Sono state preparate dalla biblista francese Anne-Marie Pelletier, docente di Sacra Scrittura ed Ermeneutica biblica, le meditazioni che saranno lette il prossimo 14 aprile, Venerdì Santo, durante il rito della Via Crucis presieduto da Papa Francesco al Colosseo.
La biblista francese Anne-Marie Pelletier, docente di Sacra Scrittura ed ermeneutica biblica allo Studio della facoltà “Notre Dame” del Seminario parigino, non sa perché papa Francesco ha affidato proprio a lei le meditazioni che il 14 aprile scandiranno le stazioni della Via Crucis al Colosseo. «Non ho cercato di indagare...», si schermisce, ricordando di essere stata invitata a Roma in diverse occasioni: «Sono stata uditrice al Sinodo dei vescovi del 2001 e ho partecipato a un simposio organizzato dal Pontificio Consiglio della cultura. In ogni caso, è sembrato giusto quest’anno assegnare a una donna laica un compito riservato finora a sacerdoti e religiosi», afferma. E rimarca, volitiva: «Questa innovazione fa parte di quei gesti che indicano come le donne comincino a comparire un po’ di più negli sguardi dell’istituzione ecclesiale. Una buona notizia per le donne ma ancor più, ai miei occhi, per la Chiesa».
Con una sottolineatura riferita all'attualità e un’altra alla Rivelazione: «Nel nostro presente, un numero sempre maggiore di Paesi scivola verso un autoritarismo molto maschilista; va di moda esaltare la virilità da conquistatore. Invece la Chiesa fa un gesto, mi sembra, che sta andando nella direzione opposta: si ricorda e ricorda che furono le donne a essere le ultime accanto a Gesù nella sua Passione e le prime a ricevere l’annuncio della Risurrezione».
Pelletier ci tiene anche a precisare: «Ho incontrato qualche volta papa Francesco a Roma, per esempio quando ha ricevuto i partecipanti a una conferenza in cui le donne riflettevano sul loro ruolo nella Chiesa. Ma non mi piace coltivare il culto della personalità anche quando si tratta dal papa, per il quale nutro grande stima: giorno dopo giorno, quando lavoro per la Chiesa, lo faccio in comunione con lui, in una passione condivisa per il mondo e per il Vangelo». Sposata con tre figli, nel 2014 la studiosa settantenne ha vinto la quarta edizione del premio Ratzinger; il suo ultimo volume tradotto in Italia s’intitola Creati maschio e femmina. La differenza, luogo dell’amore (Cantagalli). «Quando ho ricevuto la richiesta di scrivere la Via Crucis, ero molto sorpresa ed emozionata. Ma anzitutto perché si trattava di preparare le meditazioni su un momento decisivo della celebrazione cristiana del mistero pasquale – puntualizza –. La morte di Gesù sulla croce rimanda al cuore della fede. Perché affronta il paradosso assoluto: Dio subisce la violenza degli uomini, entrandoci dentro per vincerla con l’amore e il perdono. Una realtà da capogiro! Quindi mi ha toccato il fatto che mi venisse affidata la missione di essere l’interprete della fede della Chiesa durante la Via crucis del Venerdì santo, memoria di un avvenimento che ha cambiato la storia». Questo paradosso «immenso» attraversa tutti i testi scritti dalla biblista: «Quel momento storico in cui il male sembra trionfare e la morte ha l’ultima parola, in cui tutta l’umanità – simboleggiata nella Bibbia attraverso l’espressione “ebrei e greci” – si ritrova unita contro l’innocente, è simultaneamente il momento in cui la vita di Dio trionfa ed è più potente del male. Quindi il Venerdì santo è inseparabile dalla mattina di Pasqua, della Resurrezione». L’intento è di sensibilizzare «al fatto che nella desolazione del Golgota è presente la “gioia del Vangelo”, la “Evangelii gaudium”, titolo dell’esortazione apostolica di Papa Francesco. Questo mistero si può scoprire solo prendendosi il tempo di fermarsi, di fare silenzio, di seguire passo dopo passo il cammino di Cristo».
Le meditazioni, quindi, cercano di introdurre a un clima di silenzio «in cui la verità folle della Croce possa risuonare per ciascuno. Ci sono riuscita? Non posso dirlo, ma era la mia intenzione».L’autrice si è presa la libertà di muoversi «all’interno dei Vangeli e soprattutto di farli risuonare nell'insieme delle Scritture. Così l’Antico Testamento appare come contrappunto in diverse stazioni. È ripercorrendo la speranza e l’attesa di Israele che si scopre il significato e la portata di ciò che accade nella Passione di Cristo. Ho lasciato anche parlare la mia memoria personale, alcune delle letture che hanno nutrito la mia fede nel tempo, come quelle dell’ebrea Etty Hillesum, del pastore Bonhoeffer o del teologo ortodosso Christos Yannaras. Oltre a Hillesum, non ho citato altre autrici donne, ma evocato i gesti di sollecitudine di tante donne anonime in ogni parte del mondo, a proposito delle discepole che il Sabato santo preparano gli oli profumati per onorare il corpo di Gesù». Infine, «o forse anzitutto, ho voluto che nelle mie parole risuonasse la vita del mondo contemporaneo, con tutte le sue tragedie e attese, dai migranti alle vittime dei conflitti e delle violenze. Il mondo è in preda al dolore. Cosa sarebbe una fede pasquale che prendesse le distanze da queste realtà? Non sarebbe più in relazione con il Vangelo, che continuamente fa riferimento alla vita delle persone che Gesù incontrava, ascoltava, a cui insegnava, che guariva nella concretezza delle loro esistenze spesso difficili, a volte caotiche».
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Chi è la biblista Anne-Marie Pelletier?
La professoressa Pelletier, personalità di rilievo nel cattolicesimo francese contemporaneo, nel 2014 ha ricevuto il Premio Ratzinger. La Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, che ne ha alta stima, è molto lieta che proprio a lei sia stato affidato questo incarico così importante. Sposata e madre di tre figli è docente di Sacra Scrittura ed Ermeneutica biblica presso la facoltà Notre Dame del Seminario di Parigi.
La scelta conferma una volta di più l'attenzione di papa Francesco all'universo femminile, con un taglio differente rispetto ai predecessori. Non solo mistiche, ma anche studiose; non solo monache ma anche specialiste nel campo della ricerca. Una novità non da poco.
Pellettier ha diretto l'Institut Européen des Sciences des Religions presso l'Ecole Pratique des Hautes Etudes (EPHE). In diverse pubblicazioni ha affrontato la questione delle donne nella Chiesa: in particolare "Le christianisme et les femmes" (2001) et "Le signe de la femme" (2006).