sabato 18 maggio 2019
La Chiesa cattolica l'ha portata agli altari essenzialmente per aver incarnato in modo letterale ciò che il Vaticano II definisce come pienezza della vita cristiana in mezzo al mondo.
Un momento della beatificazione a Madrid, il 18 maggio 2019, di Guadalupe Ortiz de Landázuri

Un momento della beatificazione a Madrid, il 18 maggio 2019, di Guadalupe Ortiz de Landázuri

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E’ una festa della santità dei laici cristiani scolpita dal Concilio quella alla quale hanno partecipato a Madrid sabato 18 maggio 11mila pellegrini da 60 Paesi raccolti nel centro congressi di Vistalegre, protagonista Guadalupe Ortiz de Landázuri, dichiarata beata dalla Chiesa cattolica essenzialmente per aver incarnato in modo letterale ciò che il Vaticano II definisce come pienezza della vita cristiana in mezzo al mondo.

Prima laica dell’Opus Dei ad arrivare sugli altari, docente di chimica, fu tra le pioniere negli studi scientifici in Spagna, anche per questo antesignana dell’emancipazione femminile, con una libertà di pensiero e di scelta che stupisce se si pensa che la sua vita si snoda tra il 1916 e il 1975. La neo-beata Guadalupe “con la gioia che sgorgava dalla sua consapevolezza di essere figlia di Dio, appresa dallo stesso san Josemaría – come scrive il Papa nel suo messaggio per la solenne cerimonia di Madrid - mise le sue numerose qualità umane e spirituali al servizio degli altri, prestando aiuto in modo speciale ad altre donne e alle loro famiglie bisognose di educazione e di sviluppo. Tutto questo lo ha compiuto senza nessun atteggiamento proselitista, ma solo con la sua preghiera e la sua testimonianza”.

Nella commozione fino alle lacrime di molti presenti – e certamente di tanti fedeli e amici della Prelatura che in tutto il mondo hanno potuto seguire la diretta streaming della beatificazione – c’è la consapevolezza che ciò che “vide” san Josemaría Escrivá il 2 ottobre 1928 (giorno fondativo dell’Opus Dei) non era una sua idea o un’interpretazione personale del Vangelo ma una strada per la santità attraverso il mondo che si apriva alle donne e agli uomini del nostro tempo, impegnati nella famiglia e nel lavoro, nella società e nelle relazioni personali ed educative, come dalle responsabilità pubbliche nei più diversi ambiti, ma non per questo lontani da una prospettiva di sanità. Anzi. Guadalupe è dunque la certificazione che il cammino aperto attraverso l’Opus Dei (e “Cammino” è proprio il libro di pensieri spirituali nel quale Escrivá ne condensò quasi subito lo spirito) va nella direzione giusta, e lo fa per mezzo della vita di tutti i giorni, quella di persone, cittadini e credenti qualunque.

L’ha detto a Madrid con grande efficacia il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha presieduto la Messa per la beatificazione dicendo di Guadalupe durante l’omelia che “la sua ricchezza di fede, speranza e carità è una mirabile dimostrazione di quanto il Concilio Vaticano II ha affermato circa la chiamata di tutti i fedeli alla santità, specificando che ognuno persegue questo obiettivo ‘seguendo la propria via’ (Lumen gentium, 41)”. Becciu ha aggiunto che “questa indicazione del Concilio trova oggi una compiuta attuazione con la beatificazione di questa donna, alla cui preghiera e intercessione ci rivolgiamo per essere sempre più testimoni della luce di Cristo e lampade che illuminano le tenebre del nostro tempo”.

E’ quella che papa Francesco nella sua lettera, inviata al prelato dell’Opus Dei monsignor Fernando Ocáriz, definisce “testimonianza di santità, vissuta nelle circostanze comuni della sua vita cristiana”, concetto che costituisce il cuore della sua stessa esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” dedicata l’anno scorso proprio alla chiamata universale alla santità. “È giusto rallegrarsi e render grazie a Dio, perché non abbandona mai la sua Chiesa, nemmeno nei momenti di maggior oscurità – aggiunge il Papa nel messaggio per la beatificazione di Guadalupe - e con amore di sposo continua a suscitare in essa esempi di santità che abbelliscono il suo volto, ci riempiono di speranza e ci indicano con chiarezza la strada che dobbiamo percorrere. La santità – scrive Francesco - comporta aprire il cuore a Dio e lasciare che ci trasformi con il suo amore, e significa anche uscire da se stessi e farsi incontro agli altri dove Gesù ci aspetta, per offrir loro una parola di incoraggiamento, una mano su cui contare, uno sguardo di tenerezza e di consolazione”.

Papa Francesco conclude con parole che confermano la strada tracciata da Escrivá novant’anni fa e da allora seguita da persone di ogni condizione sociale, lingua, continente, cultura, all’origine di innumerevoli opere educative e sociali, presenti e attive anche in molte città del nostro Paese:
“Incoraggio tutti i fedeli della Prelatura, così come tutti quelli che partecipano ai suoi apostolati, ad aspirare sempre a questa santità della normalità, che arde nel nostro cuore con il fuoco dell'amore di Cristo e di cui il mondo e la Chiesa oggi hanno tanto bisogno”.

Alla natura apostolica della vocazione cristiana fatta sua e rilanciata in chiave laicale dall’Opus Dei ha fatto riferimento il cardinale Becciu nella sua omelia affermando che “abbiamo quindi un compito, una responsabilità per il dono ricevuto: la responsabilità per la luce che ci è stata tramandata. Non possiamo soltanto appropriarci di essa e tenerla per noi stessi, ma siamo chiamati a comunicarla agli altri, a donarla; dobbiamo farla risplendere davanti agli uomini”, una verità di cui “ebbe consapevolezza la beata Guadalupe”.

La sua personalità è ora per tutta la Chiesa “un modello di come attingere questa luce che è Cristo e di come trasmetterla ai fratelli. Ci troviamo, infatti, davanti ad una donna la cui vita è stata rischiarata solo dalla fedeltà al Vangelo. Poliedrica e perspicace, è stata luce per quanti ha incontrato nel corso della sua esistenza, attingendo coraggio e gioia di vivere dal suo abbandono in Dio, alla cui volontà aderiva giorno dopo giorno e la cui scoperta la rendeva coraggiosa testimone e annunciatrice della Parola di Dio. La sorgente della sua feconda vita cristiana era l’intima e costante unione con Cristo. La nuova beata comunica a noi cristiani di oggi che è possibile armonizzare preghiera e azione, contemplazione e lavoro, secondo uno stile di vita che ci porta a fidarci di Dio e a sentirci espressione della sua volontà da vivere in ogni momento” con una “capacità di ascolto e di attenzione” che fa di Guadalupe “un modello di donna cristiana sempre impegnata laddove il disegno di Dio l’ha voluta”.

Se dunque la beata Guadalupe Ortiz de Landázuri è un dono anzitutto per l’Opus Dei e il lavoro apostolico e sociale che compie in tutto il mondo, il suo prelato monsignor Fernando Ocáriz ringraziando il Papa e il cardinale Becciu al termine della Messa – concelebrata anche dall’arcivescovo di Madrid cardinale Carlos Osoro e da un gran numero di cardinali, vescovi e sacerdoti – ha voluto sottolineare che ora questa figlia spirituale di san Josemaría è un patrimonio e un esempio per tutta la Chiesa: “Ringrazio il Signore, nel considerare che in Guadalupe, come in tutti i santi e beati, si rispecchia la santità della Chiesa, Corpo di Cristo. Nella vita della nuova beata possiamo contemplare riconoscenti come il Signore continua ad agire, anche nel bel mezzo delle nostre città, delle nostre strade, delle nostre famiglie, dei nostri ambienti di lavoro. All'intercessione di Guadalupe affido il nostro proposito di essere sempre buoni figli della Chiesa e che la Prelatura dell'Opus Dei, come voleva san Josemaría, serva sempre la Chiesa come la Chiesa vuole essere servita. Con la grazia di Dio, la mediazione materna di santa Maria e l'esempio della nuova beata, cerchiamo di scoprire ogni giorno che la nostra vita ordinaria è il luogo in cui Cristo ci aspetta e l'occasione di trasmettere agli altri la gioia del Vangelo”.

La figura di Guadalupe Ortiz de Landázuri può essere conosciuta attraverso due strumenti particolarmente efficaci: la biografia appena pubblicata in Italia da Ares (“La libertà di amare”, scritto dalla giornalista spagnola Cristina Abad Cadenas) e le sue lettere al fondatore, una miniera di spunti e di riflessioni sulla vita cristiana nella quotidianità (su www.opusdei.org).

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