I carabinieri trovano l'auto del padre omicida - Ansa
Per quale ragione è stato consentito a Davide Paitoni, agli arresti domiciliari perché accusato del tentato omicidio di un collega, di incontrare il figlio Daniele di 7 anni che poi ha ucciso con un fendente alla gola nascondendone il cadavere nell’armadio? Sulla tragedia avvenuta nel tardo pomeriggio del 1° gennaio a Morazzone, in provincia di Varese, la ministra della Giustizia Marta Cartabia vuole vederci chiaro e perciò ha chiesto agli ispettori ministeriali di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari». Un passo che prelude a una vera e propria inchiesta da parte degli uffici di via Arenula, finalizzata a verificare se ci siano state responsabilità da parte dei magistrati che si sono occupati del caso.
Intanto la procura di Varese guidata da Daniela Borgonova, «per una corretta informazione», anche a seguito delle polemiche scoppiate sulla vicenda, ha fatto sapere che lo scorso 26 novembre, giorno dell’arresto del Paitoni in flagranza di reato dopo una lite sul posto di lavoro nella quale aveva tentato di ammazzare, con colpi di cutter alla schiena, un collega, chiese al Giudice per le indagini preliminari Anna Giorgietti che al 40enne magazziniere fosse riconosciuta la pericolosità sociale, tenuto conto anche delle precedenti denunce per maltrattamenti, lesioni e minacce presentate nei suoi confronti nei mesi di marzo e aprile dalla moglie (dalla quale era separato di fatto) e dal suocero. Il Gip, prosegue la nota della Procura non ha accolto la richiesta, «peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio».
«Di fronte a questa tragedia, a questo gesto sconvolgente, impensabile, ingiustificabile, non possiamo che esprimere la nostra vicinanza alla mamma del piccolo Daniele e impegnarci ancora di più contro la violenza alle donne» ha scritto la procuratrice Borgonova.
Ieri mattina l’indagato, che dopo l’efferato assassinio del figlio aveva tentato di ammazzare anche la moglie, durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere varesino di Miogni si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Non era in condizioni di sostenere l’interrogatorio perché troppo provato psicologicamente, non è lucido», ha spiegato il suo avvocato Stefano Bruno. Il giudice Giuseppe Battarino nel pomeriggio ha deciso di confermare il fermo in carcere dell’uomo che è formalmente accusato di omicidio premeditato del figlio con le aggravanti della crudeltà e dei motivi abbietti (si sarebbe così voluto vendicare per il comportamento della moglie che lo aveva denunciato) e del conseguente tentato uxoricidio. Dopo aver ucciso il figliolo e aggredito la moglie Paitoni è fuggito nascondendosi in un bosco ma è stato catturato dalle forze dell’ordine a distanza di poche ore. In tasca gli sarebbe stata rinvenuta una pallina di cocaina.
Si svolgeranno venerdì prossimo 7 gennaio i funerali del piccolo Daniele. La cerimonia si terrà alle 14.30 nell’oratorio di San Luigi Schianno a Morazzone, che il piccolo frequentava e dove gli educatori e animatori dopo la tragedia lo hanno ricordato con un post commosso su Facebook. Il sindaco della cittadina, Maurizio Mazzucchelli ha annunciato che lo stesso giorno «verrà proclamato il lutto cittadino sia a Morazzone che a Gazzada Schianno», i due centri del Varesotto dove abitavano Davide Paitoni e la moglie, che era tornata con il bambino a vivere insieme con i genitori.