undefined - Sand Nativity – Comune di Jesolo
Millecinquecento tonnellate di sabbia dell’Adriatico (un milione e mezzo di chili) per costruire uno dei presepi più straordinari al mondo. Ci si avvicina alle monumentali sculture per convincersi che no, non è duro marmo resistente al tempo, ma è davvero sottilissima sabbia pressata, non una goccia di colla. Eppure tutto è perfetto, i tessuti sembrano tessuti, vene e muscoli paiono palpitare sotto la pelle dei personaggi, capelli, pupille, paesaggi, tutto è solo incredibilmente sabbia.
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Succede da 22 anni a Jesolo, sul litorale veneziano famoso per le sue spiagge d’oro dalla sabbia speciale, nata 25 milioni di anni fa dagli sconvolgimenti di una Terra ancora in formazione: allora i fondali marini emersero dalle acque e divennero le Dolomiti, queste nei millenni si frantumarono lasciando andare la preziosa ghiaia, che i fiumi trasportarono al mare rompendola in granelli piccolissimi e così aguzzi da incastrarsi tra loro. Per questo oggi non serve la colla ai 14 artisti da tutto il mondo, autori dei dodici monumenti dello “Jesolo Sand Nativity”: i cumuli di sabbia sono stati compattati in dodici enormi cubi, come fossero marmo di Carrara, e da lì gli scultori con le pale hanno iniziato a sottrarre le parti eccedenti rispetto al bozzetto dell’opera da creare, poi hanno proseguito con spatole, poi pennelli, infine cannucce, fino a cesellare i minimi dettagli.
Titolo dell’edizione 2024 è “Fratelli tutti”, ispirato all’omonima enciclica promulgata nel 2020 da papa Francesco, e proprio il tema del dialogo interreligioso è il filo conduttore che unisce i dodici gruppi scultorei: a tagliare il nastro, non a caso, è stato il vescovo ausiliare emerito del Patriarcato latino di Gerusalemme, Giacinto Marcuzzo, venuto apposta dalla Terra Santa a inaugurare la mostra e a testimoniare il desiderio di pace di cristiani, musulmani ed ebrei oggi travolti dalla ferocia di una guerra infinita. Proprio ispirato dalle sculture, fragili e potenti insieme, il vescovo ha meditato su quanto accade nella regione in cui ormai vive da 64 anni, da quando a 15 anni lasciò il suo Veneto per entrare nel seminario patriarcale di Gerusalemme: «La sabbia mi rappresenta la vulnerabilità dell’uomo – ha commentato –, eppure con il materiale più effimero possiamo creare capolavori così significativi... Ecco, questo è il miracolo, che anche l’uomo dalla sua stessa vulnerabilità è capace di trarre cose buone. Tra poche settimane questi presepi spariranno, torneranno sabbia, ma proprio grazie alla coesione di milioni di granelli nasce l’arte, nasce l’amore. E non è questa l’Incarnazione? La preghiera del Natale dice proprio “O Dio, che in modo mirabile ci hai creati, in modo ancora più mirabile ci hai redenti” e questa sabbia ne rappresenta la meraviglia».
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Fulcro della mostra è la “Natività”, dieci metri di larghezza e cinque di altezza, realizzata da tre tra i migliori scultori di sabbia al mondo (il russo Ilya Filimontsev, l’olandese Susanne Ruseler e l’italiana Michela Ciappini), capace di evocare una sensazione di pace e un’atmosfera di profonda spiritualità. Accanto alla Sacra Famiglia e ai tre Magi, i pastori sono figure femminili, finora quasi totalmente escluse dalle tradizionali rappresentazioni. Ma la scultura più significativa del tema del “Fratelli tutti” è quella del “Buon samaritano”, tratta dal Vangelo di Luca: l’artista olandese Marielle Heessels rende con impressionante realismo l’abisso psicologico che divide il samaritano, pronto a soccorrere il viandante ferito dai briganti, e il sacerdote che invece lo ha scansato o il levita che passa via ostile. Una scena assai attuale, che ci parla di noi.
Tempo per gli altri spesso non ne abbiamo, stritolati negli ingranaggi della nostra frenesia, e allora la scultura “Non ho tempo”, dell’artista Kuba Zimacek della Repubblica Ceca, raffigura un enorme orologio, sgretolato da due mani che riescono finalmente a stringersi e donarsi compassione.
“Famiglie vulnerabili in terre sconosciute” riprende invece l’immagine di Maria incinta di Gesù, ancora in cammino con Giuseppe in cerca di un riparo: potrebbe essere questa la Natività, ritratta un attimo prima della nascita del Salvatore, ma l’artista portoghese Pedro Mira ha voluto invece simboleggiare le tante famiglie in cerca di rifugio e di salvezza, così uguali nel gesto millenario del chiedere ospitalità a chi ha di più.
Colpisce anche “L’incontro di papa Francesco con il grande imam Ahmed el-Tayeb”, opera del russo Dmitrij Klimenko, ritratti in una visione di fratellanza, come racconta lo stesso Francesco: «Nel nostro incontro fraterno, abbiamo risolutamente dichiarato che le religioni non devono mai incitare alla guerra. Queste tragiche realtà derivano da una manipolazione politica delle religioni. Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno». Sullo sfondo dei due personaggi, l’artista ha graffito nientemeno che il Giudizio Universale della Cappella Sistina.
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La mostra resterà aperta fino al 9 febbraio 2025 (ingresso libero), quando le ruspe spianeranno i capolavori. Da venti anni la manifestazione organizzata dal Comune di Jesolo è associata a progetti benefici in tutto il mondo e l’offerta volontaria dei visitatori ha già permesso di devolvere oltre un milione di euro in progetti umanitari. Ma forse il risultato più prezioso e durevole del Sand Nativity è il coinvolgimento dei giovanissimi: il vescovo Marcuzzo ha ricevuto dagli studenti degli istituti Cornaro, D’Annunzio e Calvino di Jesolo i loro elaborati, risultato di un laborioso progetto di approfondimento proprio sulla parabola del Buon Samaritano, ideato dall’associazione “Monsignor Giovanni Marcato” e dalla comunità monastica di Marango-Caorle. Al sindaco Christofer De Zotti l’ausiliare emerito del Patriarcato latino di Gerusalemme ha poi consegnato una lampada a forma di colomba e l’olio della Terra Santa per tenere accesa la fiamma della pace, mentre gli studenti del liceo classico Eugenio Montale di San Donà di Piave hanno letto il loro messaggio destinato a tre amici di fede cristiana, ebraica e musulmana. Una pretesa di pace che i giovani hanno presentato agli adulti, chiamandoli a un preciso impegno: le autorità presenti hanno sottoscritto il documento.