sabato 5 ottobre 2024
La città conquista il primato nella classifica del BenVivere
Include, genera cultura e fa squadra: Pordenone è da primato
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«Pordenone prima nella classifica del BenVivere? Non è una sorpresa» risponde Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico. Non lo è neanche per il sociologo Daniele Marini, docente all’Università di Padova, che da anni indaga su questa Provincia: «È la più giovane del Nordest ed è quella che dimostra più energia nell’adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, anticipando quelli culturali».

Prima, dunque, in accoglienza, nel lavoro e nell’impegno sociale. Il “Progetto Ghana” è diventato un modello nella ricerca e nella formazione di personale oltre confine (in Africa, in questo caso) e nell’inclusione virtuosa. Ma è recente. Agrusti, che l’ha ideato, ricorda che «già negli anni ’60 e ‘70’ Pordenone sapeva accogliere al meglio gli emigranti dal Sud per la sua industrializzazione, a cominciare dalla Zanussi». «Ma – rammenta pure – all’epoca il Friuli Occidentale offriva ospitalità a migliaia di militari, in caserme tra le più grandi d’Italia, e ad Aviano integrava gli americani della Base Usaf. Anziché respingere o tenere ai margini questi “intrusi”, come venivano considerati da altre parti, li abbiamo “pordenonizzati”. Una capacità di inclusione che poi si è rivelata fruttuosa anche per gli stranieri. Con gli ultimi arrivati, i ghanesi, per i quali le istituzioni e le imprese stanno collaborando attivamente con la Comunità degli immigrati del Ghana che opera, qui in Friuli, come i nostri Fogolars furlans nei Paesi dell’emigrazione».

Marini, che è anche vicepresidente vicario della Bcc Pordenonese Monsile, sottolinea che «lo spirito comunitario è così presente e diffuso nel territorio pordenonese» che ha permesso anche lo sviluppo armonico di questa Provincia. Che è di confine, con il Veneto, e che, anziché soffrire di chiusure, ha saputo trasformare questo posizionamento in nuove opportunità. Raccogliendo il meglio che arriva dal Trevigiano e dal Veneziano. Un processo che passa, in ogni caso, attraverso la cultura. La Casa dello Studente Antonio Zanussi, nata nei primi anni ‘60 all’ombra dell’omonima industria, ma gestita dalla Diocesi di Concordia-Pordenone, è stata un laboratorio di formazione di tante personalità. «Impresa e cultura qui si fondono» annota Agrusti, che non a caso è anche presidente della Fondazione Pordenonelegge. «Questo festival compie 25 anni e non va dimenticato che a promuoverlo è stata anche la Camera di Commercio, quindi l’economia locale» puntualizza. “Cinema Zero” è un’altra istituzione culturale che si muove nella stessa logica di “innervamento” della società, sottolinea Marini; il Teatro Verdi «è una vera e propria impresa culturale». E poi il Consorzio Universitario, l’Its Academy Alto Adriatico che propone formazione post diploma di eccellenza sui temi dell’ICT, dell’Agroalimentare e dell’Energia, la realtà “Lef” di San Vito al Tagliamento, ovvero il centro di formazione esperienziale che, grazie alla sua natura di azienda lean e digitale modello, offre percorsi di formazione ideati per aiutare le imprese a creare nuove competenze. Impresa, dunque, che promuove cultura. Ma non solo finalizzata al lavoro.

In questi giorni è in corso la rassegna, “Ascoltare, Leggere, Crescere” incontri con l’editoria religiosa, che da anni. «Siamo alla 18ma edizione – puntualizza Sandro Sandrin, il promotore – e questa tappa testimonia il dialogo proficuo che c’è nel nostro contesto tra la Chiesa e la società, in particolare la cultura e l’impresa. Offriamo opportunità di approfondimento, con testimoni diretti, anche su ciò che non è business immediato». Certo, non mancano le zone d’ombra. Né qui a Pordenone, né a Trieste, la quarta città del BenVivere e Udine, l’ottava. «Siamo la seconda regione più anziana in Italia. Un fenomeno ben descritto da alcuni dati: nel 2004 avevamo 276mila giovani tra i 15 e i 34 anni; nel 2024 siamo scesi a 228mila. Quasi 50mila giovani in meno per la nostra comunità – è l’analisi di Alessia Rosolen, assessore regionale al lavoro, al welfare, alla famiglia -. Questo significa meno competenze a disposizione, una società profondamente cambiata e soprattutto una forza lavoro in forte calo». Il numero complessivo di pensionati over 65 è molto vicino a quello di chi sta ancora lavorando. Over 65 che negli ultimi 20 anni sono aumentati come numero di 65mila unità.

«Oggi abbiamo un’offerta formativa sicuramente più solida e articolata rispetto il passato. Purtroppo il tempo stringe. Da qui al 2027 al Friuli Venezia Giulia serviranno 100mila lavoratori. Attenzione, non abbiamo bisogno di numeri ma di competenze specifiche - ha puntualizzato Rosolen alla recente assemblea di Confindustria Alto Adriatico –. Tutti i percorsi formativi che stiamo mettendo in campo sono tesi a potenziare le competenze e ad attrarre i talenti richiesti dal nostro tessuto economico».
Pordenone, su questa frontiera, è davvero in prima linea. «E lo siamo perché è una città-provincia coesa – spiega Agrusti -, in cui Istituzioni, Imprese, Società civile, Volontariato in particolare, Chiesa stessa riescono a fare sistema. Esemplare quanto come Imprese e Sindacati siamo riusciti a fare insieme al tempo del covid per le vaccinazioni e, insieme al volontariato, per sostenere le fragilità». Che poi è stata una delle tante forme di impegno civile. Quindi, secondo il presidente di Confindustria, la capacità di “fare sistema” contribuirà a risolvere anche il problema della garanzia lavorativa per il futuro.

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