martedì 25 marzo 2025
Da qui al 2050, raggiungerà un valore complessivo di 660 miliardi di euro, pari a circa un terzo del Pil italiano. L'impegno dell'Agenzia del Demanio. Napoli si rifà il trucco
Andrea De Maio, presidente di Inarcassa

Andrea De Maio, presidente di Inarcassa - Archivio

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Il tema della rigenerazione urbana è diventato sempre più centrale nelle politiche di sviluppo del Paese. Anche grazie ai fondi del Pnrr-Piano di ripresa e resilienza, il governo ha stanziato tre miliardi di euro per finanziare 1.080 progetti (alcuni già avviati) in 14 città metropolitane italiane, con un impatto economico stimato in quasi 55 miliardi di euro. Secondo le previsioni, da qui al 2050, la rigenerazione urbana raggiungerà un valore complessivo di 660 miliardi di euro, pari a circa un terzo del Pil italiano. Inoltre, le nuove tecnologie e le riqualificazioni attente all’ambiente permetteranno, nelle aree interessate dagli interventi, una riduzione dei consumi energetici fino al 30%. «La rigenerazione urbana – spiega Andrea De Maio, presidente della Fondazione Inarcassa – deve diventare una priorità stabile nell'agenda politica dei prossimi anni. Riteniamo che siano ormai maturi i tempi per convocare gli Stati Generali della Rigenerazione Urbana, un’occasione per ampliare il dibattito e coinvolgere tutti gli attori interessati a offrire il proprio contributo nella trasformazione degli spazi urbani in chiave inclusiva e sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo e restituire al Paese un piano organico di rigenerazione urbana è fondamentale una stretta sinergia tra tutte le forze in campo: economico-finanziarie, sociali, produttive e intellettuali. Solo unendo competenze e visioni sarà possibile proporre soluzioni innovative e affrontare con successo la riqualificazione delle aree periferiche e degradate. Noi professionisti siamo pronti a fare la nostra parte. Il know-how e le competenze dell’ingegneria e dell’architettura italiana sono elementi fondamentali per supportare i processi di trasformazione urbana nelle nostre città».

Il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e per il Pnrr Tommaso Foti ha auspicato un’accelerazione nell’approvazione del disegno di legge sulla Rigenerazione Urbana. «Il ministero di riferimento per questo tema – dichiara – è quello delle Infrastrutture e dei Trasporti. Mi auguro quindi che il Mit possa esprimere tutti i pareri necessari per consentire l’approvazione di un disegno di legge sulla rigenerazione urbana, come auspicato in passato. Ritengo doveroso inserire questo tema nell’agenda politica, perché un ulteriore rinvio non gioverebbe al sistema Paese. La rigenerazione urbana non riguarda solo il recupero edilizio, ma anche la riqualificazione e la ricucitura del territorio, intervenendo su specifiche aree urbane e locali. Per questo è necessario individuare strumenti normativi e finanziari adeguati, prevedendo anche sgravi fiscali e agevolazioni per incentivare gli investimenti nel recupero delle aree da riqualificare».

Un impatto occupazionale da 515mila addetti

La filiera estesa degli smart building in Italia genera attualmente 174 miliardi di euro di fatturato e 38 miliardi di euro di valore aggiunto, occupando 515mila addetti e con la possibilità di creare ulteriori 200mila nuovi posti qualificati e specializzati entro il 2030, coinvolgendo figure come ingegneri, progettisti, installatori, operai specializzati e addetti alle vendite.

Tuttavia, le imprese incontrano difficoltà nel reperire profili idonei: per otto posizioni aperte su dieci (83,7%) sono richieste competenze green e smart, ma nel 57,6% dei casi non si trovano candidati adeguati. Con una forza lavoro caratterizzata da un basso livello di istruzione e un’età mediamente alta, è fondamentale rafforzare l’offerta formativa nelle scuole e nelle Its Academy, per sviluppare le competenze necessarie alla transizione verso un’edilizia più sostenibile e innovativa. Sono alcune delle evidenze che emergono dall’analisi condotta dalla Community Smart Building di The European House - Ambrosetti.

Il patrimonio immobiliare italiano, caratterizzato da elevata obsolescenza e basso tasso di rinnovo, comporta costi di gestione significativi. A livello europeo, la spinta verso la decarbonizzazione richiede all’Italia di recepire la Direttiva Case Green entro due anni, con obiettivi di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO₂. In questo contesto, la diffusione degli Smart Building può generare importanti benefici ambientali, economici e sociali, ed essere un volano per creare occupazione qualificata nell’edilizia, con circa 200mila nuovi posti di lavoro specializzati nel prossimo futuro.

Tra questi – secondo l’analisi condotta dalla Community Smart Building – si prevede che saranno necessari 124mila operatori specializzati (come idraulici, elettricisti, muratori e serramentisti), 54mila installatori di sistemi avanzati (HVAC, domotica, automazione e fotovoltaico) e 14mila tecnici esperti in manutenzione, cybersecurity e integrazione di sistemi. A completare il quadro, la necessità di 11mila ingegneri (elettronici, energetici e sviluppatori di software) e 10mila progettisti, tra cui architetti, geometri e designer d’interni. Per sostenere questo sviluppo e sensibilizzare i consumatori sui benefici economici, ambientali e sociali delle tecnologie smart, saranno essenziali anche figure di addetti alle vendite specializzati, in grado di comunicare efficacemente il valore delle soluzioni offerte.

La filiera degli Smart Building si distingue dunque per l'alta specializzazione delle figure coinvolte e ha un ruolo strategico nell’evoluzione del mercato del lavoro e nell’integrazione di soluzioni innovative. Dall'analisi condotta dalla Community Smart Building, emerge come le imprese del settore edilizio stiano affrontando significative difficoltà di reperimento per i nuovi addetti. In particolare, le aziende del settore riconoscono tra i profili chiave ingegneri (60%), progettisti (50%), installatori (40%) e tecnici (40%), accanto a figure emergenti come system integrator e programmatori IoT (20%).

L’upskilling e la formazione rimangono dunque centrali per colmare il gap di competenze, soprattutto considerando che solo il 13% degli occupati nel settore ha la laurea, mentre il 54% ha la licenza media e il 7% nessun titolo di studio. Attualmente, inoltre, gli occupati nel settore edilizio hanno un’età mediamente alta: il 62% ha tra i 35 e i 54 anni e il 18% più di 55 anni. Al momento, solo un quinto (20%) è nella fascia tra i 15 e i 34 anni.

Già oggi, le aziende della filiera degli Smart Building stanno investendo in programmi di formazione on-the-job e collaborazioni con Università e Its Academy, per sviluppare competenze chiave come quelle informatiche e legate all’efficienza energetica. Proprio la scuola può giocare un ruolo fondamentale nella formazione delle competenze green e smart, necessarie per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale. Lo dimostrano i risultati raggiunti dalle Its Academy, un sistema che tra il 2015 e il 2024 conta 147 istituti, 46.616 studenti e oltre 1.800 percorsi formativi, con il supporto di 2.422 imprese e 226 associazioni di imprese: l’87% dei diplomati trova lavoro entro un anno, e il 93,8% dei diplomati ci riesce in un’area coerente con il proprio percorso di studi, dimostrando l’efficacia di percorsi formativi mirati e in sinergia con le imprese.


L'impegno dell'Agenzia del Demanio

Crea valore, investi con noi è la nuova sezione del sito dell’Agenzia del Demanio dove, prossimamente, sarà possibile scoprire i primi 400 immobili selezionati per il mercato. L’Agenzia del Demanio, che gestisce 44mila immobili dello Stato per un valore di circa 63 miliardi di euro porta al Marché international des professionnels de l'immobilier il grande tema della «valorizzazione rigenerativa del patrimonio immobiliare» per rispondere ai fabbisogni dell’amministrazione pubblica e della collettività in un’ottica di rigenerazione urbana, nel rispetto delle caratteristiche dei territori e della loro identità storico-culturale. Riqualificare e rifunzionalizzare il patrimonio storico-artistico, dare centralità all’utenza (Pa, cittadini, stakeholder), fornire servizi efficienti e spazi aperti e verdi alle città è una grande occasione per creare sviluppo sostenibile e valore economico, sociale, culturale, ambientale nei territori. Un obiettivo da conseguire in piena sinergia con le Istituzioni, gli Enti del Territorio e gli investitori privati. Ospite del padiglione Italia gestito da Ice/Ita, l’Agenzia del Demanio ha illustrato gli strumenti utilizzati per attuare la valorizzazione rigenerativa. Tra questi, i Piani Città degli immobili pubblici – strategia per pianificare in modo integrato gli interventi di riqualificazione insieme alle istituzioni del territorio - le iniziative di partenariato pubblico-privato sui singoli compendi, per promuovere nuove opportunità di valorizzazione sul mercato, gli Accordi con Università e Fondazioni di ricerca e i Protocolli con le Amministrazioni Pubbliche Centrali per fare rete nella rifunzionalizzazione degli immobili in base a esigenze e fabbisogni.

«L’Agenzia del Demanio focalizza la sua missione di valorizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato secondo i più innovativi approcci e best practice internazionali attenti alla sostenibilità, all’innovazione tecnologica e alla centralità del cittadino. Coinvolge nella sua azione le migliori competenze provenienti dal mondo pubblico e da quello privato, è tesa ad attrarre investitori privati, accanto al finanziamento pubblico, con operazioni di partenariato pubblico-privato. In sinergia con gli Enti locali sviluppa una modalità integrata di pianificazione degli utilizzi dell’immobile pubblico sul territori – dichiara la direttrice dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme –. I progetti dell’Agenzia oggi interessano la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico italiano, in un’ottica di trasformazione delle periferie e in senso più ampio di rigenerazione urbana. Alcuni esempi concreti: la riqualificazione per fasi del sito di 48 ettari abbandonato a Tor Vergata con la Vela di Calatrava, nella periferia di Roma; la cittadella giudiziaria di Bari in realizzazione anch’essa su un sito di 15 ettari abbandonato da anni, l’apertura degli archivi di Stato a Napoli nel Complesso di San Severino e Sossio e a Milano a Palazzo Senato con operazioni di Ppp, la riqualificazione del Real Polverificio di Scafati nell’area di Pompei».

Cultura, residenzialità, turismo e ambiente sono le prime dimensioni di valorizzazione su cui l’Agenzia sta lavorando con l’obiettivo di ridare vita agli immobili dello Stato poco o male utilizzati realizzando spazi polifunzionali, di dare attrattività ai territori, favorire l’offerta turistico-ricettiva, promuovere servizi legati a benessere, salute e ambiente, contribuire a una nuova dimensione dell’abitare con social/studenti/senior housing e all’efficientamento energetico con produzione di energia da fonti rinnovabili.


Napoli si rifà il trucco

Il volto di Napoli sta cambiando. A cominciare dai quartieri periferici: Scampia, Ponticelli, Secondigliano, Bagnoli, area ferroviaria di Garibaldi. «Oggi il tema delle periferie non è solo recupero fisico e ripristino della legalità, su cui stiamo lavorando tantissimo e bene con le forze ordine e con il grande coordinamento del prefetto, ma significa anche ricostruire il tessuto sociale e fare in modo che le tante persone oneste si sentano a casa propria e che si guardi anche ai bisogni», dice il sindaco di Napoli e presidente nazionale Anci Gaetano Manfredi, sottolineando che «spesso nel degrado, dove ci sono disagio abitativo, difficoltà educative e povertà si insinua la malavita e quindi dobbiamo distinguere chi è in difficoltà, che va aiutato e deve sentire lo Stato vicino, dai delinquenti che vanno colpiti con forza». Per quanto riguarda la città di Napoli, il primo cittadino ricorda che con l'impiego di risorse Pnrr si stanno portando avanti, in particolare, tre progetti: a Scampia con l'abbattimento delle Vele e la rigenerazione urbana del quartiere, a Taverna del Ferro e ai Bipiani di Ponticelli. «Sono interventi - ricorda Manfredi - che riguardano oltre 4mila persone, un migliaio di famiglie e significa abbattere i vecchi quartieri, ricostruirli con costruzioni più moderne, edifici più piccoli, con servizi, verde, scuole a cui si aggiunge un lavoro anche sociale con interventi pregiati sia a Scampia che a San Giovanni a Teduccio dove abbiamo aperto le nuove sedi dell'Università, abbiamo messo in rete le scuole, sono previsti interventi in materia di sport con la realizzazione di piscine, campi di calcio».

In questo senso si lavora nell'ottica di una «sinergia tra Stato ed enti locali» e non di un «commissariamento» in senso stretto per predisporre il piano straordinario sulle periferie entro il prossimo 31 marzo. L'obiettivo «importante» è risollevare le comunità che ne hanno necessità non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche dal punto di vista di una riqualificazione sociale, quindi si tratta di «una partita molto più complessa e più lunga».

Mentre sono in arrivo circa 50 milioni di euro per Scampia e Secondigliano, le due aree di Napoli interessate dal Piano periferie, previsto dal decreto Caivano-bis. «Per quanto riguarda la nostra città – aggiunge Manfredi - l'abbiamo concordato e arricchito passo passo assieme al commissario Ciciliano. Tutto sta procedendo nei tempi e nei modi giusti, con una completa condivisione tra governo e amministrazione comunale. Interverremo tra Scampia e Secondigliano, con la riqualificazione del campo rom di Cupa Perillo e la rigenerazione urbana del rione Berlingieri». Manfredi sottolinea che verrà previsto «l'uso di poteri commissariali rispetto agli interventi per quelle realtà periferiche, dove ci sono delle situazioni critiche. Non abbiamo ancora una quantificazione definita delle risorse, comunque noi mettiamo a disposizione circa 20 milioni, tra Comune, Città metropolitana e fondi della Prefettura, e pensiamo che ci siano tra i 30 e i 40 milioni che verranno invece dal decreto. Risorse che verranno messe a sistema per realizzare questi interventi in maniera integrata e più rapidamente possibile».

Intanto un altro pezzo dell'immagine di Scampia associata a Gomorra, al degrado e alla marginalità se ne va. Sono iniziati i lavori di demolizione della Vela Gialla che si completeranno entro 30 giorni circa e contemporaneamente, su aree attigue e già libere, sono iniziati gli interventi per la costruzione dei nuovi alloggi. I primi 160, secondo il cronoprogramma, saranno pronti per la fine del 2026, mentre il secondo lotto sarà completato entro la fine del 2027, per un totale di 433 case.

Invece il piano di rigenerazione urbana dell'ex area Italsider a Bagnoli cambia volto in seguito al fenomeno del bradisismo che da oltre due anni è tornato a farsi sentire nell'area dei Campi Flegrei. Nei prossimi mesi si valuterà la rimodulazione del piano urbanistico «per sostituire parzialmente le volumetrie destinate al residenziale con altre attività di diversa natura, quali attività sportive e ricreative». Nel piano di rigenerazione del Sin di Bagnoli, infatti, era prevista la realizzazione di circa mille alloggi di edilizia residenziale, ma lo stop alla costruzione è arrivato con il decreto Campi flegrei, del luglio 2024 poi trasformato in legge, contenente «misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area». E proprio in virtù di tale norma - precisa Manfredi - «noi possiamo fare solo alloggi di ricostruzione e in quest'ottica vorremmo sistemare il Borgo Coroglio dando l'opportunità agli abitanti di avere un alloggio alternativo». No dunque a nuove volumetrie, ma solo a interventi legati all'esistente.

Infine lo studio di architettura Zaha Hadid si aggiudica il concorso internazionale di progettazione - bandito da Regione Campania e FS Sistemi Urbani (Gruppo Fs) in sinergia con il Comune di Napoli - per il Nodo Intermodale Complesso di Napoli Garibaldi-Porta Est e la rigenerazione urbana delle aree ferroviarie, comprensivo del nuovo Headquarter della Regione. «L'intervento - si legge in una nota - riguarda un ambito urbano di circa 200mila metri quadrati, comprendente l'ex scalo merci Fs di Corso Lucci e l'area di Porta Nolana, e prevede la realizzazione di un nuovo hub intermodale per il collegamento diretto tra stazione, porto e aeroporto. Inoltre, il progetto prevede l'headquarter della Regione Campania nell'area dell'ex scalo merci FS, l'interramento dei binari Eav con la creazione di un nuovo boulevard pubblico di collegamento verde e spazi pubblici per ricucire le aree con il Centro Direzionale, oltre a una nuova viabilità comprensiva di una bretella autostradale per decongestionare l'intero ambito urbano. Il piano urbanistico attuativo conseguente al progetto dovrà essere sottoposto al vaglio del Comune di Napoli che ne valuterà l'approvabilità».


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