venerdì 28 marzo 2025
Dopo il miglioramento delle competenze sull’intelligenza artificiale (43%), seguono la gestione dei progetti software (21%), l’analisi dati (20%) e l’alfabetizzazione informatica (20%)
Cresce il ruolo dei fondi interprofessionali

Cresce il ruolo dei fondi interprofessionali - Fonditalia

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La formazione cambia. I lavoratori cercano di imparare sempre più dall'Ia-Intelligenza artificiale e dal digitale. Il 43% infatti chiede una formazione specifica sull’Ia. È il primo bisogno di apprendimento espresso dai dipendenti del nostro Paese, staccando ampiamente tutte le altre possibili opportunità di sviluppo delle competenze offerte dal datore di lavoro. Nella classifica dei principali bisogni di apprendimento, infatti, dopo il miglioramento delle competenze sull’Ia, seguono – a distanza – la gestione dei progetti software, indicata dal 21% dei lavoratori, l’analisi dati (20%) e l’alfabetizzazione informatica (20%). Subito dopo, i lavoratori sono interessati a migliorarsi soprattutto nel campo delle soft skill: al quinto posto ci sono mindfulness e benessere, al sesto la comunicazione, all’ottavo la gestione e la leadership, al nono l’empatia, al decimo il pensiero creativo (il settimo posto, con il coding, resta legato all’ambito. È quanto emerge dall’ultima edizione del Randstad Workmonitor, la ricerca di Randstad condotta in 35 Paesi, che ha indagato le principali trasformazioni del mercato del lavoro e analizzato le richieste dei talenti in termini di formazione e sviluppo delle competenze. Il bisogno di formazione sull'intelligenza artificiale - richiesto in Italia da quasi metà della popolazione aziendale, cinque punti più della media europea e tre più di quella globale - appare in crescita dell’8% in un anno. Lo esprimono soprattutto i lavoratori over 55 (50%) e quelli della Generazione Z (43%), poi GenX (42%) e Millennials (36%).


«L’utilizzo di sistemi di Ia, in particolare quelli di Generative AI basati su Large Language Model, richiede sia competenze tecnico-analitiche, che vanno dalla conoscenza dei fondamenti dei sistemi AI all’analisi dei dati, che competenze umanistiche, come quelle comunicative, creative ed etiche – spiega Fabio Costantini, ad di Randstad HR Solutions e consigliere di Fondazione Randstad AI & Humanities –. Queste ultime, oggi, sono sempre più necessarie per utilizzare al meglio strumenti basati principalmente sulla comprensione e l'analisi del testo e poterli integrare in modo responsabile e strategico ai flussi lavorativi quotidiani. Per un uso efficace dell’AI, al passo con la velocità di trasformazione della rivoluzione digitale, sono poi fondamentali, certamente, anche soft skill come la learning agility, ovvero la propensione all’apprendimento continuo».

Dal Randstad Workmonitor emerge, in generale, una grande apertura degli italiani verso l’adozione dell’AI, con un 72% dei lavoratori disposto ad utilizzare le tecnologie più recenti nel proprio ruolo. Ma la possibilità di formazione specifica sull’intelligenza artificiale diventa anche un fattore chiave per trattenere i talenti - ben il 38% (+12% rispetto al 2024) si dice infatti pronto a lasciare l’azienda in mancanza di nuove opportunità di apprendimento per il futuro, in particolare quelle sull’Intelligenza Artificiale - e tra i motivi più influenti per accettare o meno un nuovo impiego - il 40% rinuncerebbe se questo non offrisse opportunità di apprendimento per il futuro come quelle sull’Ia.

Italia indietro sulle competenze digitali

Le tecnologie digitali risulteranno essenziali entro il 2030: ma a che punto siamo in Italia? Secondo il Rapporto 2024 sullo stato del Digital Decade, il 54% degli italiani non ha ancora competenze digitali di base, e i professionisti formati in materia Ict sono la metà di quanto prospettato dall’Unione Europea. Per dare una risposta concreta a questa problematica e alle nuove esigenze del mercato del lavoro nasce DEMA Academy, la nuova realtà formativa fondata da Francesco Ferrari, co-founder della Content Media House milanese Hellodì ed esperto in Digital Strategy, che coniuga formazione ed esperienza reale per i giovani che desiderano costruire una carriera nel Digital Marketing. Ferrari individua cinque punti:

1. Entrare prima nel mondo del lavoro: l’inserimento di giovani di 19-20 anni nel mercato è un valore aggiunto, si tratta di un’operazione che abbassa l’età media di ingresso e incoraggia la crescita professionale. Attualmente il mercato in Italia è meno competitivo rispetto al resto dell’Europa anche perché il sistema universitario è ancora ancorato al modello 3+2.
2. Imparare a vivere in azienda: i professionisti del futuro necessitano di essere formati non solo dal punto di vista teorico, ma anche grazie all’esperienza reale. Teoria e pratica vanno integrate per permettere ai giovani di sapersi muovere con fermezza tra colloqui, occasioni di public speaking, scrittura, creatività, problem solving, ecc.
3. Restare al passo con i trend digitali: il mondo digitale evolve rapidamente, e servono talenti che sappiano parlare lo stesso linguaggio delle nuove generazioni.
4. Imparare dai professionisti: la classica lezione frontale tenuta in aula non è più abbastanza. Serve una preparazione concreta che può essere garantita con lezioni tenute da persone che lavorano nel digital ogni giorno, e che sono quindi in grado di portare in aula casi studi.
5. Creare un ponte tra università e aziende: è fondamentale che atenei e mondo del lavoro dialoghino costantemente tra loro per garantire reali opportunità agli studenti, con l'obiettivo di costruire percorsi che favoriscano l’inserimento professionale.

L'impegno di Cisco per la formazione digitale

Fornire competenze digitali di base a 1,5 milioni di persone dell’Unione Europea entro il 2030, e in più formare 5mila istruttori sulle nuove competenze professionali che oggi sono necessarie in ambito Ia, cybersecurity, data science e per la trasformazione digitale delle industrie. È questo il piano annunciato dallo stesso presidente e ceo di Cisco Chuck Robbins. Tutti obiettivi ambiziosi che Cisco intende raggiungere sfruttando risorse, reti, esperienze accumulate grazie a Cisco Networking Academy, uno dei programmi di formazione per il lavoro più longevi del mondo. Con i suoi storici programmi formativi, come Cisco Networking Academy, Cisco è nella posizione ideale per giocare un ruolo significativo nel realizzare l’agenda UE per la Union of Skills, con questo nuovo obiettivo indicato nel quadro del Pact For Skills dell’Unione. Cisco offrirà corsi gratuiti pensati per migliorare l’alfabetizzazione digitale di 1,5 milioni di persone nell’ Unione Europea. I corsi saranno dedicati alla conoscenza del mondo digitale, alla sicurezza informatica, alla data science, all’internet delle cose e all’AI. L’obiettivo è dare libero accesso alle competenze basilari per un mondo digitale, in linea con gli obiettivi del decennio digitale 2030 della Commissione Europea. Cisco aiuterà a creare una forza lavoro pronta per il futuro tramite l’istruzione tecnica e professionale e l’educazione superiore. A questo scopo formerà 5mila insegnanti nei prossimi cinque anni con corsi dedicati all’Ia – di livello base e intermedio – e nuovi argomenti quali l’impatto dell’Ia sulla cybersecurity, sulle reti e sulle professioni It. I corsi daranno agli educatori quanto necessario per insegnare alla futura generazione di professionisti, e saranno realizzati unendo contenuti esistenti e nuovi percorsi personalizzati in relazione ai temi dell’Ia.

Il nuovo curriculum Cisco Industrial Networking offrirà materiali approfonditi su temi come l’efficienza energetica e operativa, l’innovazione, l’industria digitale. I corsi sono pensati per dare ai lavoratori le competenze utili nello scenario di trasformazione digitale dell’industria, in ambito manifatturiero e settori quali l’automotive.

Per favorire la più ampia adesione a queste opportunità e permettere di integrare i contenuti nei curricula nazionali e nei sistemi educativi pubblici, Cisco Networking Academy li metterà a disposizione in più lingue europee. L’azienda, inoltre, collaborerà con i suoi partner europei per offrire moduli formativi gratuiti a tutti gli educatori, tramite piattaforme usabili, con curricula allineati e con strumenti per sviluppare nuove strategie di insegnamento.


Il bilancio della formazione in Italia

Il quinquennio 2018-2022 ha registrato investimenti regionali pari a 508 milioni di euro nella formazione continua dei lavoratori in Italia, con una media annua di 127 milioni erogati attraverso 132 avvisi regionali. Dai dati contenuti nel Rapporto Inapp 2023 – Lavoro, formazione, welfare: un percorso di crescita accidentato emerge, tuttavia, un significativo squilibrio territoriale che rischia di compromettere lo sviluppo omogeneo delle competenze nel Paese. Secondo i dati Unioncamere-Anpal del 2022, le imprese che hanno realizzato attività formative rivolte ai propri dipendenti sono situate in prevalenza nel Nord Italia, soprattutto in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (dove il 28,4% ha svolto attività formative), seguite dal Trentino-Alto Adige (27,2%). Per contro, le regioni meridionali, nonostante il maggiore fabbisogno occupazionale, hanno registrato tassi di partecipazione aziendale alla formazione significativamente inferiori.

La nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo Plus, principale strumento dell'Unione Europea per gli investimenti sulle persone, rappresenta la leva strategica per il futuro della formazione professionale. Con una dotazione complessiva di 99 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, di cui 17,3 miliardi destinati all'Italia, il programma punta a sostenere l’occupabilità, l’inclusione sociale e l’istruzione di qualità. FSE+ 2021-2027 punta, pertanto, a correggere questi squilibri geografici attraverso una strategia articolata che prevede 17 Programmi Regionali, quattro Programmi Plurifondo specifici per le regioni del Sud e cinque Programmi Nazionali per supportare le aree più bisognose.

Mentre il divario territoriale nella formazione continua si conferma una criticità nazionale, FondItalia – il Fondo interprofessionale promosso da Ugl e Federterziario – segna una significativa controtendenza, con le regioni del Sud protagoniste degli investimenti formativi. I dati in esito al primo Sportello a valere sull’Avviso FEMI 2025.01, che ha registrato l’approvazione di 120 progetti per un valore complessivo di oltre due milioni di euro e il coinvolgimento di 557 imprese, infatti, testimoniano un quadro articolato circa la distribuzione territoriale dei Progetti: se la Lombardia guida con 111 imprese beneficiarie e 893 destinatari, è significativa la performance di regioni del Sud come la Sardegna, con 93 imprese dei settori dell’agricoltura, commercio e turismo, e la Puglia che, pur con 43 imprese, registra investimenti rilevanti in termini di monte ore formativo, particolarmente nel settore manifatturiero. L'investimento complessivo nelle regioni meridionali (Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) ammonta a oltre 1,3 milioni di euro, una cifra più che doppia rispetto ai quasi 500mila euro destinati alle regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna). Anche sul fronte delle aziende beneficiarie il Sud dimostra una netta preponderanza rispetto al Nord del Paese con 222 imprese che hanno aderito a un progetto di formazione (contro le 176 del Nord Italia); più o meno lo stesso il numero di destinatari (1715 al Sud e 1907 al Nord), ma con una differenza significativa nell'intensità della formazione: più di 70mila ore di formazione nelle regioni del Sud, quasi il doppio rispetto alle 31mila ore nel Nord.

Particolarmente significativo, per concludere, il ruolo delle microimprese, che rappresentano il segmento più attivo tra le beneficiarie: hanno ottenuto finanziamenti 330 imprese con meno di dieci dipendenti (che rappresentano circa il 60% delle imprese coinvolte in attività formative approvate a chiusura del primo Sportello del consueto Avviso annuale FondItalia. Un dato che evidenzia l'efficacia di FondItalia nel raggiungere e sostenere proprio quelle realtà che tradizionalmente faticano ad accedere alle risorse per la formazione.

«I dati del primo Sportello a valere sull’Avviso Femi 2025.01 dimostrano che il Sud sta rispondendo con dinamismo alle opportunità formative - commenta Egidio Sangue, direttore del Fondo -. Le piccole realtà imprenditoriali meridionali mostrano una crescente consapevolezza dell'importanza della formazione finanziata, contraddicendo il tradizionale gap Nord-Sud. L'esperienza di FondItalia dimostra che è possibile invertire questa tendenza - conclude Sangue -. Le microimprese del Sud che hanno avuto accesso alle risorse per la formazione grazie agli strumenti messi a punto da FondItalia mostrano tassi di partecipazione e risultati che contraddicono il tradizionale divario Nord-Sud in tema di formazione continua in impresa. Questi dati possono fornire indicazioni preziose sia per le Regioni italiane in un’ottica di implementazione dei nuovi programmi FSE+ destinati alla formazione dei lavoratori sia per le istituzioni in generale, augurandoci un sempre maggior coinvolgimento dei Fondi nell’ambito delle politiche attive per il lavoro».

Aperto il nuovo Avviso di Fonditalia

Sono stati circa 42mila i lavoratori che hanno beneficiato, nel corso di quest’anno, di percorsi formativi per migliorare le proprie competenze, per un totale di oltre 3.200 imprese coinvolte. Questi i numeri 2024 dell’attività di FondItalia, Fondo Interprofessionale per la formazione continua che, per il 2025, ha già messo a disposizione otto milioni di euro (con l’impegno, come di consueto, di deliberare incrementi periodici delle risorse sulla base dei trasferimenti Inps che si renderanno disponibili nel corso dell’anno) per progetti di formazione legati soprattutto alle tematiche green e tecnologiche, che, secondo i dati dell’analisi annuale di Excelsior-Unioncamere Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia, dovranno avere i quasi quattro milioni i lavoratori che serviranno alle imprese - pubbliche e private - entro il 2028.

A dicembre 2024, FondItalia ha approvato poco meno di 16 milioni di euro che hanno permesso di finanziare circa 900 Progetti formativi rivolti a 42mila lavoratori di 3.200 imprese aderenti, per un totale di 872mila ore di formazione.

Per il 2025, con la pubblicazione dell’Avviso Femi 2025.01 per il finanziamento di attività di formazione continua a favore delle Imprese aderenti al Fondo e ai Conti di Rete, FondItalia ha incrementato la dotazione economica iniziale a otto milioni di euro (+1 milione di euro rispetto al I Sportello dell’Avviso Femi 2024.01). L’Avviso, con procedura a Sportello, interviene su alcune tematiche specifiche, quali: aggiornamento e mantenimento delle competenze; adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) ed amministrazione, sviluppo delle abilità personali, introduzione di elementi di innovazione tecnologica e digitale, incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche, supporto all’internazionalizzazione e green economy.

Quattro gli assi formativi: Progetti formativi aziendali, in linea con le esigenze espresse da una sola impresa; Progetti formativi interaziendali, ossia un progetto formativo in linea con le esigenze formative espresse da più imprese, e Progetti formativi individuali finanziabili mediante voucher, ossia la partecipazione a percorsi a scelta individuale di alta formazione o specialistica, erogata da specifici Enti erogatori in linea con le esigenze espresse da una o più imprese. Previsto anche il quarto asseAsse Fnc – per il finanziamento di Progetti formativi che intenderanno avvalersi dell’intervento del Fondo Nuove Competenze – Competenze per le Innovazioni, lo strumento di politica attiva giunto al suo terzo anno di vita, finanziato con 730 milioni di euro dal PN Giovani, Donne e Lavoro (FSE+ 2021/2027) che, in questa edizione, si concentra su transizione digitale, sostenibilità ed economia circolare, green e welfare aziendale, offrendo finanziamenti per adattare le competenze dei lavoratori alle nuove sfide produttive. Il Fondo Nuove Competenze rimborsa il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza di percorsi formativi (costo orario finanziato per un indicativo 60% della quota retributiva e per il 100% della quota contributiva) in aziende disponibili a stipulare un accordo sindacale che preveda una rimodulazione dell’orario di lavoro dei dipendenti, destinando una parte delle ore alla formazione, mentre FondItalia concorrerà -per tutte le imprese aderenti al Fondo- all’accesso alla misura, al finanziamento dell’intervento formativo e all’attestazione delle competenze acquisite mediante la formazione.

Come nel precedente Avviso, anche nell’Avviso FEMI 2025.01 è riconosciuta la premialità (anche economica) prevista dal Fondo per tutte le imprese beneficiarie di Progetto che vorranno avvalersi dell’applicazione C+, lo strumento sviluppato, su commissione di FondItalia, in coerenza con le indicazioni contenute nel DL 13/2013 e DM del 5 gennaio 2021 ed in continuo aggiornamento, che utilizza l’architettura ed i descrittori dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni per la messa in trasparenza, l’attestazione e la validazione delle competenze in possesso del lavoratore prima e dopo la partecipazione al corso di formazione frequentato, consentendo – di fatto – comparazioni esplicative anche in merito all’efficacia della formazione svolta.

«Anche per il 2025 abbiamo previsto la pubblicazione di un unico Avviso Femi, articolato in sei Sportelli per consentire la programmazione a lungo termine delle attività formative - sottolinea Sangue - e finalizzato a promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione delle aziende italiane, con il fondamentale ausilio del Fondo Nuove Competenze alla sua terza edizione, un vitale investimento per l’innalzamento delle competenze dei lavoratori e la crescita del nostro tessuto produttivo».

Il ruolo dei fondi interprofessionali

«I Fondi paritari per la formazione dei lavoratori avrebbero bisogno di una legislazione speciale e specifica. Inoltre, la somma dello 0,3% a favore delle attività di formazione dovrebbe non solo essere restituita ai Fondi integralmente, ma altresì aumentata, portandola almeno allo 0,5% partendo dalla considerazione che in Francia, questa percentuale, è all’1%». Così Francesco Franco, direttore di FondItalia. La formazione offerta da FondItalia ha visto, nel periodo 2010/2023, più di 7.500 progetti approvati e finanziati, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, a cui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.

Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si è confermato il punto di riferimento per le microimprese (da uno a nove dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%), il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali). Le microimprese si confermano il principale bacino di adesioni per il Fondo, confermando la bontà di alcune politiche adottate da FondItalia, come la possibilità per le imprese di tali dimensioni di aggregare le proprie risorse in Conti di Rete, facilitandone l’ingresso nel “sistema Fondi” e l’accesso alle risorse per la formazione continua.

Al centro del dibattito la questione degli aiuti di Stato a sostegno della formazione, con particolare riferimento alle iniziative già avviate attraverso le prime due edizioni del Fnc. Uno strumento, nato con l’obiettivo di supportare le imprese italiane nella riqualificazione e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, che ha erogato significativi finanziamenti nelle sue prime due edizioni. Nel 2021, il Fnc ha investito circa 730 milioni di euro, finanziando oltre 200mila ore di formazione a beneficio di circa 300mila lavoratori in tutta Italia. La seconda edizione, conclusasi nel 2023, ha visto una partecipazione ancora più ampia, con un incremento del 25% delle aziende beneficiarie e un ulteriore aumento del monte ore formativo, raggiungendo nuovi settori e profili professionali.

L’impatto dei Fondi paritari riconosciuti dal ministero del Lavoro è stato rilevante, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi: la formazione finanziata ha permesso ai lavoratori di acquisire competenze specialistiche nei campi della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e delle nuove tecnologie produttive, contribuendo a migliorare la competitività delle imprese e a prepararle ai cambiamenti del mercato. Con il recente decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 9 luglio 2024, sono state introdotte nuove linee guida che influenzeranno la struttura e i criteri di accesso alla terza edizione del Fondo Nuove Competenze.


Tecnologie per la formazione aziendale

Uscito di recente per Mondadori Università, il manuale Tecnologie per la formazione aziendale - Storia, metodologie e futuri possibili del Digital learning in azienda nasce dall'incontro tra due ambiti in evoluzione: quello della riflessione e della ricerca accademica sulle sfide della didattica e sui processi di digitalizzazione che incidono sulle pratiche di insegnamento e apprendimento, e quello del know-how delle organizzazioni e dei professionisti della formazione aziendale di Skilla, costantemente a confronto con le esigenze della formazione degli adulti e chiamati ad applicare le metodologie e le tecnologie più avanzate.

Un libro che ha l’ambizione di essere un testo di base per la formazione di giovani studenti universitari che seguono percorsi di specializzazione nell’ambito delle risorse umane e della formazione e dall'altro uno strumento di apprendimento per il formatore aziendale, figura che si è specializzata, finora, principalmente sul campo. Pur essendo migliaia i formatori aziendali, solo recentemente sono stati creati percorsi universitari dedicati a questa figura professionale aziendale.

Il valore di questo contributo è nella condivisione e nella sistematizzazione di una solida base di conoscenze e competenze che costituiscono le fondamenta della nuova disciplina accademica: la formazione degli adulti in ambito aziendale, imprescindibile in un mondo del lavoro sempre più complesso che richiede figure professionali in grado di accompagnare le persone, con percorsi di skilling, upskilling e reskilling, al fine di favorire la crescita e l’innovazione delle aziende.

La formazione è sempre più cruciale per la competitività di aziende e organizzazioni, pubbliche e private, ed è un elemento centrale per il benessere e lo sviluppo delle persone che vi lavorano. Le tecnologie dell’apprendimento sono, oggi, uno strumento essenziale per creare e diffondere conoscenze e competenze. Si tratta di un nuovo campo del sapere organizzativo che è indispensabile padroneggiare e imparare a gestire.

Questo manuale parte da una ricostruzione storica dell’affermarsi del digital e del social learning e ne analizza le metodologie e gli strumenti, fino alle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e aumentata.

L’incontro dei due ambiti che hanno realizzato il testo, quello accademico e quello professionale, ha generato un’opera originale e innovativa sia per il mondo accademico sia per quello professionale, in cui teoria ed esperienze sul campo si alternano continuamente; la dimensione storica del digital learning e il quadro normativo europeo e nazionale dell’apprendimento nelle organizzazioni si alternano all’analisi di casi, guide operative e presentazione di metodologie formative applicate nelle aziende.

Il filo conduttore dei vari contributi del testo è quello della formazione continua, di una visione della formazione che vada oltre la dimensione formale per dare piena dignità alla dimensione informale e non formale dell’apprendimento, e della necessità di formare una nuova generazione di formatori con una forte padronanza della cultura e degli strumenti digitali, che sappiano operare negli ecosistemi di apprendimento aziendale e che sappiano padroneggiare una molteplicità di metodologie.

In questa evoluzione dei sistemi di apprendimento, assumono sempre maggiore importanza le Academy aziendali, il coinvolgimento del management aziendale e la responsabilizzazione di tutte le persone all’autoapprendimento.

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