giovedì 2 gennaio 2025
Data analyst, green manager e biodiversity champion, ma anche agrinfluencer: sono i profili più richiesti. L'hub di Verona e il traino delle esportazioni
Studenti nei campi

Studenti nei campi - xFarm

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La tecnologia a servizio dell'agroalimentare. Un settore che si rinnova e che potrebbe creare ancora più lavoro, attirando soprattutto le nuove generazioni. Data analyst, green manager e biodiversity champion, ma anche agrinfluencer. Sono infatti almeno quattro i profili professionali richiesti e di cui i giovani sono i maggiori precursori. L'accesso alla terra, però, sfiora quota 29mila euro a ettaro ed è ancora per pochi. Va superato ogni stereotipo sul comparto e fare davvero spazio a nuove generazioni di agricoltori. Lo sottolinea l'Agia-Associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia. Oggi, in Italia, le imprese agricole giovanili sono quasi 53mila, in calo dell'8,5% in sei anni e del 4,8% solo nell'ultimo. C'è un generale invecchiamento demografico, ma anche un abbandono delle aree interne del Paese che riguarda certo più i giovani, il doppio (6%) della popolazione che se ne va. Dunque, il tema del ritorno alla terra è non solo un mito da sfatare, ma anche già superato. Di contro, emerge una capacità di generare ricchezza in agricoltura che vede le aziende under 40 sopra la media Ue, con 82,5mila euro a impresa giovanile rispetto ai 50mila di tutte le altre. Quanto alla produttività per superficie, pari a 4,5mila euro per ettaro, questa doppia il dato europeo. L'Italia spicca per una maggiore specializzazione in coltivazioni a elevato valore aggiunto e per un mercato dell'agricoltura 4.0 da 2,1 miliardi di euro, che vede crescere ogni anno dell'8% i campi a lavoro con tali soluzioni. Il digitale è una delle chance necessarie per dare un futuro all'agricoltura, ma anche il gancio più forte per richiamare i giovani. Servono sempre di più figure professionali altamente specializzate e con competenze trasversali, capaci di coniugare l'esperienza alle tecnologie agro-meccaniche disponibili, in grado di sperimentare sul campo, leggere i dati e fornire feedback ai fornitori di prodotti e macchinari. Occorrono esperti di sistemi satellitari, robotica e Ia-Intelligenza artificiale, climate smart advisor promotori di strategie per l'adattamento al climate change, agronomi e biologi ambassador contro il consumo di suolo e lo spreco, custodi di biodiversità e social media marketer. Una serie di professionalità di grande appeal sulle nuove generazioni, che anche nel settore primario sono sempre più qualificate, come dimostrano gli oltre 20mila laureati under 40 titolari di aziende agricole oggi in Italia.

A Verona il futuro dell'agroalimentare

Nato dalla collaborazione tra Eatable Adventures – uno dei principali acceleratori foodtech su scala globale - e le più prestigiose istituzioni veronesi, il Vaih-Verona agrifood innovation hub è un polo d’eccellenza dedicato alla promozione dell'innovazione e della sostenibilità, volto a favorire la creazione di un nuovo ecosistema imprenditoriale nel comparto agroalimentare italiano. «A poco più di un anno dalla sua fondazione - spiega Alberto Barbari, Regional VP Italy di Eatabale Adventures - Vaih si è attivato in qualità di motore strategico per favorire l’innovazione nella filiera, assumendo un ruolo di primo piano sul territorio e puntando a posizionare Verona e tutto il Triveneto come punto di riferimento per l’innovazione nazionale e internazionale nell’AgriFoodTech. La nostra mission si articola in: sviluppo di una nuova cultura dell'innovazione, per favorire l’adozione di pratiche sostenibili nel settore agroalimentare: consolidamento dell’ecosistema imprenditoriale, dove startup e aziende possano collaborare per accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie e forme di imprenditorialità; formazione di nuovi talenti, dai professionisti di settore agli studenti, fino agli appassionati coinvolti in workshop, corsi di formazione ed eventi di networking gratuiti e aperti a tutti».

Punto cardine dell’intero progetto il modello di Open Innovation: un approccio chiave per creare un dialogo continuo e produttivo tra start up, pmi, aziende e istituzioni, con l’obiettivo di costruire un ecosistema fertile in cui le idee possano crescere e svilupparsi rapidamente per rispondere alle esigenze di un mercato dell’agroalimentare in continua evoluzione. Professionisti, imprenditori, start up e studenti possono quindi trovare nel Vaih un luogo di confronto stimolante, dove etica, tecnologia e collaborazione diventano il cuore pulsante per lo sviluppo della filiera in Italia. L’hub veronese - sostenuto da partner di prestigio come Fondazione Cariverona, UniCredit, Eatable Adventures, Veronafiere, Comune di Verona, Confindustria Verona e istituzioni accademiche come l'Università degli Studi di Verona – ha così costruito una rete solida che guarda al futuro dell'innovazione alimentare. Recentemente, si sono uniti al progetto anche nuovi partner strategici come Iusve-Istituto Universitario Salesiano Venezia, Salmon Magazine, Its Academy Agroalimentare Veneto, e Jebv–Junior Enterprise Business Verona.

L’obiettivo a lungo termine è proprio quello di favorire l’espansione di nuove idee imprenditoriali, che possano trasformarsi in realtà solide, capaci di avere un impatto significativo anche in termini di posti di lavoro non solo a livello locale, ma anche nazionale.

Il suo approccio si è già tradotto in numeri importanti, eventi e iniziative che hanno coinvolto oltre 1.400 persone in un solo anno, dimostrando il grande potenziale dell’hub nel costruire un ecosistema imprenditoriale capace di affrontare le sfide globali del settore.

Gli scenari futuri

Sarà un 2025 tutt'altro che facile per l'agricoltura italiana e più in generale europea quello che si prospetta all'orizzonte, complice anche il persistere di tensioni geopolitiche in Ucraina, alle porte dell'Europa ed in Medio Oriente. Su tutte le questioni c'è sicuramente la Pac-Politica agricola comune che va rivista e l'accordo della Ue con il Mercosur (mercato comune dell'America meridionale) su cui è importante ci sia reciprocità di regole, come chiedono gli imprenditori agricoli, che potrebbero essere assediati dalla concorrenza sleale. Del resto il 2024 si è chiuso per il settore primario con perdite di nove miliardi di euro a causa delle ripercussioni dei conflitti internazionali, del cambiamento climatico e dell'impennata dei costi di produzione, secondo quanto stima la Coldiretti. Dunque, se in Ucraina si arrivasse alla tanto auspicata pace, sarebbe una boccata di ossigeno per chi vive nei campi per i costi dell'energia e delle sementi, arrivati ormai alle stelle. Quanto alla Pac dovrebbe rientrare nei cardini di una linea che possa dare sostegni alle vere imprese agricole e non solo, si invoca che ci sia una maggiore attenzione al budget: 386 miliardi di euro stanziati in sette anni per gli Stati dell'Unione Europea sono molto al di sotto rispetto ai 1.350 miliardi di dollari destinati dagli Usa per sostenere il comparto in dieci anni. Dall'1 gennaio, tra l'altro, nuove incombenze attendono i titolari delle imprese con l'obbligo di compilare digitalmente il quaderno di campagna con dati e tempi certi, tutto questo per consentire ad Agea di effettuare doverosi controlli per l'erogazione dei fondi Pac. E che dire poi delle nuove nubi che si addensano da Oltreoceano con la minaccia di dazi proveniente dall'America di Trump? Le tariffe sull'agroalimentare made in Italy potrebbero reprimere fortemente l'export in quell'area così importante per le nostre imprese a raggiungere un nuovo record di 100 miliardi di euro nel 2025 dopo il target di 70 miliardi di euro conseguito nel 2024.

Lo scadimento qualitativo dell'alimentazione e un maggior consumo di cibi ultra processati, ricchi di ingredienti chimici, che potrebbero essere i veri responsabili di un'ondata di malattie croniche non trasmissibili legate all'obesità, è un altro dei maggiori pericoli per il 2025. Secondo Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, «i due obiettivi fondamentali della filiera agroalimentare italiana saranno la lotta incondizionata ai cibi ultra processati, ricchi di ingredienti chimici, a sostegno del consumo di prodotti naturali coerenti con la dieta mediterranea che non esclude nessun alimento naturale, ma che anzi li contempla tutti nella giusta quantità. E il contrasto alla ineguale ripartizione di valore aggiunto lungo la filiera». Da uno studio Filiera Italia - Coldiretti emerge che su 100 euro spese dal consumatore, poco più di un euro va all'agricoltore, 2,2 all'industria e oltre 13,5 euro vanno al commercio e ai trasporti.​ Per il 2025 la produzione industriale totale dovrebbe toccare il -1% circa, nel 2024 era a -3,3%, mentre la produzione dell' industria alimentare è prevista fra il +1% e il +1,3% (nel 2024 è stata +1,7% 2024). Si tratta di un traino legato soprattutto all'export che consoliderà sostanzialmente la crescita di quest'anno. Sempre secondo Filiera Italia si prevede che l'export totale per il 2025 si attesti tra +1% e +1,5% ( era -0,7% 2024), mentre l' export dell'industria alimentare raggiungerà un +7%. Un valore di poco al di sotto del 2024 (+8,6%) legato a una stabilizzazione del mercato Usa, che tiene conto della minaccia di dazi. Previsti per il 2025 consumi alimentari interni stabili, con un piccolo segno positivo dopo l'incredibile crisi di crollo degli ultimi tre anni che li ha portati a scendere del -9%. In particolare per il 2025 si prevedono vendite alimentari interne crescere in valore del +2% dopo il +1,6% del 2024; mentre in volume si attesterebbero tra il -0,2% e il -0,3%, (erano a -0,9% nel 2024).

Il traino delle esportazioni

Continua la crescita sui mercati esteri dei distretti agroalimentari, che dopo aver chiuso il primo trimestre del 2024 con un incremento tendenziale del 6,6%, proseguono allo stesso ritmo nel secondo trimestre, con un progresso del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. I primi sei mesi dell’anno consentono di raggiungere oltre 14 miliardi di euro di esportazioni a valori correnti, il 6,5% in più (ossia 857 milioni) rispetto alla prima metà del 2023. È quanto emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 30 giugno 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. L’evoluzione è in linea con quella del totale agroalimentare italiano (+7,4%), di cui i distretti rappresentano il 44% in termini di valori esportati. La dinamica è più vivace rispetto a quella degli altri distretti manifatturieri italiani, che restano sostanzialmente stabili nel secondo trimestre dell’anno (+0,4%).

«Tra gennaio e agosto 2024 l’export del settore agroalimentare è cresciuto del +8,2% arrivando a raggiungere quota 44 miliardi di euro. Un traguardo tanto più significativo se si considera l’incertezza dovuta all’instabilità dell’economia tedesca e ai conflitti bellici in atto. I 64 miliardi di euro di export raggiunti dalla filiera dell’agroalimentare nel 2023, che potrebbero arrivare a 70, sono certamente merito della qualità dei prodotti sia dei produttori del settore, delle pmi italiane, delle grandi imprese, degli importanti aiuti giunti dal governo e dal Sistema Paese, Ice, Sace, Simest e Cdp nella scia della diplomazia della crescita, che danno un importante contributo nel processo di internazionalizzazione delle imprese. Ice dal canto suo per l’agroalimentare nel 2023 ha messo in campo oltre 120 iniziative, contribuendo alla realizzazione di 56 fiere. Ha generato nel nostro Paese un livello di incoming pari a oltre 1950 buyer esteri. Un lavoro che va di pari passo con l’impegno che Ice profonde nel sostenere la candidatura della Cucina italiana a Patrimonio immateriale dell’Unesco. In primo piano resta il tema della contraffazione e dell’italian sounding: a fronte di 64 miliardi di export del settore, subiamo la perdita di 63 miliardi di concorrenza sleale dell'italian sounding», sottolinea il presidente dell'Ice Matteo Zoppas.

La filiera dei distretti vitivinicoli, che rappresenta circa un quarto del totale export dei distretti agroalimentari, chiude sostanzialmente invariata il primo semestre del 2024 con quasi 3,3 miliardi di export (+0,7% tendenziale). Il distretto più importante in termini di valori esportati, quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato, chiude il semestre con un calo tendenziale del 4,7%. Rallenta ma resta in territorio ampiamente positivo, il distretto dei Vini del Veronese (+6,7%); stessa dinamica per i Vini dei colli fiorentini e senesi (+3,6%), mentre il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene accelera nel secondo trimestre e chiude il semestre con un progresso del +6,1%.

La filiera della pasta e dolci continua ad avanzare a ritmo serrato sui mercati internazionali: nei primi sei mesi del 2024 realizza quasi 2,3 miliardi di export (+6,2% rispetto allo stesso periodo del 2023) grazie allo sprint del secondo trimestre (+8,3% tendenziale). Tra i distretti della filiera, va segnalata la dinamica molto positiva dei Dolci di Alba e Cuneo, che realizza quasi 150 milioni di esportazioni in più rispetto al primo semestre del 2023 (+21%). Molto positivo anche l’andamento dei Dolci e pasta veronesi, con 27 milioni in più (+15%). Arretra leggermente sui mercati esteri il comparto pasta dell’Alimentare di Parma (mentre guadagna terreno il comparto conserve del distretto): sono circa 17 milioni in meno nel semestre (-2,8%).

Accelera anche la filiera dei distretti agricoli portando il risultato semestrale in progresso del 2,2% rispetto alla prima metà del 2023. Tra i distretti che lo compongono, il contributo maggiore viene dalle Mele dell’Alto Adige, con un balzo del 22,5% nel primo semestre rispetto allo stesso periodo del 2023. Molto positiva anche la dinamica dell’Ortofrutta di Catania (+12% nel bilancio semestrale). Lieve progresso per l’Ortofrutta romagnola (+2,6%). In forte arretramento invece la Nocciola e frutta piemontese (-21%).

Anche la filiera delle conserve contribuisce positivamente alla dinamica dell’export dei distretti agroalimentari, con un +5,8% nel primo semestre del 2024 corrispondente a un incremento di 88 milioni. Molto bene il comparto conserve dell’Alimentare di Parma: +16% nel primo semestre, ossia 35 milioni in più (tale da compensare l’andamento negativo del comparto pasta e dolci del distretto). Buon risultato anche per l’Alimentare napoletano, che realizza un incremento di 21 milioni nel semestre nel comparto conserviero (+9%), ma non riesce a compensare l’andamento negativo del comparto pasta e dolci: nel complesso il distretto arretra del 2,6% nel semestre. In territorio positivo anche il maggior distretto della filiera, le Conserve di Nocera, (+5,4%).

La filiera delle carni si mantiene positiva nel primo semestre del 2024 (+3,8%) nonostante il rallentamento del secondo trimestre (+1,5%). Si distinguono i Salumi del modenese, con 23 milioni di euro in più nei primi sei mesi del 2024 (+5,4% rispetto allo stesso periodo del 2023). Buoni risultati anche per le Carni di Verona (+3,5% nel semestre). Performance positiva anche per i Salumi di Parma (+6%). In contrazione le Carni e salumi di Cremona e Mantova (-4%).

Nella filiera del lattiero-caseario, che nel complesso avanza del 4,1% nel semestre (50 milioni di euro in più), si distingue il Lattiero-caseario parmense (+38%). Arretrano leggermente il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale (-4,4%) e la Mozzarella di bufala campana (-3,6%).

Avanza anche la filiera del caffè (+10% tendenziale nel primo semestre del 2024): bene il Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+7,4%). Positivi anche il Caffè di Trieste (+15,3%) e il Caffè e confetterie del napoletano (+13,8%).

La filiera dell’olio è quella che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari nel semestre: 390 milioni di export in più (+59%), di cui 293 realizzati dal distretto dell’Olio toscano (+63% nel semestre). Positivo anche l’andamento dell’Olio umbro (+44%) e del comparto oleario dell’Olio e pasta del barese (+57%). Le prime stime Ismea sulla campagna 2024-2025 indicano una leggera ripresa in termini quantitativi, ma non sufficienti a recuperare le due passate annate, caratterizzate da un forte calo produttivo dovuto ai cambiamenti climatici. Questo ha fortemente influenzato il mercato dell’olio, che ha visto un notevole innalzamento dei prezzi, tuttora su livelli elevati.

La filiera del riso recupera con un +2,1% nel secondo trimestre: il bilancio del semestre vira in territorio leggermente positivo (+0,6%). I due distretti si muovono all’unisono: +0,5% per il Riso di Vercelli, +0,7% per il Riso di Pavia.
Bene, infine, il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+13,7%).

La Germania si conferma il primo partner commerciale per i prodotti dei distretti agroalimentari nel primo semestre 2024 (+3,4% tendenziale); incrementi a doppia cifra verso gli Stati Uniti (+16,2%) bene anche i flussi destinati alla Francia (+3,6%), stabile il Regno Unito (+0,5%). Le economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale delle esportazioni distrettuali agroalimentari, crescono più delle economie avanzate sia nel secondo trimestre (+9,4% vs. +5,5%), sia considerando il primo semestre nel complesso (+9,9% vs. +5,7%). Tra queste vanno segnalate Polonia (+11,4%), Repubblica Ceca (+13,8%) e Romania (+13,4%); positivi i flussi anche verso Russia (+18,9%) nonostante la frenata del secondo trimestre (-9,5%); stabili in Cina (rispettivamente +2,9% e -0,6%).

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