
Antoni Gaudi - wikimedia
Due prossimi beati e quattro nuovi venerabili: questo il contenuto dei decreti del Dicastero della cause dei santi di cui il Papa ha autorizzato ieri la promulgazione, ricevendo in udienza il prefetto dello stesso dicastero, il cardinale Marcello Semeraro.
A essere beatificati saranno Eliswa della Beata Vergine Maria (al secolo Eliswa Vakayil), fondatrice della Congregazione del Terz’Ordine delle Carmelitane Scalze, ora Suore Carmelitane Teresiane, nata nel 1831 a Ochanthuruth (India) e morta 1913 a Varapuzha (India); il sacerdote italiano Nazareno Lanciotti, missionario, membro dell’Operazione Mato Grosso, nato nel 1940 a Roma) e ucciso nel 2001 a San Paolo in Brasile. Madre Eliswa della Beata Vergine Maria sale all’onore degli altari per una guarigione ritenuta miracolosa avvenuta per sua intercessione, di don Lanciotti è stato invece riconosciuto il martirio.
I servi di Dio di cui sono state riconosciute le virtù eroiche e che diventano quindi venerabili sono invece: il sacerdote diocesano belga Pierre-Joseph Triest, fondatore delle Congregazioni dei Fratelli della Carità, delle Suore della Carità di Gesù e Maria e delle Suore dell’Infanzia di Gesù, nato nel 1760 a Bruxelles e morto a Gand nel 1836; don Angelo Bughetti, sacerdote diocesano, fondatore dell’Istituto di Santa Caterina, nato nel 1877 a Imola e morto a Bologna nel 1935; don Agostino Cozzolino, sacerdote diocesano, nato nel1928 a Ercolano e morto a Napoli nel 1988; Antoni Gaudí i Cornet, il celeberrimo architetto catalano, geniale ideatore della Basilica della Sagrada Familia a Barcellona, nato nel 1852 a Reus e morto a Barcellona nel 1926.
Chi è Antoni Gaudì, l'architetto immerso in Dio (Andrea Galli)
Antoni Gaudí i Cornet, da oggi venerabile, nacque il 25 giugno 1852 a Reus, provincia di Tarragona. Frequentò le Scuole Pie e a 16 anni si trasferì a Barcellona per completare gli studi, arrivando a conseguire il titolo di architetto all’età di 26 anni. Nel 1882 sempre a Barcellona fu benedetta e posata la prima pietra della Chiesa Espiatoria della Sagrada Familia, di cui l’anno successivo Gaudí accettò la direzione dei lavori, che mantenne fino alla fine della vita.
Scrive il Dicastero delle cause dei santi nel profilo biografico dedicato all’architetto catalano: «Riteneva che la Sagrada Familia fosse la missione che Dio gli aveva affidato. Con tale consapevolezza trasformò l’originario progetto neogotico in qualcosa di diverso e originale, ispirato alle forme della natura e ricco di simbolismi che esprimevano la sua profonda fede e spiritualità, che aveva varie influenze provenienti dai benedettini, dai francescani e da san Filippo Neri, cui l’artista era particolarmente devoto. Affrontò gli ostacoli e le difficoltà con coraggio e fiducia in Dio. Sopportò invidie e gelosie, oltre all’amarezza della sconfitta per opere rimaste incompiute o non realizzate».
Nel 1925 Gaudí si trasferì a fianco della grande chiesa in costruzione, adattando una piccola stanza a sua umile residenza. Istituì due pie fondazioni in memoria del padre nella parrocchia di Riudoms e della madre nella chiesa priorale di Reus. Verso le 17.30 di lunedì 7 giugno 1926, mentre si stava recando presso la chiesa di San Filippo Neri per pregare, fu investito da un tram.
Non fu riconosciuto da chi lo soccorse, anche per l’abbigliamento dimesso, fu portato all’Ospedale della Santa Creu, l’ospedale dei poveri di Barcellona. Dopo un’agonia durata tre giorni, il 10 giugno morì. Le sue ultime parole furono: “Dio mio, Dio mio!”. Al suo funerale parteciparono circa 30mila persone. Venne sepolto nella cappella della Nostra Signora del Monte Carmelo della cripta della Basilica a cui aveva dedicato gli sforzi di una vita.
«Gaudí è un modello di unità di vita, ha cercato di dare gloria a Dio nel suo lavoro di architetto, non malgrado la sua professione o parallelamente alla sua professione»: così ha commenta a caldo la notizia arrivata ieri dal Dicastero delle cause dei santi Ciro Lomonte, architetto, docente e saggista palermitano, studioso dell’opera di Gaudí, «l’autore della Sagrada Familia e di tanti altri capolavori sarà un esempio di Amore di Dio nella creatività e un antidoto efficace ai virus della modernità immanentista, tanto perniciosa oggi in architettura e nelle arti in genere».