Papa Francesco durante la visita apostolica in Iraq nel marzo 2021 - Reuters
Si intitola Spera ed è in arrivo nelle librerie il prossimo 14 gennaio 2025. Si tratta dell’autobiografia di papa Francesco, di cui oggi - 17 dicembre - sono state pubblicate alcune anticipazioni sul Corriere della Sera e su la Repubblica.
Nel suo racconto il Pontefice rivela che durante il suo viaggio apostolico in Iraq (dal 5 all’8 marzo 2021) sfuggì a ben due attentati con kamikaze, di cui una donna. «Mi era stato sconsigliato quasi da tutti quel viaggio – scrive il Papa nel libro –. Ma io lo volevo andare fino in fondo. Sentivo che dovevo. Sentivo il bisogno di andare a trovare il nostro nonno Abramo, l’ascendente comune di ebrei, cristiani e musulmani». Un desiderio reso ancora più forte dalla consapevolezza che vent’anni prima l’analogo desiderio espresso da Giovanni Paolo II era stato impedito nella sua realizzazione. Un viaggio tutt’altro che semplice, anche dal punto di vista della sicurezza. «La polizia – continua il racconto di papa Francesco – aveva avvisato la Gendarmeria vaticana di un’informativa giunta da servizi segreti inglesi: una donna imbottita di esplosivo si stava dirigendo a Mosul per farsi esplodere durante la visita papale. E anche un furgone era partito a tutta velocità con il medesimo intento». Gli allarmi dei servizi segreti, però, non modificarono in nulla il programma della visita del Papa in Iraq, che ebbe tra i momenti più intensi anche l’incontro con l’ayatollah Ali al Sistani a Najaf. Di quell’incontro papa Francesco ricorda anche il fatto che l’esponente musulmano lo accolse nella sua abitazione e che perfino lo accolse in piedi, atteggiamento che non aveva riservato a nessuno fino ad allora. «Mi ha fatto bene all’anima e mi ha fatto sentire onorato: mai aveva ricevuto capi di Stato e mai si era alzato in piedi». Una visita importante che per fortuna non vide entrare in azione i due kamikaze di cui avevano parlato i servizi segreti. Ma il Pontefice non si era dimenticato dell’allarme e chiese alla Gendarmeria vaticana qualche notizia. «Il comandante mi rispose laconicamente: “Non ci sono più”. La polizia irachena li aveva intercettati e fatti esplodere. Anche questo mi ha colpito molto. Anche questo era il frutto avvelenato della guerra».
Parla invece della sua infanzia nel barrio Flores a Buenos Aires l’altra anticipazione pubblicata oggi. «Ho conosciuto il lato più oscuro e faticoso dell’esistenza, l’uno e l’altro insieme nello stesso isolato. In periferia i preti vivono il Vangelo tra gli scartati di una economia che uccide».
Nella parte «oscura» del barrio vivevano anche le prostitute, ricorda Bergoglio nella sua autobiografia in uscita a gennaio pubblicata da Mondadori. «Quasi all’angolo della nostra via c’era poi una peluqueria con appartamento annesso: la parrucchiera si chiamava Margot e aveva una sorella che faceva la prostituta». «Anche altre due ragazze del quartiere, pure loro sorelle, facevano le prostitute. Le chiamavano “la Ciche” “la Porota”, e tutti nel barrio le conoscevano». Poi le perse di vista, ma quando divenne vescovo ausiliare di Buenos, la “Porota” lo chiamò al telefono e chiese udienza. «Fu un fiume in piena, ma ora aveva cambiato vita e voleva che lo sapessi».