È ripartita ufficialmente oggi la produzione della storica azienda Berti di Tessera (Venezia), attiva dal 1962 nel settore del vetrocamera e dei serramenti in vetro e dichiarata fallita a fine 2015. Un risultato importante e di valore, frutto della scelta di 22 lavoratori che hanno deciso di prendere il destino dell’azienda nelle proprie mani e di costituire una cooperativa: per salvare i loro posti di lavoro e per tutelare quel patrimonio prezioso di competenze e di accreditamento sul mercato, italiano ed estero, costruiti negli anni con una produzione di qualità e tanta fatica. Si tratta della quinta operazione di
workers buyout (wbo) industriale supportata con successo da Legacoop Veneto. Un modello, questo veneto, che ha precisi tratti distintivi e punti di forza: aver codificato il percorso nelle sue complesse tappe (anche burocratiche e procedurali), aver costruito la rete dei partner a sostegno dei lavoratori e della start up cooperativa (istituzionali, bancari-assicurativi, finanziari), avere infine sperimentato sul campo l’efficacia e la validità dello strumento come risposta alla crisi in chiave imprenditoriale - capace cioè di spingersi oltre l’uso tradizionale degli ammortizzatori sociali - in particolare in un settore come il manifatturiero, comparto produttivo trainante per l’economia del territorio e pesantemente toccato dalla crisi. Insomma in Veneto quello del
workers buyout si sta accreditando come vero strumento di politica industriale. «Queste storie dimostrano bene la capacità della cooperazione di fornire risposte nuove alla crisi – spiega
Adriano Rizzi, presidente Legacoop Veneto –. Siamo oggi di fronte a un modello di intervento innovativo: uno strumento di politiche attive per il lavoro alternativo a un ricorso “assistenziale” agli ammortizzatori sociali, che crea nuova impresa e, così facendo, salva l’occupazione».«La cooperativa nasce sicuramente dalla buona volontà e dall’impegno dei suoi soci lavoratori, ma fondamentale è stata la sinergia vera e concreta con Legacoop Veneto, il sindacato e le istituzioni – sottolinea
Attilio Pasqualetto, presidente della coop Berti –. Un segnale davvero importante per le imprese, i lavoratori, i cittadini: dove si lavora insieme si raggiungono importanti obiettivi e questo diventa un risultato anche per l’intero territorio».Fino a un anno fa Berti Srl occupava 46 lavoratori, rimasti senza stipendio dal 1° maggio 2015 e poi in cassa integrazione dall’11 agosto. Di fronte a una dichiarata e definitiva volontà da parte della proprietà di non proseguire l’attività, e l’impossibilità di trovare altre strade di trattativa sindacale che non fosse quella ultima dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, i lavoratori decidono di non arrendersi. Ma anzi di ripartire insieme, su nuove basi e con nuove responsabilità, consapevoli della propria professionalità, delle possibilità di mercato e incoraggiati da clienti e fornitori. Così i lavoratori chiedono alla Filctem-Cgil, che aveva gestito tutta la trattativa precedente, di sondare lo strumento del
workers buyout con Legacoop Veneto, che li supporta per prima cosa in un’attenta analisi della fattibilità e della sostenibilità economica dell’intera operazione.Inizia dunque la fase di definizione del
business plan e la costruzione del rapporto con le banche e con i finanziatori; l’11 novembre 2015 la costituzione ufficiale dell’impresa cooperativa, con l’obiettivo di rilevare l’azienda – nel frattempo fallita a seguito dell’istanza della proprietà – presso il Tribunale di Venezia, da subito interlocutore attento sulla vicenda. Il 24 marzo 2016, finalmente, la sottoscrizione del contratto definitivo con il curatore fallimentare.Innanzitutto i lavoratori hanno chiesto l’anticipo della loro indennità di mobilità, con la quale capitalizzeranno la società con circa 338mila euro. Poi Coopfond spa, il fondo mutualistico di Legacoop, interverrà con ulteriori 200mila euro di capitale sociale (oltre a 20mila euro per sostenere le spese di costituzione); Cfi (investitore istituzionale delle Centrali cooperative e del Ministero dello Sviluppo economico) da parte sua ha deliberato la propria partecipazione quale socio finanziatore con una quota di 50mila euro e con un mutuo a dieci anni di altri 200mila euro. Complessivamente, dunque, la leva finanziaria è oggi pari a 808mila euro. I fidi bancari degli istituti che hanno dimostrato di credere nel progetto (Banca Etica e Intesa San Paolo) ammontano ad euro 450mila; UnipolSai ha garantito la copertura sul fronte delle fidejussioni e delle assicurazioni.All’inaugurazione della neonata cooperativa anche il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, che da parte sua ha assicurato la massima attenzione della Giunta regionale per favorire l’ingresso della finanziaria regionale Veneto Sviluppo nel capitale sociale dell’azienda con una “dote” di 200mila euro, quota che contribuirà ad assicurare solidità finanziaria al progetto imprenditoriale della nuova società.Una storia di rinascita in cui sono protagonisti i lavoratori. E un intero territorio che con loro scommette e condivide la sfida: sistema cooperativo, sindacato e istituzioni private e pubbliche.