Il primo passo oltre confine Azimut Holding l’ha allungato in Irlanda, correva l’anno 2003, per debuttare nelle Assicurazioni Vita con AZ Life. Dopo aver domiciliato fondi in Lussemburgo, naturalmente, che per le società di asset management è una seconda casa. Poi è arrivata la Cina e oggi la Turchia, senza trascurare piccole esplorazioni in Germania e Svizzera. AZ International Holdings è nata due anni fa per coordinare queste e le future attività estere di Azimut, il principale Gruppo italiano indipendente nel settore del risparmio gestito.
Da Istanbul, unica città al mondo in cui un ponte unisce due Continenti, Europa e Asia, il presidente e Ceo del Gruppo, Pietro Giuliani, può così alzare l’asticella: «Puntiamo a raggiungere il 10% delle masse gestite all’estero entro il 2014. Su un totale di 27-28 miliardi». Target ambizioso, certo, ma ormai il 40% dei dipendenti Azimut lavora fuori dall’Italia. In un processo di internazionalizzazione sempre più spinto che guarda ora con attenzione al Sud America, dove il Gruppo potrebbe sbarcare in Brasile, Colombia, Venezuela e Perù, e tiene sott’occhio Russia e Sudafrica. «In Italia nessuno sta investendo sulla gestione – attacca Giuliani dal Bosforo – e il mercato rischia di fare la fine di quello auto: si vendono solo prodotti di terzi accettando implicitamente di essere colonizzati».L’idea dell’industria del risparmio che ha in mente l’amministratore delegato è opposta: «Andiamo a costruire prodotti in giro per il mondo e in giro per il mondo proviamo a intercettare nuovi clienti, soprattutto nei Paesi in cui, vedi Cina o India, cinquanta persone al minuto debuttano nella cosiddetta classe media». Senza rinunciare all’innovazione finanziaria, partendo magari – come è accaduto ad Hong Kong – dagli avamposti conquistati. Il Fondo di diritto lussemburghese Az Fund 1 si è infatti arricchito di sette nuovi comparti fra i quali proprio il Renmimbi Opportunities, oggi il fondo offshore più grande al mondo, "targato" Italia, nella valuta cinese.Istanbul, seconda miglior Borsa fra tutte negli ultimi dodici mesi, è dunque l’ultima scommessa in ordine di tempo. «Per crescere all’estero ci affidiamo spesso a giovani disposti a mettersi in gioco», dice il direttore generale di Azimut, Paola Mungo. Lo sbarco in Turchia ne è un esempio: la <+corsivo>partnership<+tondo> siglata all’inizio del 2011 con la società turca Global Investment Holdings ha dato vita ad AZ Global guidata da un Ceo trentottenne, Giorgio Medda. Nel febbraio 2012 Azimut ha partecipato a un aumento di capitale di Global Portfoy, fino ad allora detenuta dai turchi, diventando così azionista al 60% della società di gestione. E ha acquistato contestualmente il 5% di Global Menkul, uno dei dieci principali brokers e distributori finanziari in Turchia. «AZ Global – spiega Medda – replicherà il modello integrato gestione-distribuzione di Azimut per intercettare un mercato in forte crescita: oggi tutta l’industria turca del risparmio vale 28,2 miliardi di dollari, poco più di quanto da noi gestito globalmente, ma il 95% della ricchezza è ancora nei depositi bancari».Azimut non è certo l’unica società quotata ad aver realizzato un’espansione all’estero negli ultimi cinque anni, quelli della grande crisi. Ma le altre appartengono soprattutto all’industria. Con i guai delle banche, dopo l’espansione di Unicredit e Intesa, sono pochissime nel comparto finanziario e ancora meno nell’asset management puro, anche per quello che Giuliani definisce un processo di "bancarizzazione" per molte realtà italiane del settore.La scelta di andare oltre confine, in ogni caso, paga: dal 2008 a oggi la raccolta netta nel gestito di Azimut ha superato i tre miliardi di euro, gli utili hanno raggiunto i 414 milioni con 70mila nuovi clienti (oggi sono 160mila in Italia) e 620 promotori arruolati. Dalla quotazione, datata 2004, il titolo ha guadagnato il 106% a fronte di un dimezzamento del valore per Piazza Affari. Azimut ha così superato Impregilo e, con una capitalizzazione di 1,2 miliardi, ha guadagnato il 38esimo posto fra i big di Borsa.