Daniela Mori, presidente di Unicoop Firenze - Unicoop
Forse i supermercati svuotati da italiani presi dal panico da coronavirus non li vedremo più. Nonostante i timori di un imminente lockdown totale, la situazione dei punti vendita resta nella norma. «Non vediamo assembramenti davanti ai supermercati e come comportamento di spesa la tendenza alla 'scorta' c’è, ma non forte. Mi sembra che le persone abbiano imparato a organizzarsi e d’altra parte i supermercati garantiscono il massimo della sicurezza con distanziamenti, mascherine e gel. Ci sono tutte le condizioni che ci hanno permesso di resistere alla prima ondata, a maggior ragione oggi che i clienti sono anche più attenti» spiega Daniela Mori, presidente di Unicoop Firenze, che con i suoi 104 punti vendita, oltre un milione di soci e 2,4 miliardi di ricavi è tra le maggiori cooperative di consumo in Italia.
Sembra che con la crisi in corso la spesa degli italiani si stia spostando verso "il basso": meno acquisti e più economici. Tendenza reale?
el nostro caso per adesso non la vediamo. Sappiamo che purtroppo presto vedremo gli effetti veri di questa crisi, per ora 'sospesi' dal blocco dei licenziamenti e dall’allargamento dei criteri per la cassa integrazione. Noi, per il rapporto che abbiamo con il nostro tessuto sociale, abbiamo scelto di muoverci immediatamente sul fronte della povertà alimentare e in aiuto di tutto il mondo associativo che dà sostegno ai minori soli, alle vittime della violenza, alle persone con disabilità. Con progetti come 'Nessuno resti indietro', la 'Spesa sospesa' e le raccolte alimentari noi e la nostra Fondazione 'Il Cuore si scioglie' abbiamo messo a disposizione interventi da 2,2 miliardi di euro in aiuto dei toscani più fragili.
Che cosa spinge una catena di supermercati a dedicarsi alla filantropia?
Non la chiamerei filantropia: un’organizzazione cooperativa come la nostra ha per sua natura una missione sociale e non solo economica. Siamo supermercati ma siamo anche aggregatori sociali. In Toscana c’è chi ha avuto subito l’effetto della crisi: penso ai dipendenti dei ristoranti, ai tassisti, a tutto l’indotto del turismo che per una città come Firenze è essenziale. Queste nostre campagne servono a sostenere la tenuta della coesione sociale, che oggi è a rischio per la crisi scatenata dalla pandemia.
Da qualche tempo state anche collaborando con il cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa. Come è nato questo rapporto?
Da tempo collaboriamo con la Caritas. Il rapporto con il cardinale Krajewski è nato da un incontro con padre Giovanni Lamanna, del Centro Astalli. Abbiamo parlato di fare progetti per i senza tetto che coinvolgessero Doc, una nostra giovane catena di supermercati romani. Dopo pochi giorni ci ha contattati l’elemosiniere e abbiamo organizzato le prime raccolte di generi alimentari destinati ai poveri di Roma. Ne abbiamo già fatte tre e all’ultima, lo scorso settembre, è venuto direttamente l’elemosiniere con il camion a ritirare quanto raccolto.
Il prossimo numero dell’Informatore, la rivista destinata ai soci, conterrà otto pagine realizzate con Avvenire e dedicate ad approfondire l’enciclica "Fratelli Tutti". Un tempo sarebbe sembrato strano per la Coop dedicare tanta attenzione ai testi del Papa.
Abbiamo letto a fondo l’enciclica: i suoi temi fondamentali, oltre ad essere di grande attualità e rilievo, hanno una grande affinità con il nostro orizzonte valoriale. Abbiamo pensato di farla conoscere ai nostri soci, vogliamo divulgare un pensiero che condividiamo. Se si concepisce il mondo con gli steccati ideologici siamo finiti, la pandemia ci insegna quanto siamo globali, nel bene e nel male. Dobbiamo vivere questa globalità con un pensiero positivo, non avere riserve, aprirci e trovare gli elementi comuni che ci sono in esperienza diverse. Cerchiamo le strade che ci uniscono, perché o le cose si affrontano insieme o ne usciremo tutti perdenti.