venerdì 22 aprile 2016
​Innovazione e digitaleper creare un nuovo sistema. Iacovone (Ey Italia): in Italia non ci manca la creatività, il nostro punto debole è la capacità di collaborare. Il sottosegretario Bobba (nella foto): questi due mondi devono contaminarsi.
Le imprese profit e non profit provano a dialogare
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C’è ancora molta diffidenza tra profit e non profit, tra pubblico e privato. La collaborazione, invece, è fondamentale per dare risposte ai bisogni crescenti di welfare dei cittadini. La generazione di valore passa necessariamente per il terzo settore, un comparto cruciale per la crescita del nostro Paese, in termini di benessere e di occupazione e fatturato. I numeri parlano da soli: oltre 300mila organizzazioni non profit, circa cinque milioni di volontari, 64 miliardi di euro di entrate, 700 mila dipendenti. È quanto è emerso in occasione del Forum Generare impatto sociale. Misura, progetti, alleanze per una nuova economia, organizzato dalla Fondazione Ernst & Young Italia Onlus. «Stiamo attraversando una fase di cambiamento epocale – spiega Donato Iacovone, ad di Ey Italia –. Abbiamo solo una strada: innovare e valorizzare le opportunità disponibili. Una su tutte, quella offerta dal digitale che, anche in ambito sociale, consente di raggiungere una maggiore efficienza, con minore dispendio di risorse. In Italia non ci manca la creatività: il nostro punto debole è la capacità di fare sistema». Per il sottosegretario al ministero del Lavoro, Luigi Bobba, «profit e non profit devono cominciare a parlarsi, a contaminarsi, perché credo che da questa cooperazione possa nascere per il mondo profit la capacità di incorporare quei valori di natura sociale che sono sempre più importanti e dell’altro lato il mondo del non profit deve acquisire quella capacità di organizzazione, di valutazione dei risultati, promozione delle proprie attività che vada un po’ oltre un certo artigianato creativo».
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