«Se il mercato è depresso in Italia non può certo risollevarlo la Fiat... Fiat avrà anche le sue colpe ma quello che paghiamo è l’assenza di una politica industriale per l’auto. Mentre continuano a essere prese decisioni che hanno una incidenza negativa sui consumi». Il presidente del Centro Studi Promotor GL events, Gian Primo Quagliano, «assolve» il Lingotto e punta il dito contro i governi che negli ultimi anni hanno permesso che il mercato dell’auto tornasse ai livelli del 1979. Con decrementi a doppia cifra da nove mesi consecutivi. «Nei primi otto mesi del 2012 siamo fermi a 981mila immatricolazioni con un calo del 19,86% sul livello già molto depresso dello scorso anno».
Come va invece nel resto del mondo?Il mercato automobilistico mondiale nel primo semestre è cresciuto. Sono state vendute 40,5 milioni di autovetture: il +6,70% rispetto al 2011. Sono in crescita tutti i maggiori mercati: il Brasile, la Cina. Il Giappone cresce addirittura del 55%. L’unica area che non cresce è l’Europa, qui la crisi dell’auto è una manifestazione della crisi dell’euro: a fine giugno perdeva il 6,9%. Pesano i cali nei Paesi più in crisi. Mentre resiste la Germania: nei primi otto mesi la perdita è stata dell’ordine dello zero virgola.
L’Italia paga un conto più salato di altri?Decisamente. In Italia siamo passati da 1 milione e 700mila immatricolazioni nel 2011 a 1milione e 370mila previsti per il 2012. Un livello inferiore del 42% alla media annua del periodo precedente la crisi globale.
Per colpa di chi?La situazione della Fiat pesa. Ma paghiamo soprattutto la mancanza di visione degli ultimi governi su questo fronte. Anzi il governo Monti ha accentuato la politica di Berlusconi di rincarare la tassazione sull’auto. Con la riforma del lavoro è stata ridotta anche la quota detraibile per le auto aziendale. Ed è aumentato il carico sulla benzina.
Passi sbagliati?L’effetto sui consumi è stato disastroso. E non vedo spiragli, vista l’assenza di politiche, sia economiche che strategiche sull’auto. In Paesi come Germania e Francia il mercato delle quattro ruote è stato sostenuto e orientato a una forte produttività nazionale. Altre realtà europee hanno deciso di essere hub per la produzione di marchi esteri con politiche attrattive. L’Italia non fa nulla né in una direzione né nell’altra.
Abbiamo toccato il fondo secondo lei?Pensavamo già di non arrivare mai a questi livelli.
C’è una soglia dove l’auto rischia... il default?Per molte concessionarie è stata superata la soglia minima. Ritengo ci sia una domanda di sostituzione che ci permetterà di non scendere sotto un certo livello. Ma chi può dirlo… Siamo ai minimi storici. Ai livelli 1979. E sì, il governo faccia qualcosa.