Spunta l'ipotesi di un accorpamento delle festività, con l'idea che Pil possa averne un picolo giovamento. L'idea viene confermata in ambienti governativi e potrebbe essere esaminata nel prossimo Cdm dopo il parere di quattro ministeri chiave. Dell'ipotesi di mettere mano alle festività, peraltro assai care al popolo italiano, riferiscono fonti ministeriali, si è discusso nel preconsiglio svoltosi ieri a palazzo Chigi. In particolare, il sottosegretario Antonio Catricalà avrebbe chiesto ai tecnici di diversi dicasteri di presentare entro breve un parere in modo che il provvedimento possa arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già questo venerdì. Non si conoscono ancora i dettagli del testo. Tuttavia, alcune settimane fa, il sottosegretario Gianfranco Polillo aveva sottolineato che riducendo il numero di giorni non lavorati di una settimana avrebbe portato a un aumento del Pil di circa un punto percentuale.Il tema è stato affrontato anche dal governo Berlsuconi, lo scorso anno, e dopo una serie di valutazioni furono prese alcune decisioni, come ad esempio quella di far restare il 29 giugno un giorno di festa per i romani che celebrano i loro patroni, San Pietro e San Paolo. La Festività rientra infatti tra quelle che sono oggetto di accordi con la Santa Sede, come, per esempio il 25 dicembre, Natale, o il 15 agosto, l'Assunzione.Per tutti gli altri patroni si è aperta invece la via del decreto. Per le feste patronali "rilevanti e non accorpabili" alla domenica "si porrà il problema di un decreto, ma in ogni caso riguarderà solo il territorio con un effetto minimo sul Pil", aveva spiegato lo scorso anno il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Da qui i tanti dubbi su come muoversi in un terreno tanto complicato e che tocca la sensibilità popolare.