Papa Francesco incontra i giovani: la pace si fa con tutti.
"La pace si fa con tutti, islamici, cattolici, ebrei, ortodossi, di altre religioni, tutti siamo fratelli, tutti crediamo in un unico Dio, che sia non
separazione ma sempre fratellanza tra noi":
lo ha detto Papa
Francesco parlando ai giovani di Sarajevo, ultimo appuntamento
prima della partenza,
preferendo rispondere a braccio alle
domande spontanee dei ragazzi piuttosto che pronunciare il
discorso preparato per l'occasione.
"Voi siete la prima generazione dei giovani del dopoguerra -
ha detto il Papa - voi andate avanti, e non indietro nella
distruzione, voi volete camminare insieme, come ha detto
Nadezda, e questo è grande. Avete una vocazione grande: mai
costruire muri, sempre ponti. Onestà mai ipocrisia. E questa è
la gioia che trovo in voi".
L'incontro con 4.500 giovani gioiosi e entusiasti,
provenienti da tutta la Bosnia-Erzegovina e dai paesi vicini, si
è svolto nel tardo pomeriggio al Centro diocesano giovanile
"Giovanni Paolo II", situato sulla via verso l'aeroporto.
Giunto al complesso diocesano, Francesco ha lasciato la
Papamobile per salire a bordo di un'auto elettrica che lo ha
portato al secondo piano dell' edificio, nella grande sala dove
lo aspettava un caloroso bagno di folla. I 3.500 giovani davanti
alla sala e i mille ragazzi che sono riusciti a entrare
all'interno, hanno accolto il Pontefice con grida "Papa, mi te
volimo" (Papa ti vogliamo bene) e con l'inno "Stopama mira"
(Sulle orme della pace).
Francesco ha poi scoperto la targa dedicata a san Giovanni
Paolo II al quale è intitolato il Centro. Diverse band e gruppi si sono quindi esibiti in canti e balli
davanti al Pontefice, altri hanno raccontato le loro esperienze
come Nadezda Mojsilovic, ortodossa, coordinatrice del progetto
'Koracajmo zajedno' (Camminiamo insieme) dedicato a cristiani
bosniaci, ortodossi e cattolici. Un messaggio di pace ha lanciato anche il coro Superar, costituito da una quarantina di ragazzi, bosniaci musulmani e
serbi ortodossi di Srebrenica, teatro vent'anni fa del più
grande massacro in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, dove
in pochi giorni nel luglio 1995 furono trucidati oltre otto mila
civili musulmani. I ragazzi di Srebrenica hanno intonato la
canzone Love people.
"Consegnerò il testo del discorso, e con voi parlerò a
domanda-risposta", ha detto prendendo la parola. Rispondendo
alla prima domanda, Francesco ha confermato che non guarda la
televisione "dalla metà degli anni '90 perché ho sentito che non
mi faceva bene. Mi alienava." Da una parte c'è la responsabilità
delle emittenti, che devono dare dei valori che ci preparino per
la vita; poi c'è la responsabilità nostra di saper scegliere i
programmi". Il papa ha anche consigliato ai giovani di non stare
attaccati al computer, e di non diventarne schiavi.
Preghiera comune per la pace e la convivenza
Nell'incontro ecumenico e interreligioso di papa Francesco a Sarajevo con i capi delle comunità musulmana, ortodossa, cattolica ed ebrea, il Papa ha
guidato una preghiera comunque sui temi della convivenza e della
pace. "Noi, discendenti di Abramo secondo la fede in Te, unico
Dio, ebrei, cristiani e musulmani, umilmente siamo davanti a Te
e con fiducia Ti preghiamo per questo Paese, la Bosnia ed
Erzegovina, affinché possano abitarvi in pace e armonia uomini e
donne credenti di diverse religioni, nazioni e culture. Ti
preghiamo, o Padre, perché ciò avvenga in tutti i Paesi del
mondo!", dice tra l'altro la preghiera, che aggiunge anche: "Fà
che, con coraggio, ci impegniamo a costruire la giustizia
sociale, ad essere uomini di buona volontà, pieni di
comprensione reciproca e di perdono, pazienti artigiani di
dialogo e di pace".
Incontro ecumenico e interreligioso
"Il dialogo interreligioso, qui
come in ogni parte del mondo, è una condizione imprescindibile
per la pace, e per questo è un dovere per tutti i credenti". Lo
ha affermato papa Francesco a Sarajevo, durante l'incontro
ecumenico e interreligioso con i capi delle comunità musulmana,
ortodossa, cattolica ed ebraica della Bosnia-Erzegovina. Il Papa
ha espresso apprezzamento e incoraggiamento per l'opera portata
avanti dal Consiglio per il Dialogo Interreligioso, istituito
nel 1997, che raduna musulmani, cristiani ed ebrei.
"Il vostro lavoro - ha detto - è
molto prezioso in questa regione, e a Sarajevo in particolare,
crocevia di popoli e di culture, dove la diversità, se da un
lato costituisce una grande risorsa che ha permesso lo sviluppo
sociale, culturale e spirituale di questa regione, dall'altro è
stata motivo di dolorose lacerazioni e sanguinose guerre".
Secondo Francesco, "non è un caso che la nascita del
Consiglio per il Dialogo Interreligioso e le altre apprezzabili
iniziative in campo interreligioso ed ecumenico siano avvenute
alla fine della guerra, come una risposta all'esigenza di
riconciliazione e di fronte alla necessità di ricostruire una
società dilaniata dal conflitto". Il Papa ha quindi invitato a imparare a vivere insieme, a conoscersi e ad accettarsi nelle rispettive diversità,
liberamente, per quello che si è". Ha comunque ricordato che "il
dialogo, per essere autentico ed efficace, presuppone una
identità formata: senza identità formata, il dialogo è inutile o
dannoso. Questo lo dico pensando ai giovani, ma vale per
tutti".
Incontro con i sacerdoti e i consacrati
Le testimonianze di chi ha subito la violenza
"Le testimonianze parlavano da sole e questa è la memoria del vostro popolo. Un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro". Lo ha detto Papa
Francesco durante
l'incontro col clero a Sarajevo, accantonando
il discorso preparato e parlando a braccio dopo le drammatiche
testimonianze sugli anni di guerra portate da un sacerdote, un
frate e una suora.
"Questa è la memoria dei vostri padri e madri
nella fede - ha affermato -. Soltanto tre hanno parlato, ma
dietro di loro ci sono tanti e tante che hanno sofferto allo
stesso modo". Per Bergoglio,
"non avete diritto a dimenticare la
vostra storia. Non per vendicarvi - ha spiegato - ma per fare
pace. Non per guardare come una cosa strana ma per amare come
loro hanno amato. Nel vostro sangue, nella vostra vocazione, c'è
la vocazione, c'è il sangue di questi tre martiri".
"Riprendere
la memoria per fare pace", ha insistito il Pontefice, che ha
posto l'accento sulla parola "perdono". "Un uomo o una donna che
si consacra al servizio al Signore e non sa perdonare non
serve", ha affermato, sottolineando che "perdonare quello che ti
picchia, che ti tortura, che ti calpesta che ti minaccia col
fucile per ucciderti, questo è difficile. E loro lo hanno
fatto".
Riferendosi poi ai 120 giorni in campo di concentramento
di uno dei testimoni, Bergoglio ha invitato a non lamentarsi
"quando abbiamo un dente che ci fa male o vogliamo avere la tv
nella nostra stanza, o quando il pasto non è tanto buono: non
dimenticatevi per favore le testimonianze dei vostri antenati -
ha aggiunto -. Pensate quanto hanno sofferto questi, pensate ai
sei litri di sangue che ha ricevuto il padre per sopravvivere".
Per Francesco, "suore, religiosi, preti mondani sono una
caricatura, non servono, non hanno la memoria dei martiri: hanno
perso la memoria di Gesù Cristo crocifisso, l'unica gloria
nostra". "Benedetti voi che avete così vicino queste
testimonianze", ha aggiunto.
11.15 Bagno di folla nello stadio Kosevo gremito all'inverosimile Incontenibili manifestazioni di
affetto hanno accompagnato il giro che Papa Francesco ha
compiuto in jeep (cioè senza vetri blindati) tra la folla
dello Stadio Kosevo, gremito all'inversimile per la Messa di
oggi celebrata con i cardinali che lo accompagnano (Parolin,
Koch, Tauran) e tutti i vescovi della Bosnia Erzegovina,
guidati dal loro presidente, il cardinal Pulijc. Secondo gli
organizzatori, sono presenti circa 65 mila persone tra il
terreno di gioco, gli spalti e le vie d'accesso allo Stadio
che sono anch'esse gremite.
Ci sono i costruttori “menzogneri” della pace, che la annunciano a parole, e ci sono gli “artigiani” che la costruiscono davvero ogni giorno, gesto dopo gesto, dimostrando fraternità e misericordia. È una delle considerazioni che Papa Francesco ha espresso durante l’omelia della Messa presieduta nello stadio Koševo di Sarajevo.
"Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!".
La guerra significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate". Francesco nell'omelia: Costruire la pace, ha spiegato, "èun lavoro artigianale" e occorre non "una giustizia declamata, teorizzata, pianificata... ma la giustizia praticata". Dobbiamo, ha spiegato, mettere in pratica il comandamento: "amare il prossimo come sè stessi". "Quando, con la grazia di Dio, noi seguiamo questo comandamento, come cambiano le cose!", ha esclamato". "Quella persona, quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima. Abbiamo lo stesso Padre nei cieli".
La foto. Durante la Messa allo stadio Kosevo papa Francesco si è presentato con il bastone pastorale aggiustato con lo scotch. Nel trambusto che hapreceduto la messa, il bastone è infatti caduto e si é rottopoco sotto il crocifisso. Monsignor Guido Marini, capo dei cerimonieri pontifici ha prima cercato un nuovo bastone e poi é ricorso ad una soluzione di emergenza, quella appunto di sistemare il bastone con loscotch. È stata la prima volta che un Papa si é presentato conun bastone pastorale tenuto insieme dallo scotch.
10.20 "Sarajevo e la Bosnia ed
Erzegovina rivestono uno speciale significato per l'Europa e per
il mondo intero". Lo ha detto il Papa a Sarajevo durante
l'incontro con le autorità al Palazzo presidenziale. "È per me
motivo di gioia trovarmi in questa città che ha tanto sofferto
per i sanguinosi conflitti del secolo scorso e che è tornata ad
essere luogo di dialogo e pacifica convivenza", ha aggiunto. "Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton. Sono lieto di vedere i progressi compiuti, per i quali occorre ringraziare il Signore e tante persone di buona volontà".
I bambini di tutte le confessioni
religiose incontrati dal Papa al suo arrivo a Sarajevo sono "la
speranza" su cui scommettere per il futuro della Bosnia. Lo ha detto
Francesco in un passaggio a braccio del suo intervento.
"In questa terra le relazioni cordiali e
fraterne tra musulmani, ebrei e cristiani, rivestono un'importanza che
va ben al di là dei suoi confini. Esse testimoniano al mondo intero
che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del bene
comune è possibile, che un pluralismo di culture e tradizioni può
sussistere e dare vita a soluzioni originali ed efficaci dei problemi,
che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso
che purifichi la memoria e dia speranza per l'avvenire". In questo
senso, i bimbi incontrati "tutti insieme, gioiosi", sono la
"scommessa" per il futuro.
All'uscita dal palazzo presidenziale, prima di recarsi con la
papamobile allo stadio Kosevo, Francesco ha liberato alcune colombe
bianche e ha augurato ai presenti: "La pace sia con voi".
10.00 Papa Francesco, arrivato alle 9
all'aeroporto di Sarajevo, è giunto al palazzo presidenziale nel
centro cittadino con un ritardo di un quarto d'ora circa.
All'aeroporto il Papa si era fermato più del previsto per
salutare e stringere la mano a 150 bambini e ragazzi, vestiti
con costumi tradizionali di tutte le etnie bosniache,
appartenenti a vari gruppi folcloristici, nonchè ai dipendenti
dell'aeroporto.
Il viaggio del corteo papale dall'aeroporto verso il centro
di Sarajevo è stato accompagnato dalle campane di tutte le
chiese della capitale e di tutta la Bosnia che hanno suonato a
distesa.
ORE 9.25 Dopo la breve accoglienza ufficiale all'aeroporto di Sarajevo da parte del membro croato della presidenza della Bosnia, Dragan Covic, e dell'arcivescovo
di Sarajevo, cardinale Vinko Puljic, papa Francesco si dirige in auto verso il palazzo presidenziale dove sono previsti la cerimonia ufficiale di benvenuto e l'incontro con le autorità. Successivamente il papa incontra i tre rappresentanti della presidenza tripartita, eletti dalle tre comunità, la musulmano bosniaca, la serbo-ortodossa e la croato-cattolica.
ORE 9.00 - Papa Francesco è arrivato a Sarajevo per la
sua visita apostolica. Ad accoglierlo all'aeroporto internazionale
della capitale bosniaca l'arcivescovo di Sarajevo, card. Vinko Puljić,
e il nunzio apostolico nel Paese mons. Luigi Pezzuto.
ORE 8.20 - Papa Francesco è da poco partito dall'Aeroporto di Fiumicino per Sarajevo. Il viaggio Apostolico di Papa Francesco nella capitale della Bosnia ed Erzegovina era stato annunciato dal Pontefice all'Angelus dell'1 febbraio scorso.Messaggio del Papa alla CroaziaUn messaggio alla presidente
della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarovic, mentre sorvolava il Paese.
"Invio cordiali saluti - si legge nel messaggio - alla vostra
eccellenza e ai vostri concittadini mentre sorvolo il vostro Paese
all'inizio del mio viaggio apostolico in Bosnia ed Erzegovina. Prego
che Dio onnipotente guidi l'intera nazione verso la via della pace,
della giustizia e del bene comune. Su di lei ed il popolo croato
invoco ogni benedizione del Signore".
Papa a Mattarella:per Italia crescita spirituale,civile,socialePapa Francesco auspica per l'Italia un
"progresso spirituale, civile e sociale". Lo ha scritto nel
messaggio indirizzato al presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, in occasione della partenza da Roma verso Sarajevo
per un "viaggio apostolico in Bosnia ed Erzegovina" con il
quale il Pontefice vuole "favorire l'incontro e il dialogo tra
culture e religioni diverse, rafforzare il cammino dell'unità
dei cristiani e confermare la comunità cattolica nella fede".
Il messaggio contiene "un saluto cordiale" di Francesco al
presidente e "alla Nazione Italiana".