venerdì 20 dicembre 2024
Il direttore il gesuita portoghese Nuno da Silva Gonçalves spiega le novità del periodico che da gennaio 2025 non sarà per la prima volta un quindicinale. «Ci sarà anche una nuova veste grafica»
Il penultimo quaderno "De La Civiltà Cattolica" in una foto scattata nella sede di Villa Malta a Roma

Il penultimo quaderno "De La Civiltà Cattolica" in una foto scattata nella sede di Villa Malta a Roma - La Civiltà Cattolica

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Da più di un anno, era il primo ottobre 2023, il gesuita portoghese e storico di formazione padre Nuno da Silva Gonçalves, classe 1958, è alla guida della prestigiosa rivista della Compagnia di Gesù in Italia La Civiltà Cattolica.

Dalla sede del periodico a Villa Malta a Roma, non distante dalla famosa scalinata di Trinità dei Monti traccia con Avvenire il bilancio di questi 12 mesi da direttore. Avverte su di sé l’importanza e il «peso» di guidare una pubblicazione fondata nel 1850 in piena temperie risorgimentale, dal gesuita napoletano Carlo Maria Curci e su impulso del Pontefice di allora: Pio IX. E padre Gonçalves è il primo gesuita non italiano al timone del prestigioso quindicinale (con più di quattromila quaderni pubblicati fino a oggi) dopo figure “leggendarie” come Roberto Tucci (1921-2015), Bartolomeo Sorge (1929- 2020), GianPaolo Salvini (1936-2021) – quest’ultimo il direttore più longevo di tutti i tempi, ben 26 anni –, e, infine, Antonio Spadaro. «Tra i direttori che mi hanno preceduto – dice – ci sono figure “storiche”. Ognuno di loro, nonostante il lavoro collegiale che da sempre ha caratterizzato la rivista, l’hanno segnata con la loro visione della società e della Chiesa. Ognuno con una angolatura propria, ma tutti accomunati dal desiderio di offrire ai lettori una visione approfondita, non scontata, della realtà in cui viviamo e in cui siamo chiamati a operare. Che la responsabilità di direttore sia adesso affidata a un gesuita portoghese non toglie che La Civiltà Cattolica rimanga una rivista italiana – aggiunge Gonçalves –, addirittura la più antica rivista culturale pubblicata in Italia che compirà 175 anni nel 2025, ma rende più evidente il suo carattere internazionale che, negli ultimi anni, si è arricchito della collaborazione di gesuiti di tutto il mondo. Un’altra importante dimensione di internazionalità riguarda la pubblicazione, con diverse modalità e quasi sempre solo online, de La Civiltà Cattolica in altre sette lingue: cinese, coreano, francese, inglese, portoghese, russo e spagnolo».

Quale è, a suo giudizio, il “valore aggiunto” della rivista oggi a quasi 175 anni dalla sua fondazione?

Offriamo ai nostri lettori uno sguardo sul mondo che è innanzitutto “romano” per due motivi: perché la rivista ha sede a Roma e perché essa si impegna a essere fedele al pensiero del Papa e della Santa Sede.

Dal primo quaderno di gennaio lei ha annunciato ai lettori una importante novità: La Civiltà Cattolica diventerà mensile.

Con la scelta di diventare mensili, ci allontaniamo un po’ di più dal carattere informativo e dalla cronaca troppo vicina ai fatti, un servizio indispensabile, ma che è già offerto da tanti altri mezzi. A noi spetta prendere tempo, cercare di capire i contesti, come pure le cause e le conseguenze più profonde dei fatti. L’obiettivo è di offrire ai lettori una riflessione lontana dalle emozioni immediate e che favorisca un discernimento autentico delle dinamiche sociali, politiche, tecnologiche, culturali ed ecclesiali contemporanee. Oltre al cambio di periodicità, la rivista presenterà da gennaio 2025 una veste grafica rinnovata, avrà 16 pagine in più, una struttura chiaramente tematica e una sezione di attualità culturale più ricca di contenuti.

Nel corso del Novecento il quindicinale ha vantato grandi nomi di gesuiti, penso, per esempio, a Giuseppe De Rosa, Ferdinando Castelli, Virgilio Fantuzzi, Guido Sommavilla che attraverso i loro articoli di analisi politica, letteraria o di cinema sono stati il termometro per capire il vero pensiero della Chiesa su tanti ambiti. La Civiltà Cattolica continuerà ad offrire questo tipo di prospettiva ai suoi lettori?

Sono molte domande insieme! La Civiltà Cattolica è nata nel 1850 con un’impostazione combattiva e identitaria, difendendo il Papato, anche nella sua dimensione temporale. Questo carattere combattivo e identitario – segnato comunque da un alto profilo intellettuale apprezzato anche dai non cattolici – si è mantenuto praticamente fino al Concilio Vaticano II. Sono stati i direttori dell’epoca conciliare e post conciliare a operare una svolta decisiva di apertura e di dialogo. Mi riferisco, in particolare a Roberto Tucci, e a Bartolomeo Sorge. La Civiltà Cattolica dei tempi più recenti, dei tempi di GianPaolo Salvini e di Antonio Spadaro, è erede di questa svolta, la approfondisce e cerca di mettere in pratica ciò che papa Francesco ci ha chiesto: essere «una rivista “ponte”, di frontiera e di discernimento». Il nostro desiderio è che “La Civiltà” possa essere accessibile e che questo “ponte” possa essere percorso da molti. È questa la sfida principale e riguarda la cura del linguaggio che non può essere ermetico ma accessibile e pedagogico, allo stesso tempo curato ed elegante. In questo senso, la “matrice fortemente ignaziana” è connaturale al nostro modo di scrivere, ma non è particolarmente promossa o esibita.

Secondo lei ci sarà un giorno, sulla scorta di quanto succede nelle vostre pubblicazioni “sorelle” come la francese Études o la statunitense America, nel quale saranno anche non gesuiti a firmare gli articoli?

Già adesso, le recensioni di libri, di film, di musica e di arte, possono essere firmate da non gesuiti. Altri modi di fare partecipare chi non appartiene alla Compagnia di Gesù sono le interviste, oppure gli articoli scritti da gesuiti e non gesuiti insieme. Non escludo che in futuro si prenda la decisione che anche gli articoli possano essere firmati da non gesuiti, ma non lo vedo nell’orizzonte prossimo. Per adesso, la situazione attuale sembra la più adeguata e, nonostante la sorpresa iniziale, trova anche molti sostenitori.

Più di un anno fa lei che è uno storico di professione ed è divenuto ora, in un certo senso, un uomo di comunicazione. Come è mutata la sua vita?

A dire il vero, la mia vita non è cambiata molto. Avevo una certa familiarità con questo tipo di attività, grazie al mio lavoro nella rivista culturale dei gesuiti portoghesi Brotéria, che mi ha preparato all’incarico ben più impegnativo qui a La Civiltà Cattolica. Una bella e arricchente novità è stata sicuramente quella di accompagnare i viaggi apostolici di papa Francesco. Per il resto, sono uno storico di formazione, più che di professione, perché molto del mio tempo è sempre andato a compiti di natura amministrativa e istituzionale. In queste diverse missioni, ho dato sempre particolare importanza alla comunicazione e ho incoraggiato chi aveva la responsabilità diretta delle pubblicazioni e della presenza in rete. Nei miei anni all’Università Gregoriana, usavo spesso delle immagini musicali per parlare del mio impegno, immagini che sono ancora attuali: il direttore d’orchestra, oppure l’accordatore di strumenti musicali. Si tratta sempre di coordinare e accompagnare un gruppo di lavoro e di stare attento ai rapporti interpersonali, come ho cercato di fare in altre missioni in passato.

Una recente immagine di Nuno da Silva Gonçalves da più di un anno alla guida de 'La Civiltà Cattolica'

Una recente immagine di Nuno da Silva Gonçalves da più di un anno alla guida de "La Civiltà Cattolica" - Agenzia Romano Siciliani


​Sabato 21 dicembre con il quaderno 4188 l'ultimo quindicinale

Sarà quello in uscita sabato 21 dicembre il numero 4188 l’ultimo quaderno de La Civiltà Cattolica nella veste di quindicinale. Si tratta di un passaggio storico per la più antica rivista culturale italiana nei suoi quasi 175 anni di storia che dal quaderno di gennaio diventerà mensile. Un traguardo comunque importante per questa rivista su cui hanno scritto figure di spicco della Compagnia di Gesù da Pierre Blet a Giacomo Martina, da Carlo Maria Martini al teologo Giovanni Marchesi ai grandi critici letterari come Virgilio Fagone e Domenico Mondrone. Nel 2017 la rivista ha tagliato il nastro dei quattromila numeri. Un evento per questa pubblicazione «unica nel suo genere» come l’ha definita papa Francesco. Nel febbraio di quell’anno il Pontefice gesuita concesse, a 167 anni dalla sua nascita, un’udienza speciale con il collegio degli scrittori del periodico. Prima di Francesco, avevano celebrato i numeri mille precedenti Leone XIII (1892) Pio XI (1933) e Paolo VI (1975); l’ultimo superstite di quell’udienza del quaderno tremila con papa Montini è il gesuita e allora vice direttore e oggi presidente della Fondazione Ratzinger, Federico Lombardi. Ben 12 Pontefici hanno rivolto messaggi e discorsi direttamente ai padri scrittori della rivista nel corso degli anni. Il quaderno in uscita nelle librerie cattoliche domani si apre con un saggio del filosofo e scrittore de La Civiltà Cattolica Giovanni Cucci sul tema: «L’anno giubilare: un invito alla speranza», dedicato al tema scelto da Francesco per il Giubileo del 2025.

Da sinistra gli ultimi direttori della rivista della Compagnia di Gesù in Italia prima dell'arrivo di padre Nuno da Silva Gonçalves da sinistra i gesuiti italiani Antonio Spadaro, GianPaolo Salvini, Bartolomeo Sorge e Roberto Tucci

Da sinistra gli ultimi direttori della rivista della Compagnia di Gesù in Italia prima dell'arrivo di padre Nuno da Silva Gonçalves da sinistra i gesuiti italiani Antonio Spadaro, GianPaolo Salvini, Bartolomeo Sorge e Roberto Tucci - Archivio "La Civiltà Cattolica"


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