Enrico Giovannini, fondatore dell’ASviS ed ex ministro Infrastrutture
Un Paese a diverse velocità, dove le differenze tra le aree forti e le aree deboli (non necessariamente del Centro-Nord e del Sud) aumentano anziché diminuire. È il preoccupante quadro che emerge dal rapporto sui Territori 2022, pubblicato ieri dall’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che attraverso l’uso di indici compositi e obiettivi quantitativi, analizza l’andamento di Regioni, Province e Città metropolitane italiane rispetto ai 15 Obiettivi dell'Agenda Onu 2030 (sui 17 complessivi) per cui sono disponibili dati comparabili.
L’indagine contiene anche dieci proposte per la salvaguardia e lo sviluppo dei territori. Dalla miriade di dati contenuti nel report, il trend che risulta evidente è un sostanziale aumento dei divari per tanti traguardi e, dunque, un allontanamento dell’Italia dal raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tra il 2010 e il 2021 aumentano le differenze tra le Regioni e le Province autonome nel perseguimento di 7 SDGS (Sustainable Development Goals) fissati dalle Nazioni Unite che riguardano temi cruciali come Povertà (Goal 1), Salute (Goal 3), Istruzione (Goal 4), Parità di genere (Goal 5), Energia (Goal 7), Lavoro e crescita economica (Goal 8), Città e comunità (Goal 11). Nello stesso periodo i gap tra i territori diminuiscono solo per gli Obiettivi di Economia circolare (Goal 12) e Giustizia e istituzioni (Goal 16) mentre restano stabili per altri 5 punti: Agricoltura e alimentazione (Goal 2), Acqua pulita e servizi igienico-sanitari (Goal 6), Infrastrutture e l’innovazione (Goal 9), Disuguaglianze (Goal 10), Vita sulla terra (Goal 15). Il bilancio, insomma, è negativo. Per alcuni Obiettivi, il rapporto propone anche una prima valutazione dell’impatto della crisi pandemica. In particolare per la Povertà (Goal 1) le differenze continuano ad aumentare anche nel periodo 2019-2021; per la Salute (Goal 3), nonostante il complessivo miglioramento in tutto il periodo 20102021, il gap esistente nel 2019 è aumentato considerevolmente nei due anni successivi; per l’Istruzione la media nazionale migliora in tutto il periodo soprattutto grazie alle performance delle Regioni migliori, mentre negli anni segnati dal Covid (2019-2021) si registra un ulteriore peggioramento per le Regioni che già erano in fondo alla classifica.
L’analisi, effettuata per la prima volta in questa terza edizione del Rapporto, mette in relazione il comportamento delle cinque Regioni o Province autonome con la performance migliore con le cinque con la performance peggiore. «Le tragedie causate dalle recenti alluvioni delle Marche e di Ischia dimostrano come i cambiamenti climatici e l’urbanizzazione incontrollata siano una temibile combinazione – si legge -. Da almeno tre legislature il Parlamento non riesce a legiferare in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana». Nel “Decalogo per un’Agenda territoriale per lo sviluppo sostenibile”, contenuto nel Rapporto, l’ASviS propone, insieme alle associazioni degli urbanisti: l’attivazione di una sede di confronto interistituzionale con tutti gli stakeholder istituita dalle Commissioni Ambiente e Territorio di Camera e Senato con 6 mesi di tempo per individuare il «nucleo essenziale» delle questioni che necessitano di un aggiornamento normativo indicando anche lo strumento, legislativo o amministrativo.
Tra le altre proposte prioritarie avanzate ci sono: l’approvazione in via definitiva della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile; l’estensione a tutti i Ministeri dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile del MIMS (oggi MIT); l’attuazione delle raccomandazioni sul dissesto idrogeologico della deliberazione della Corte dei Conti del 18 ottobre 2021 in materia di finanziamenti, di accelerazione dei tempi degli interventi e di governance. «Il rapporto stimola alcune considerazioni – commenta il fondatore dell’ASviS ed ex ministro Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini –. Innanzitutto i dati del rapporto dimostrano che c’è una grande eterogeneità anche all’interno delle singole Regioni, per cui l’indagine rappresenta uno strumento molto utile a disposizione degli amministratori locali per capire in quali aree e in quali campi è urgente intervenire. Inoltre, è evidente che la crisi Covid ha colpito duramente, soprattutto in alcuni territori. Un terzo aspetto da considerare è che questi dati non includono il Pnrr, per cui bisognerà vedere se e come l’effetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza cambierà questi trend. Infine, il rapporto chiama in causa anche le comunità locali, dall’economia civile al Terzo Settore, perché il raggiungimento di alcuni obiettivi Onu non dipende solo dalla politica ma necessita anche del contributo della società civile»