La generazione del 1980 rischia di
andare in pensione con un ritardo anche di 5 anni, arrivando
così a 75 anni di età. Lo ha sottolineato il presidente
dell'Inps, Tito Boeri, in un intervento al Graduation Day
dell'Altemps dell'Università Cattolica. Il motivo, ha spiegato
Boeri, sono gli anni di discontinuità contributiva, ossia
quegli anni "persi" a causa di un lavoro sempre più
frammentato. In uno studio effettuato proprio sulla classe '80,
ha detto il presidente dell'Inps, "abbiamo preso in
considerazione i lavoratori dipendenti ma anche gli artigiani,
eprsone che oggi hanno 36 anni e che probabilmente, a causa di
episodi di disoccupazione, hanno una discontinuità
contribuitiva di circa due anni". Il che significa che "invece
di andare in pensione a 70 anni rischiano di andarci due, tre o
anche cinque anni dopo perchè privi dei requisiti minimi". Da qui la necessità di fare subito una riforma per evitare conseguenze disastrose. "Dato il livello della disoccupazione
giovanile e dato che rischiamo di avere intere generazioni
perdute all'interno del nostro Paese e dato che invece abbiamo
bisogno di quel capitale umano, credo sia molto importante fare
questa operazione in tempi stretti".
"Noi le nostre proposte le abbiamo
fatte. Quasi un anno fa le abbiamo presentate al Governo, le
abbiamo rese pubbliche ad ottobre. Il nostro contributo lo
abbiamo dato. Adesso chiaramente spetta alla politica decidere
cosa fare. Mi auguro che qualcosa venga fatto" ha detto ancora Boeri, a margine del suo intervento
al Graduation day all'Università cattolica. "Siicuramente il tema
dell'uscita flessibile è un tema che va affrontato - ha
aggiunto Boeri - l'ho già detto più volte, non fra cinque
anni, va fatto, credo, adesso". Quella appena varata dal governo (in part-time tre anni prima della pensione) è una sperimentazione.
"Ci
sono dei limiti di stanziamento, ma in ogni caso non potranno
essere più di 30mila lavoratori nel giro di tre anni. Ci sono
dei limiti posti dal finanziamento".
Boeri ha inoltre confermato che "questa settimana partono le prime
buste arancioni, saranno 150mila e sono delle buste che
contengono informazioni di base" sulla vita previdenziale delle
persone.