Guarda al mondo digitale il cammino di preparazione al quinto Convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 e che avrà per tema
In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. «Il web, nella sua declinazione social, è un elemento del contesto di Firenze 2015 che differenzia questo Convegno ecclesiale da tutti quelli che lo hanno preceduto», spiega monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. La sfida è quella di fare dell’evento del prossimo anno un appuntamento caratterizzato dalla prossimità.
Monsignor Pompili, il Convegno punta sulla Rete. Una scelta nel segno della Chiesa «in uscita»?Si tratta di un’opportunità che va valorizzata il più possibile, nella direzione di quella cultura dell’incontro e del farsi prossimo che il Papa continua a raccomandare e praticare. Lo stesso web è una «periferia digitale» dove è possibile andare incontro anche ai lontani, a chi non entrerebbe in una chiesa ma può lasciarsi raggiungere da una parola diversa captata in un ambiente ormai così familiare. Soprattutto il web è un ponte verso le periferie, verso le Chiese locali che sanno poco l’una dell’altra, ma che hanno esperienze straordinarie da condividere. La Chiesa grazie al web esce verso i lontani e verso le Chiese locali dalle quali c’è molto da imparare.
A breve verrà lanciato il sito di Firenze 2015. Come Internet accompagnerà al Convegno ecclesiale?L’accompagnamento è già iniziato su una pagina per ora provvisoria ospitata sul portale Cei (l’url è comunque già quello del sito definitivo:
www.firenze2015.it) che offre materiali di approfondimento, notizie su eventi e percorsi di preparazione che ovunque si stanno organizzando; e soprattutto le esperienze e le testimonianze di diocesi, movimenti e associazioni laicali, congregazioni religiose maschili e femminili. Una caratteristica importante dello stile di questo Convegno è già evidente da questi materiali: l’umanesimo in Cristo non è un modello astratto, un dover essere, ma un umanesimo incarnato, dai molti volti. Il sito è stato pensato insomma come un luogo di formazione, incontro, accompagnamento prima, durante e anche dopo il Convegno. L’obiettivo è che rimanga un punto di riferimento per la formazione e lo scambio di esperienze nel cammino della Chiesa anche dopo Firenze 2015.
Quale ruolo avranno i social network?I social, Facebook (
www.facebook.com/firenze2015) e Twitter (
@firenze_2015), sono già partiti persino prima del sito ufficiale e in una settimana hanno visto incrementare rapidamente i membri. Essi avranno un importante ruolo di rilancio per valorizzare i materiali via via pubblicati, a partire dalle esperienze pervenute e da una loro rilettura tematica, e per segnalare di volta in volta i nuovi materiali pubblicati. E anche per raggiungere, attraverso le forme di condivisione tipiche del web, chi non entrerebbe mai nel sito di un’iniziativa magari sentita come lontana, ma può venire incuriosito da una questione, un tema, una domanda incontrati nei territori digitali che frequenta abitualmente. Il sito avrà comunque una forte componente social, sia per come funzionerà la circolazione dei contenuti, sia per la “community” che contribuirà a costruire con articoli e interventi di voci diverse.
Il logo sarà individuato attraverso un concorso. Qual è il significato dell’iniziativa?Il significato è il coinvolgimento, il camminare insieme, l’inclusione e l’ascolto. Nello stile dialogico inaugurato dall’«Invito» e seguito dalla risposta dei tanti soggetti ecclesiali, anche la scelta del segno grafico che identificherà l’evento vuole seguire lo stesso metodo. Perché nulla si cala dall’alto e tutto si costruisce insieme.
Per indicare la rotta a chi partecipa al concorso sono state individuate alcune parole-chiave: umano, Chiesa, Gesù, Firenze, partecipazione. Come leggerle?Non sono evidentemente definizioni esaustive, ma accenni che possano aiutare a interpretare lo spirito del Convegno: il prendere sul serio le sfide che la contemporaneità ci pone e anche le tante istanze legittime che vengono sollevate, nella fiducia che l’umano che Gesù ci ha rivelato, fatto di prossimità e trascendenza insieme, ha ancora oggi molto da dire. E può farlo, in maniera gioiosa, anche grazie al “convenire” dei tanti volti, di donne e uomini, giovani e anziani, nativi e immigrati, sani o feriti che compongono il popolo della Chiesa di Dio.