martedì 15 aprile 2025
Arrivato nel 1956 a Hong Kong, con pazienza, una alla volta, era stato uno dei primi a riannodare i fili con i cattolici cinesi quando, alla fine degli anni Settanta, si riaprì qualche porta
Padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime

Padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime - Pime

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Era uno dei missionari che conosceva più a fondo le comunità cattoliche della Cina. Perché da Hong Kong - con pazienza, una alla volta - era stato uno dei primi a riannodare i fili con loro quando, alla fine degli anni Settanta, si era finalmente cominciata a riaprire qualche porta dopo le durissime persecuzioni degli anni della Rivoluzione culturale. Nella casa dei missionari anziani a Rancio di Lecco, alla soglia ormai dei 100 anni che avrebbe compiuto il 14 maggio, si è spento questa mattina padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime, figura molto nota tra tutti quanti seguono il cammino della Chiesa in Cina.

Nativo di Falzé di Piave - provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto – sacerdote dal 1947, a Hong Kong era arrivato nel 1956 dopo aver perfezionato gli studi in teologia della missione. Nell’allora colonia britannica che aveva accolto migliaia di esuli dalla Cina continentale dopo l’ascesa di Mao, padre Lazzarotto era stato l’anima del Centro culturale cattolico, prima di essere richiamato in Italia nella direzione generale del Pime. Ma fu dopo la morte di Mao e con le prime timide aperture di Deng Xiaoping che questo missionario intuì che forse in quella nuova stagione ci poteva essere qualche spazio per ricominciare a tessere i legami con quella comunità cattolica cinese che all’ombra di tanti martiri da tanti indizi si intuiva dover essere sopravvissuta alla grande prova. Padre Lazzarotto poté entrare per la prima volta nella Cina continentale nel maggio 1978 con una delegazione di imprenditori italiani guidata dall’allora ministro dei Trasporti Vittorino Colombo, figura di spicco del cattolicesimo democratico milanese con cui condivideva la profonda amicizia per il popolo cinese. Fu ammesso come «esperto di problemi religiosi» e già in quel primo viaggio ebbe modo di incontrare l’allora vescovo “ufficiale” di Shanghai Zhang Jiashu. «Alla fine della cena - ricordava - gli dissi in latino che anche il Papa ricordava spesso i cattolici cinesi e pregava per loro. E anche lui in latino mi aveva risposto: ‘Grazie!’». A quel primo viaggio, sempre attraverso i canali ufficiali italiani, ne erano seguiti altri che avevano permesso a padre Lazzarotto di spingersi anche oltre Pechino e Shanghai, nelle province più interne della Cina. Particolarmente emozionante per lui era stato poter recarsi nell’Henan, dove i suoi confratelli del Pime avevano svolto il proprio ministero per quasi un secolo, constatando che quel seme gettato non era stato soffocato dalla persecuzione.

Tornato stabilmente a Hong Kong all’inizio degli anni Ottanta, sulla scorta di queste esperienze diede vita insieme padre John Tong (divenuto poi vescovo e cardinale) e a due missionari americani di Maryknoll, l’Holy Spirit Study Centre, per decenni il Centro studi più documentato sulla Chiesa cattolica in Cina. Nel 1986 il cardinale Jozef Tomko lo avrebbe poi chiamato nuovamente a Roma come rettore del Collegio Urbano di Propaganda Fide, incarico che mantenne fino al 1990.

Finché le forze glielo hanno permesso padre Lazzarotto ha continuato a raccontare, scrivere e tessere attivamente relazioni con la Cina. In tutto nell’arco di più di trent’anni furono una quarantina i suoi viaggi in Cina. Finché nel 2011 – nel pieno dell’ultima grave crisi nei rapporti tra Pechino e la Santa Sede – subì la palese ingiustizia del visto negato a 86 anni per quello che intendeva essere il suo ultimo viaggio in Cina. Ma ha sopportato anche questo sgarbo con pazienza e spirito di fede. Continuando fino alla fine ad amare il popolo cinese e la sua Chiesa.

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