Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, all'Assemblea Cei - Ansa
Giovani e migranti. Persone che soffrono per il Covid e vittime di abusi. E poi il nostro pianeta malato e la necessità di far fronte al nuovo inverno difficile con unità di intenti. Ci sono tutti i temi dell’attualità nello sguardo d’insieme con cui il cardinale Gualtiero Bassetti si è rivolto questa mattina, martedì 23 novembre, ai vescovi italiani riuniti in assemblea generale straordinaria a Roma, la 75.ma della serie. Il presidente della Cei non ha mancato di fare riferimento al Papa, che lunedì 22 aveva aperto i lavori assembleare con un dialogo in forma riservata con tutti i vescovi. “Come sempre – ha sottolineato il porporato - ci ha rivolto parole importanti, che ci spronano a cogliere le occasioni di grazia che questo tempo ci offre”, ringraziando il Pontefice anche per la sua annunciata presenza all’incontro con i Vescovi del Mediterraneo, che si terrà a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022. Bassetti ha poi ringraziato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ormai prossimo alla fine del suo mandato “per il servizio reso al Paese in questi sette anni”.
L’esame della situazione è partito dalla Settimana sociale di Taranto, occasione per ricordare che “il pianeta è malato, perché sono malate le relazioni tra di noi.. Abbiamo tradito il mandato divino di coltivare e custodire la creazione, ha detto il presidente della Cei, ma la presenza a Taranto di tanti giovani ci fa dire che questa situazione non è irreversibile”. Riguardo ai giovani italiani, però, Bassetti ha notato: “Ogni anno in Italia in migliaia fanno le valigie per cercare fortuna altrove. Molti stentano a trovare lavoro qui oppure sono demotivati a tal punto da rinunciare a cercare un’occupazione o a studiare per raggiungerla. Non possiamo assistere a una situazione sociale e ambientale che rischia di tarpare le ali ai nostri ragazzi e di impoverire molti territori, destinati a spegnersi senza un ricambio generazionale! L’auspicio è che i temi affrontati a Taranto siano oggetto di approfondimento e diventino occasione per fare scelte concrete anche a livello ecclesiale; possano essere, allo stesso tempo, una speranza per alcuni territori dell’Italia, particolarmente provati”.
L'Assemblea Cei - Siciliani
Accanto ai più deboli
Il cardinale si è poi soffermato sui fatti di cronaca che mostrano scenari drammatici che non è possibile ignorare. “In comunione con il Papa – ha rilevato - abbiamo richiamato nelle scorse settimane la situazione della Libia. Penso ora a quanto sta avvenendo nei confronti dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, e a quelli che dalle coste del Magreb si avventurano nel Mediterraneo… Sono vicende che non appartengono alla cultura europea generata dal Vangelo”.
Quanto poi alle difficoltà causate ancora dalla pandemia ha aggiunto: “Di fronte all’aumento dei contagi, che registriamo anche in Italia, serve un surplus di responsabilità da parte di tutti: proprio adesso è necessario fare quello sforzo ulteriore che ci aiuterà a superare il secondo inverno difficile nel nostro Paese e in tutto il mondo. La divisione in fronti contrapposti indebolisce sia la tenuta della società sia il cordone sanitario che ci ha permesso di salvaguardare i più fragili e di contenere significativamente il numero delle vittime.
“Guardiamo ai più piccoli che non possono godere della socialità a scuola o della libertà nel gioco comunitario – ha proseguito il presidente della Cei -; pensiamo agli anziani, spesso costretti a un maggiore isolamento e alla piaga della solitudine; siamo vicini a chi provvede con fatica al sostentamento della propria famiglia”.
Infine tra i più fragili il cardinale ha riservato un pensiero alle persone che sono state vittime di abusi fisici e psicologici, anche nei nostri ambienti. “Sono persone – ha sottolineato - segnate da ferite che richiedono molto tempo e fatica per guarire. La Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, istituita dal Consiglio Episcopale Permanente, che abbiamo celebrato pochi giorni fa, è un ulteriore segno concreto dell’attenzione e della vicinanza della nostra Chiesa: noi siamo accanto ai più deboli”.
Il cammino sinodale
Il presidente della Cei si è poi soffermato sul Cammino sinodale della Chiesa in Italia. Ha chiesto di "riprendere in mano con nuova consapevolezza la collegialità episcopale", ha ricordato che Francesco "ci spinge nella direzione di una maggiore attenzione alla nostra gente", facendo "un salto di qualità", cioè "una conversione pastorale". Ma soprattutto ha raccomandato l'ascolto. Reciproco e delle realtà del mondo. "Abbiamo l’opportunità - ha ricordato - di coinvolgere tutti i credenti, anche quelli più tiepidi, facendoli sentire non accessori o meri destinatari, ma essenziali della vita della Chiesa. L’evangelizzazione, la missione cioè di portare il Vangelo a ogni creatura, riguarda infatti tutti i battezzati. È l’occasione per apprendere un nuovo “respiro ecclesiale”, quello del popolo di Dio protagonista insieme con il suo pastore".
L’ascolto che richiesto all’inizio del Cammino sinodale "non è tuttavia un gesto strategico né un pro forma. Si tratta di una tappa ecclesiale imprescindibile". In altri termini "si tratta di modificare la direzione del pensiero: non c’è più chi parla soltanto e chi ascolta soltanto; tutti siamo in ascolto gli uni degli altri, e soprattutto in ascolto dello Spirito. Tutti siamo in cammino di crescita". Quindi, ha concluso Bassetti chiedendo anche "una nuova creatività" per andare incontro a chi non frequenta abitualmente, "nessuno è esclusivamente docente e nessuno è esclusivamente discente: ci si ascolta, si impara e si cresce insieme". E nessuno sarà relegato al silenzio.
L'intervento del cardinale Grech
E' seguito l'intervento del cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che ha ringraziato per l'opportunità di un confronto. "Qualcuno - ha fatto notare - ha accusato la Segreteria Generale del Sinodo di voler strafare. In realtà, non abbiamo fatto altro che tradurre in un processo articolato e conseguente quanto è stato stabilito da Episcopalis communio, quando ha trasformato il Sinodo da evento a processo". Ragion per cui occorre continuare il lavoro continuando proprio in questo spirito e interpretando correttamente le disposizioni del Papa. Grech ha dato atto alla Cei del buon lavoro fin qui compiuto, così come si è tradotto nella Carta d’intenti presentata al Papa. "In essa - ha ricordato il cardinale - i primi due anni sono riservati all’ascolto, il primo dal basso, il secondo dalle periferie. Si tratta di un progetto armonico, di grande respiro, che potrebbe essere di esempio anche per altre Chiese. Ciò che può aver infastidito qualcuno è la sovrapposizione dei tempi: la proposta della Segreteria Generale del Sinodo può essere sembrata un fastidioso contrattempo. Vi ringrazio di aver parlato da subito di «armonizzazione» dei due percorsi".
Importante anche il rapporto reciproco tra Chiesa universale e Chiese particolari. Qui, con una lunga citazione della Evangeliii nuntiandi di san Paolo VI, Grech ha tenuto a ribadire che il Sinodo indetto dal Papa e i singoli sinodi nazioni "non sono un inutile doppine".
Inoltre la Cei può essere di esempio a tutte le altre Chiese del mondo. "Nella lettera alla Chiesa che è pellegrina in Germania - ha concluso il segretario generale del Sinodo - il Papa ha ripetuto come condizione irrinunciabile quanto detto ai Vescovi italiani, di realizzare un Sinodo a partire “dal basso”, dall’ascolto del Popolo di Dio nelle Chiese particolari. La sottolineatura pone di fatto la Chiesa Italiana – e perciò le decisioni della CEI – sul candelabro, e non sotto il moggio. Per questo, un esempio di processo sinodale ben attuato aiuterà tutta la Chiesa nella crescita di quella mentalità e di quello stile sinodale che tutti attendiamo dalla celebrazione di questo Sinodo".