la Gen Z che i Millennial affermano di avere un livello “avanzato” (40% dei rispondenti). Per quanto riguarda l’analisi dei settori, i dipendenti italiani degli ambiti artistici e culturali sono quelli che più spesso valutano il proprio livello linguistico come "avanzato" (46%). Al contrario, nel settore logistico, il 48% dei rispondenti considera la propria conoscenza dell'inglese come "basica".

La conoscenza delle lingue straniere influenza anche la sicurezza con cui ci si candida per una posizione lavorativa: il 63% dei rispondenti afferma infatti di aver rinunciato ad inviare la propria candidatura poiché riteneva che la propria padronanza linguistica non corrispondesse ai requisiti richiesti. La percentuale sale del 75% nel settore legale e fino all’80% nel settore sanitario, in cui il 46% delle persone dichiara di dover rinunciare spesso a candidarsi.

Ma non solo. La “non” conoscenza delle lingue è al secondo posto (16%) degli ostacoli riconosciuti come rilevanti per l’avanzamento della propria carriera, anticipata solo dalla mancanza di riconoscimento del proprio potenziale da parte del capo (19%). Sul podio al terzo posto la difficoltà nella gestione dello stress (14%). Solo 3 rispondenti su 10 (38%) dichiarano infine di non essere stati ostacolati in modo particolare nella propria professione.

Le competenze linguistiche possono contribuire a superare diversi ostacoli tanto che per sei italiani su dieci (61% come media nazionale - con picchi fino al 64% per la Gen Z e al 72% per i Millennial) imparare una lingua straniera ha permesso di incrementare la fiducia in sé stessi e di migliorare la performance lavorativa. Tra i settori in cui si nota maggiormente il miglioramento dei risultati, al primo posto si trova quello legale (79%), seguito da quello culturale e artistico (76%, di cui il 41% risponde che ha migliorato persino di molto i risultati professionali), e da quello finanziario e ingegneristico (entrambi con il 75% dei rispondenti).

Infine, il 43% degli intervistati dichiara che la propria azienda non stia ancora investendo in attività per i propri talenti, percentuale che si alza del 55% per i lavoratori del settore retail, catering e leisure. Tra i corsi che i dipendenti vorrebbero che venissero implementati nella propria azienda, al primo posto spiccano i corsi di lingua (29%), percentuale che si alza al 35% per i lavoratori Baby Boomer. In particolare, analizzando i settori, il 40% dei lavoratori della categoria manufacturing vorrebbero seguire soprattutto dei corsi linguistici, seguiti dai dipendenti in ambito artistico e culturale (37%) e dalle risorse umane (35%). Al secondo posto i rispondenti chiedono corsi di innovazione e tecnologia (27%), specialmente ricercati nel settore architettonico, in cui la percentuale si alza al 33%. Al terzo posto vengono richiesti corsi di well-being & wellness (25%), percentuale che aumenta per i lavoratori del settore travel e trasporti (40%) e per chi lavora in ambito educativo (38%).

Il Salone delle Lingue e il turismo idiomatico

Il Salone delle Lingue è un evento unico in Italia in cui studenti, famiglie e docenti italiani interessati ai percorsi di lingue all’estero incontrano una selezione delle migliori scuole di lingue e operatori del settore. L'evento è organizzato da Ialca-Associazione italiana degli agenti specializzati nei percorsi di studio all’estero e offre la possibilità di incontrare – tramite incontri vis-à-vis, meeting pubblici e seminari - alcune delle più prestigiose realtà internazionali per conoscere al meglio le singole offerte formative e ricevere consulenze con il supporto delle agenzie associate. Hanno partecipato scuole di lingue da Gran Bretagna, Irlanda, Malta, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Spagna che hanno illustrato la completezza e l’originalità della propria offerta, alternandosi in un programma di eventi, talk e workshop con i rappresentanti di istituzioni straniere, all’insegna della promozione dell’apprendimento delle lingue, oramai indispensabile a tutti. Un panorama variegato sulle destinazioni offerte, proposte diverse opportunità e modalità di orientamento, con possibilità di alternanza studio-lavoro nel luogo prescelto.

Pina Foti, presidente di Ialca, da oltre 30 anni esperta del settore Education, dichiara: «Giunto alla sua quinta edizione il Salone delle Lingue è un appuntamento importante per chi vuole avere un ampio panorama sulle tante possibilità offerte da alcune tra le migliori High School, College e Boarding School all’estero. La consulenza delle agenzie che fanno parte di Ialca, presenti in tutta Italia, assicura a chiunque voglia organizzare un percorso di study abroad una costante assistenza prima, durante e dopo il corso».

Un’altra materia di approfondimento, con dati forniti dall'Enit-Agenzia nazionale del turismo, è il turismo idiomatico o delle radici che negli ultimi anni ha registrato una crescita significativa, offrendo ai visitatori l'opportunità unica di imparare la lingua e la cultura italiana. Questo tipo di turismo ha visto uno sviluppo costante in Italia dagli anni '90 e si configura oggi come una delle risorse più importanti per il turismo culturale del nostro Paese. Grazie all’impegno delle scuole private di lingua e cultura italiana, il turismo idiomatico promuove un'esperienza autentica e sostenibile, capace di destagionalizzare i flussi turistici e generare un forte impatto economico e sociale.

«Gli esperti - spiega Paolo Barilari, vicepresidente di Ialca - hanno evidenziato la previsione di crescita del 15-20% per il 2025 nel settore dei viaggi studio all’estero. L'Italia si conferma infatti al primo posto tra i mercati di riferimento, con un aumento del 58% delle prenotazioni degli studenti italiani sui soggiorni linguistici solo in Gran Bretagna, come dimostrano i recenti dati riferiti al 2023, rispetto all’anno precedente. In Irlanda l’Italia rappresenta il primo mercato per le scuole di lingua, con oltre 32mila studenti italiani che ogni anno scelgono questa meta. Analogamente, le scuole di Malta registrano il 27,8% di partecipanti italiani, mentre l'Italia si posiziona al primo posto anche per i corsi di spagnolo in Spagna, superando Germania, Regno Unito e Francia».

Da ricordare che sono sei milioni gli italiani residenti all’estero, una cifra che sale a 80 milioni comprendendo nel novero anche oriundi e discendenti e addirittura a 260 milioni se si include nel totale il numero degli affini con legami parentali, di quanti parlano la nostra lingua o comunque si sentano particolarmente vicini alla nostra cultura, anche per motivi di lavoro. Sono cifre che fanno dell’Italia un caso pressoché unico al mondo e che il 2024 – decretato Anno delle radici italiane dal ministero degli Esteri, con
tanto di specifico progetto inserito nel Pnrr – permette di portare in primo piano. Si tratta insomma - come emerge da una ricerca di Confcommercio (qui il documento in pdf) in collaborazione con Swg, Tra Consulting, Italyrooting consulting di una comunità enorme, che ha voglia di riscoprire le proprie origini e che rappresenta dal punto di vista turistico una domanda potenziale di dimensioni sorprendenti. Con un’ottima capacità di spesa, peraltro, che potrebbe portare circa otto miliardi di euro aggiuntivi ogni anno.



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