Per avvicinare al Sostegno a distanza (Sad) quei due italiani su dieci che non si fidano ad aprire il portafoglio, l’Agenzia per le onlus ha realizzato un sito (
www.ilsostegnoadistanza.it) dove compaiono le 50 organizzazioni italiane «doc»; altre 15 sono in attesa di essere «certificate» dall’Agenzia. È una prima risposta al bisogno di trasparenza che viene espressa dai cittadini. Il Sad è infatti un mondo composto da migliaia di realtà presenti sul territorio nazionale, che risente di molta diffidenza: c’è infatti chi teme che i fondi raccolti non arrivino mai a destinazione. Il Sad vive di conoscenza, stima e fiducia nel lavoro delle associazioni e degli operatori che si trovano sul posto.«Il Sostegno a distanza – spiega il presidente dell’Agenzia per le onlus, Stefano Zamagni – rappresenta una delle forme più avanzate di sostegno allo sviluppo: è una forma d’intervento, rafforza la coesione sociale nelle comunità locali, favorisce la reciprocità tra donatore e beneficiario. In prospettiva, il capitale umano in questi paesi potrà diventare capitale sociale e risorsa per lo sviluppo del paese stesso. Per questi valori l’Agenzia ha ritenuto di dare un forte impulso al Sad con un progetto e un lavoro mirato».Un progetto che detta quindi le «linee guida» alle associazioni che vi aderiscono, a tutela di quel milione e mezzo gli italiani che oggi offrono l’opportunità a un bambino o a un adolescente di un paese in via di sviluppo di crescere e studiare. Un numero destinato ad aumentare significativamente: si prevede che entro il 2013 arriveranno ad almeno 3 milioni i sostenitori. Mentre secondo dati Eurisko sono 12 milioni gli italiani – un quarto della popolazione – che nella loro vita hanno contribuito alla crescita di un bambino dall’altra parte del mondo.Ecco perchè si è sentita l’esigenza che il Sad fosse «in chiaro» e per la prima volta nel nostro Paese le istituzioni si occupano della trasparenza di questa diffusa forma di solidarietà. Le «Linee guida» sul Sad intendono così garantire informazione, trasparenza e qualità.Le associazioni che aderiscono (dall’Avsi, all’Aibi, dal Ciai a Terre des hommes, solo per citarne alcune) si impegnano ad assicurare ai sostenitori che le risorse arrivino davvero al bambino e offrono informazioni chiare e complete sul proprio operato e sui progetti in corso. Una sorta di «patto» di fiducia tra i cittadini-donatori e bambini proposto dall’Agenzia che è un ente pubblico vigilato a sua volta dalla Presidenza del Consiglio. «Trasparenza, informazione e fiducia – ha commentato Marida Bolognesi, coordinatrice delle Linee – sono state le parole chiave che ci hanno guidato il nostro lavoro. Da oggi i cittadini hanno a disposizione strumenti che consentono di conoscere meglio le modalità di intervento delle organizzazioni nei paesi in via di sviluppo. La trasparenza è fondamentale per far crescere la fiducia nelle famiglie italiane. Abbiamo anche voluto creare un Osservatorio che promuova, anche attraverso campagne nelle scuole, il Sad come un’esperienza di maturazione per i nostri bambini e di tutela dei diritti dell’infanzia in difficoltà». Per aderire alla «lista» occorre che le associazioni, grandi o piccole, rispondano a determinati requisiti, tra cui la trasparenza dei bilanci, l’eticità dell’intervento, il rispetto dei diritti dell’infanzia e della relazione a distanza con il sostenitore, le informazioni chiare sulla tipologia del progetto e dei suoi obiettivi. Una sorta di organizzazioni «col bollino» che assicurano finalmente chiarezza nel rapporto con i sostenitori.