
Il Gesù a Roma, chiesa madre dell'ordine dei gesuiti - Siciliani
Un gesto «chiaro, forte e concreto; un importante passo avanti in un percorso comune di consapevolezza che darà certamente speranza a tutte le vittime di abusi»: così Laura Sgrò, avvocata di cinque donne che hanno denunciato di aver subito abusi da parte dell’ex gesuita Marko Rupnik, ha definito la lettera inviata alle vittime da parte della Compagnia di Gesù, nella persona del delegato del Generale, padre Johan Verschueren.
In particolare nella missiva, recapitata non solo alle cinque vittime rappresentate dalla Sgrò ma anche ad altre possibili vittime dell’ex religioso - per un totale di venti persone -, la Compagnia dichiara di non sentirsi «a suo agio» per l’attuale situazione, consapevole che «alle violenze subite allora, si è aggiunta la sofferenza per la mancanza di ascolto e di giustizia per lunghi anni». I Gesuiti esprimono anche alle vittime di Rupnik «fiducia che un processo di guarigione e di riconciliazione interiore sia possibile, a condizione che ci sia anche da parte nostra un percorso di verità e di riconoscimento». Padre Verschueren, che si è occupato, assieme al team referente di questo dossier, ha espresso alle vittime il sentimento «di sorpresa, di dolore e di amarezza nell’assumerci non solo il peso e la fatica della violenza dei comportamenti di un ex-confratello, ma anche della cecità, dei silenzi, dei rifiuti ad ascoltare o ad agire da parte di altri confratelli». Nella lettera i gesuiti chiedono alle vittime di farsi avanti per dire di cosa hanno bisogno ora e come la Compagnia può andare al loro incontro. Non si tratta, quindi percorsi precostituiti ma di processi individuali da costruire assieme a ognuna delle vittime, un impegno che servirà per prevenire ogni forma di abuso in seno alla comunità dei gesuiti, come fanno sapere ad Avvenire dalla Compagnia.
I gesuiti, secondo il contenuto della lettera del Delegato riportato ieri dalle agenzie di stampa, avevano «offerto a Marko Rupnik la possibilità di farsi carico pubblicamente delle sue azioni, di pentirsi, di chiedere perdono e di cominciare un percorso di purificazione e di terapia. A seguito del suo pervicace rifiuto a sottomettersi a questa possibilità, il padre generale ha preso la decisione di dimetterlo».
Il processo a Rupnik vede conclusa la fase istruttoria e ora, ha fatto sapere nei giorni scorsi il prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, il cardinale Victor Manuel Fernández, si stanno «cercando i giudici che devono avere certe caratteristiche essendo un caso così mediatico». Giudici, che, a detta dello stesso porporato, saranno «persone esterne al Dicastero». Secondo quanto riportato ancora dalle agenzie, Fernandez avrebbe fatto intendere che alcuni profili sono stati individuati e si attende ora la disponibilità di questi possibili giudici, ma «poi i tempi dipenderanno da loro».
«Ringraziamo sentitamente padre Johan Verschueren e la Compagnia di Gesù – afferma l’avvocata Sgrò – che, con grande coraggio e umiltà, riconoscendo gli errori sin qui commessi, hanno finalmente accolto e abbracciato le vittime di Marko Rupnik, offrendo loro il sostegno che finora era mancato. È improrogabile, a questo punto – aggiunge la legale –, che il Dicastero per la Dottrina della fede processi quanto prima Marko Rupnik, restituendo dignità alle vittime. Adesso non si può proprio più indugiare, si deve solo fare giustizia».