venerdì 20 luglio 2012
Chiude in forte ribasso piazza Affari, con il Ftse Mib che cede il 4,38% a 13.067 punti, poco sopra i minimi toccati nella seduta. Solo Madrid ha fatto peggio di Milano: malgrado l'annuncio del piano di aiuti dell'Eurogruppo, il differenziale tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi schizza a quota 600.
Due cose da fare ora di Leonardo Becchetti e Giancarlo Marini
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Nell’ultimo mese e mezzo le principali azioni quotate sulle Borse europee avevano guadagnato in media il 10%, e questo senza che si fossero visti miglioramenti nella soluzione della crisi dell’euro. L’investitore che aspettava la prima occasione per vendere, e quindi andare a raccogliere il profitto ottenuto, ieri ha trovato la sua giornata ideale. Il caso della Spagna che, appena ottenuto l’aiuto dall’Eurogruppo, viene a sua volta chiamata in soccorso da una sua Regione, quella di Valencia, è la tipica coincidenza capace di scatenare la raffica di vendite. La Banca centrale europea che, qualche decina di minuti dopo, annuncia che non accetterà più i titoli di Stato greci come garanzia per concedere prestiti (chiarendo, in sintesi, che i crediti verso Atene non valgono più quasi nulla) non può che contribuire alla diffusione del panico. L’ultimo giorno settimanale di scambi, quindi, è stato orribile. La Bolsa de Madrid ha perso il 5,8%, la peggiore caduta degli ultimi 2 anni. Milano è crollata del 4,4%, tornando sotto i livelli di un mese fa. Sono andate meglio, ma comunque male, Parigi (-2,1%) e Francoforte (-1,9%). Fuori dalla zona euro Londra ha perso l’1% mentre, al centro della crisi europea, Atene è addirittura rimbalzata, salendo dell’1%. I ribassi sono ovunque guidati dalle banche, soprattutto quelle che hanno comprato miliardi di titoli di Stato dei Paesi più a rischio. Ce la si può prendere con le vacanze estive, che lasciano vuote molte postazioni dei trader e fanno sì che gli scambi tra quelli rimasti al lavoro muovano gli indici con straordinaria violenza. Ma la scarsa quantità di scambi, che nelle prossime settimane (tutto agosto e fino all’inizio di settembre) diminuiranno ancora, non può cambiare la lettura di una giornata come questa. La sfiducia nei confronti delle capacità dell’Europa di risolvere la sua crisi è a livelli che non si erano forse ancora visti. L’euro è sceso a 1,21 dollari, il minimo da giugno 2010. Nel confronto con altre valute la moneta unica dall’incerto futuro ha toccato numerosi record negativi: minimo di sempre contro le valute di Australia, Canada e Nuova Zelanda, valore più basso da 11 anni contro lo Yen. Gli investitori che si liberano di euro ed azioni non sono ovviamente disposti a comportarsi diversamente con i titoli dei debiti più difficili della zona euro (esclusi quelli dei Paesi già salvati): Bonos spagnoli e Btp italiani. Il tasso dei Btp decennali già emessi e scambiati sui mercati secondari è salito di 16 centesimi, al 6,16%. Quello dei Bonos è aumentato di 26 centesimi, e adesso è al 7,26%, ben oltre la soglia del 7% che costrinse a ricorrere al salvataggio internazionale (e non delle sole banche), Grecia, Portogallo e Irlanda. I soldi continuano a spostarsi in Germania. Il tasso del Bund decennale è sceso di 5 centesimi, all’1,16%: a queste distanze lo spread italiano è di 500 punti base (cioè del 5%) e quello spagnolo di 610 punti base. È sempre più comprensibile la voglia di questi Stati di avere al più presto a disposizione il meccanismo anti-spread; se non per utilizzarlo, almeno perché la sua presenza faccia intravedere a chi sta scommettendo contro Roma e Madrid il rischio di perderci un sacco di soldi.
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