martedì 19 giugno 2012
​La trasmissione della fede cristiana è «una delle grandi sfide della Chiesa che sarà approfondita nel contesto della nuova evangelizzazione». Lo ha detto monsignor Eterović, presentando l’Instrumentum laboris della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi dell'ottobre prossimo.
Qui, ora e oltre di Gennaro Matino
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La trasmissione della fede cristiana è «una delle grandi sfide della Chiesa che sarà approfondita nel contesto della nuova evangelizzazione», ricordando che «l’urgente compito di trasmettere alle nuove generazioni il Vangelo di Gesù - senza interruzione del processo di trasmissione della fede - si svolge nell’ambito della nuova evangelizzazione».Lo ha detto questa mattina mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, presentando nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala stampa vaticana l’Instrumentum laboris della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (7 - 28 ottobre 2012). L’Instrumentum laboris rappresenta “una tappa importante nella preparazione dei lavori sinodali” ed è “il risultato delle risposte ai Lineamenta, documento di riflessione sul tema dell’Assemblea sinodale” che è stato inviato ai 13 Sinodi dei Vescovi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, alle 114 Conferenze episcopali, ai 26 Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei superiori generali. Oltre alla prefazione, l’Instrumentum laboris è composto da quattro capitoli, preceduti da una introduzione e chiusi da una breve conclusione.
Nell’Introduzione, ha precisato mons. Eterović, si mette in risalto “l’importanza dei documenti conciliari che sono stati punti di riferimento per i Vescovi di Roma nell’applicarne le indicazioni nei decenni successivi”. Il primo capitolo - “Gesù Cristo, Vangelo di Dio per l’uomo” - ribadisce “il nucleo centrale della fede cristiana, che non pochi cristiani ignorano”; il secondo capitolo del documento - “Tempo di nuova evangelizzazione” - è dedicato “alla segnalazione delle sfide attuali all’evangelizzazione come pure alla descrizione della nuova evangelizzazione”; il terzo capitolo - “Trasmettere la fede” - si sofferma invece sulla “finalità della nuova evangelizzazione” che “è la trasmissione della fede” perché “la Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive” e “tutti i cristiani sono chiamati a dare il loro contributo”. Nel quarto capitolo - “Ravvivare l’azione pastorale” - viene ripresa quindi “la trasmissione della fede nel contesto della nuova evangelizzazione” e riproposti “gli strumenti maturati durante la sua Tradizione e, in particolare, il primo annuncio, l’iniziazione cristiana e l’educazione, cercando di adattarli alle attuali condizioni culturali e sociali”. Infine, la conclusione richiama la nuova evangelizzazione che “dovrebbe favorire un nuovo slancio apostolico” rendendo “più dinamica l’attività di ordinaria evangelizzazione della Chiesa, in grado di attrarre anche persone che se ne sono allontanate”. 
 
Oggi “sembra che la cultura della novità sia il codice interpretativo dell’habitat globalizzato”. Pertanto per “sottrarre la fede al rischio della decadenza giornaliera causata dal vortice autodistruttivo della novitas, non resta che confermare al Vangelo l’attestato di permanenza quotidiana e al suo annuncio una sorta di capacità di contrasto nella ricerca di una sua propria novità di linguaggio, di forme, di adattamento”. Lo ha detto questa mattina mons. Fortunato Frezza, sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, presentando in Sala stampa vaticana l’Instrumentum laboris della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (7 - 28 ottobre 2012). La fede, “che è il termine dell’attività evangelizzatrice - ha spiegato mons. Frezza -, non sarà solo l’oggetto della riflessione sinodale” di tre settimane. L’Anno della fede, infatti, “impegnerà la Chiesa universale, sul lungo periodo, in un suo più intenso coinvolgimento nella meditazione sulla fede e nel suo evolversi nella prassi pastorale, proiettata sull’odierno campo di un mondo connesso, ma anche globalizzato”, ossia “diffuso su una superficie che rischia di diventare anonima, piatta o liquida”, quanto “a significato di vita per il singolo come persona cosciente e per le comunità umane”.
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