lunedì 7 febbraio 2022
Suor Biondi (Caritas): «Recluse in casa, le vittime sono sempre più in balia di clienti e sfruttatori. Ed è più difficile chiedere e ricevere aiuto». Martedì 8 febbraio la Giornata contro la tratta
Sempre più prostituzione "indoor" e "online": una tendenza in corso da anni, che la pandemia ha accelerato

Sempre più prostituzione "indoor" e "online": una tendenza in corso da anni, che la pandemia ha accelerato - /

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«La prostituzione in appartamento e online è in crescita: una tendenza in corso da anni, che la pandemia ha accelerato. Aggravando la condizione di tante persone prostituite. Perché – attenzione – non è vero che la prostituzione indoor sia più protetta e sicura. Al contrario: per le persone vittime di tratta e costrette a prostituirsi, la condizione di isolamento le mette ancor più in balia dei clienti e delle loro manie, oltre che degli sfruttatori. Quando sei relegata al chiuso, ti trovi a subire violenze e abusi, anche psicologici, e chiedere aiuto è molto più difficile». È un invito a tenere alta la guardia, quello lanciato da suor Claudia Biondi, responsabile dell’Area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana, alla vigilia della Giornata mondiale contro la tratta di martedì 8 febbraio 2022. L’emergenza Covid ha drasticamente ridotto l’attività in strada. Ma non ha eliminato né la prostituzione né lo sfruttamento di donne e transessuali: ha solo reso tutto più invisibile. E non meno grave. Anzi.

Suor Claudia Biondi, responsabile dell'Area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana

Suor Claudia Biondi, responsabile dell'Area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana - /

Dall’unità di strada «Avenida» alla rete delle strutture di accoglienza, Caritas Ambrosiana ha antenne sensibili sul "fronte" prostituzione. Cosa è accaduto con la pandemia?
Fin dal primo lockdown, marzo 2020 – grazie ai contatti telefonici tenuti con le donne, la sola forma di prossimità che in quella fase fosse possibile portare avanti, e alla quale non abbiamo rinunciato mai – le strade si sono svuotate e l’attività, almeno con i clienti abituali, si è trasferita in casa. Le donne poi tornate in strada, lo hanno fatto rispettando il coprifuoco. E noi con loro, modulando di conseguenza gli orari delle uscite dell’unità di strada. Con meno donne in strada, abbiamo visto crescere la presenza di persone transessuali. E presto abbiamo visto aumentare – fra le prime come fra le seconde – le difficoltà economiche. Un impoverimento crescente e drammatico: mai prima c’era accaduto di doverle aiutare fornendo pacchi viveri, medicine, ricariche telefoniche. Con l’attività quasi azzerata, molte si sono trovate nell’impossibilità di pagare i posti letto o gli affitti per le stanze. E si sono indebitate. O – è il caso delle donne nigeriane – hanno visto crescere il debito con l’organizzazione che le sfrutta.

E sul versante dell’emergenza sanitaria?
Queste persone si sono trovate esposte a maggiori rischi, aggravati da pregiudizi e timori che hanno alimentato una diffusa resistenza a vaccinarsi. Delle 96 persone incontrate in strada da «Avenida» nel 2021, siamo riusciti a incoraggiare e affiancare nel percorso vaccinale una cinquantina di loro, facendo leva su un "capitale" di fiducia costruito nel tempo.

Com’è cambiato il vostro servizio?
Abbiamo potuto incontrare meno persone sulla strada – prima della pandemia erano in media 200 all’anno – ma abbiamo potuto dedicare più tempo a ciascuna, approfondire la conoscenza, personalizzare il supporto sociale, emotivo, informativo, rivolto sia a quante sono entrate nel circuito dell’accoglienza e dell’autonomia, sia a quante per ora restano in attività, in strada o indoor.

A quasi due anni dall’inizio della pandemia, che situazione osservate, dunque, a Milano?
Indoor e online hanno una rilevanza crescente, ma una parte della prostituzione di strada è ripartita e rimarrà. Questo accade da noi, ma vale un po’ per tutto il panorama italiano, come sappiamo grazie al coordinamento nazionale fra le realtà impegnate contro la tratta e lo sfruttamento. La fragilità economica di molte persone prostituite, intanto, si è fatta un po’ meno grave. Le donne nigeriane, da noi, sono sempre meno: molte sono rimaste bloccate in Libia, in condizioni di vulnerabilità ancora più pesanti che in Italia, mentre i trafficanti si stanno orientando su altre mete, intra-africane. Fra le donne rumene molte sono rientrate in patria, dove hanno famiglia. E con più facilità vanno e vengono fra il loro Paese e il nostro.

La crescita dell’indoor quali scenari apre?
Una condizione di isolamento e reclusione che rende ancora più acuto lo sfruttamento e più difficile chiedere e ricevere aiuto di fronte a violenze e abusi. Sia indoor sia in strada, poi, vediamo una sempre maggiore fragilità delle persone prostituite. In molte donne nigeriane riscontriamo disturbi psicologici che a volte arrivano a livello psichiatrico. Fra le rumene, molte vengono da villaggi rurali, spesso sono analfabete, non poche portano deficit intellettivi... Tutto questo le pone in balia di sfruttatori e clienti. E non dimentichiamo le donne che vengono dal mondo rom, spesso costrette in condizioni subumane.

Lunedì 6 febbraio il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese è a Milano per partecipare al Comitato per l’ordine e la sicurezza. Se potesse incontrarla, cosa le direbbe?
Testimonierei a lei e al governo la difficoltà di un sistema basato sui bandi, spesso molto faticosi, che ogni 18-24 mesi costringe associazioni e cooperative impegnate contro la tratta e lo sfruttamento a rimettersi in gioco per avere finanziamenti senza poter dare continuità e certezze al loro servizio. Da più di vent’anni la tratta è un fenomeno sempre più strutturale: ma chi la affronta resta costretto a lavorare nella precarietà. Servirebbe poi più collaborazione e dialogo con le forze dell’ordine. E che il nostro lavoro non sia considerato di serie B... Anche noi contribuiamo alla sicurezza di tutti i cittadini. Perché sicurezza non è solo repressione e controllo, ma anche aiutare le persone sfruttate nel cammino di liberazione e riscatto.

La prostituzione di strada, dapprima quasi azzerata dalla pandemia, è in parte ripartita, nonostante il boom delle attività online e in appartamento

La prostituzione di strada, dapprima quasi azzerata dalla pandemia, è in parte ripartita, nonostante il boom delle attività online e in appartamento - (Fotogramma)

Il convegno: la tratta e l'impatto devastante del Covid

«Traffico di esseri umani e nuove schiavitù. L’impatto devastante del Covid-19 sulle vittime in Italia e nel mondo» è il tema del convegno organizzato da Caritas Ambrosiana, Centro Pime e Mani Tese (in collaborazione con Ucsi Lombardia) che si tiene martedì alle 18,15 al Centro Pime di Milano (via Mosè Bianchi 94) nella Giornata mondiale contro la tratta. Il convegno, inserito nel percorso di avvicinamento al «Festival della Missione» 2022 che si terrà a Milano, sarà trasmesso in diretta sui canali YouTube e Fb degli organizzatori. Ingresso con Green Pass rafforzato su prenotazione al link https://bit.ly/ottofebbraio.

Unità di strada, più accompagnamenti ai servizi sociali e sanitari

In vista della Giornata mondiale contro la tratta, Caritas Ambrosiana ha diffuso i dati sull’attività della sua unità di strada “Avenida”. Che nel 2021 ha incontrato 96 persone (contro una media, prima della pandemia, di circa 200 persone l’anno) dedicando loro 601 contatti nel corso di 76 uscite. Si è trattato di "nuovi contatti" riguardo al 31% delle persone incontrate; 60 su 96 erano donne rumene, 18 transessuali sudamericane. Gli accompagnamenti individuali ai servizi sociali e sanitari sono stati 135, molti più che in passato. E una cinquantina le persone affiancate nell’accesso al percorso vaccinale. Negli ultimi dieci anni l’unità mobile di Caritas Ambrosiana ha effettuato 8.500 contatti in strada con 2.335 donne.

Comunità e appartamenti per iniziare una vita nuova

Sempre nel 2021 il Servizio Antitratta e Donne (Sed) di Caritas Ambrosiana ha seguito 30 donne, in maggioranza nigeriane, «in emersione (colloqui) e referral (assistenza e tutela, nell’ambito della procedura di protezione internazionale, garantite a persone segnalate dalle Commissioni Territoriali come possibili vittime di tratta)», ricorda una nota diffusa dalla Caritas. «Nelle due comunità e nella rete di appartamenti di accoglienza che offrono ospitalità, inoltre, sono state inserite e seguite 39 donne, transitate dai servizi di pronto intervento alla prima e seconda accoglienza, sino alle strutture territoriali. Quasi tutte nigeriane, età media 28 anni, 14 di queste donne hanno status di rifugiata politica, 15 stanno facendo la richiesta d’asilo, cinque sono in un percorso ancora da definire e 5 “in articolo 18”. Per 15 di loro – prosegue la nota – sono stati attivati tirocini, otto dei quali hanno sortito contratti di durata variabile; 12 donne sono state coinvolte in percorsi formativi e borse lavoro al termine della prima accoglienza, tutte frequentano corsi di italiano. La loro situazione sociale e sanitaria è spesso segnata da vulnerabilità: 7 donne sono state seguite in percorsi psicologico-psichiatrici, 8 in percorsi ospedalieri (per sieropositività e patologie fisiche importanti, ma anche gravidanze)».

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