mercoledì 19 dicembre 2012
​Non verrà aperta alcuna procedura di infrazione contro l'Italia e, di fatto, è stata dichiarata chiusa la questione (di Massimo Calvi).
Bagnasco: decisione Ue è atto di equità di Adriano Torti
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La Commissione europea ha chiuso l'indagine sulle esenzioni Ici concesse al non profit. Per Bruxelles alcune agevolazioni riconosciute agli enti non commerciali dal 2006 al 2011 erano "incompatibili con le regole Ue sugli aiuti di Stato". Tuttavia, per la prima volta nella storia degli interventi sul tema degli aiuti di Stato, la Commissione non ha chiesto il recupero delle somme, dato che "in questo caso specifico" ciò "sarebbe assolutamente impossibile". Bruxelles ha inoltre dato il via libera al nuovo regolamento dell'Imu per il non profit, considerando che nelle norme appena varate le esenzioni "si applicano solo agli immobili dove sono condotte attività non economiche". Dunque, Bruxelles non aprirà alcuna procedura di infrazione contro l'Italia e, di fatto, dichiara chiusa la questione.Lo strappo alla regola, cioè il mancato recupero delle somme pregresse, si deve a due motivi. Il primo è di carattere tecnico: l'Italia ha infatti dimostrato che sarebbe impossibile definire oggi quali parti degli immobili fossero state usate "esclusivamente" per attività svolte in forma non economica secondo il diritto europeo. Il secondo motivo è forse più importante e riguarda il riconoscimento che Bruxelles dà alle attività non profit per l'"importante ruolo sociale" che esse svolgono, come ha commentato il Commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, una volta accertato che "quando operano sullo stesso mercato degli attori commerciali non beneficino di aiuti non dovuti".L'incompatibilità con la normativa europea sugli aiuti di Stato delle esenzioni Ici per gli immobili degli enti non commerciali destinati ad attività di rilevanza sociale non si deve al fatto che Bruxelles nega la possibilità di sostenere il non profit, ma semplicemente che quei benefici sarebbero stati legittimi se concessi in altra forma. Cioè non valutando l'assenza dello scopo di lucro, ma lo svolgimento o meno di un'attività economica secondo il diritto europeo. Da notare, infine, che la Commissione europea correttamente non parla mai di esenzioni alla Chiesa, come nel dibattito in Italia, ma di aiuti al non profit.
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