Sulle morti sul lavoro «non possono più bastare parole di sdegno: occorre agire, con responsabilità e severità. Gli incidenti mortali - tutti - si possono e si devono prevenire». È stato questo il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il tradizionale discorso di fine anno dal Quirinale. Tra i tanti temi affrontati dal Capo dello Stato, quello degli incidenti sul lavoro ha occupato uno spazio importante. Del resto, in questi anni il Presidente ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni su questa vera e propria tragedia nazionale, che anche nel 2024 appena andato in archivio ha drammaticamente segnato la vita di migliaia di famiglie italiane.
Secondo i primi dati a consuntivo dell’Osservatorio di Bologna sui morti sul lavoro, l’anno che ci lasciamo alle spalle si è chiuso con 1.481 morti sul lavoro, di cui 1.055 sui luoghi di lavoro e il resto in itinere. Cioè si tratta di incidenti stradali verificatisi nel tragitto casa-lavoro e viceversa e, per questa ragione, ricompresi da anni nelle statistiche delle morti sul lavoro. Numeri dietro cui ci sono nomi, storie e famiglie sconvolte per sempre. Soltanto negli ultimi due giorni del 2024, segnala Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio dal 2008, le vittime sono state addirittura dieci. «Il 2024 è stato l’anno peggiore da quando ho aperto l’Osservatorio», denuncia Soricelli. Che, per il suo impegno ha ricevuto dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore l’onorificenza civica Turrita d’Argento, consegnata in occasione dell’inaugurazione della mostra dello stesso Soricelli, artista sociale, “Morti sul lavoro. Bianche lenzuola celano vuoti immensi”, allestita fino al 19 gennaio nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo.
Il 2024 sarà ricordato come l’anno di quattro vere e proprie stragi con i 5 morti a Casteldaccia, i 7 a Suviana, i 5 della Esselunga di Firenze e i 5 di Calenzano. È proprio a Firenze il 16 febbraio che inizia la scia di sangue, con l’incidente al cantiere della costruzione di un supermercato della Esselunga: il cedimento di una struttura in cemento armato uccide quattro operai e un trasportatore, con altri lavoratori feriti. Neanche un mese e mezzo dopo, il 9 aprile, a Suviana nell’appennino bolognese nella centrale elettrica Enel sul lago, una turbina esplode all’ottavo piano sotto lo zero causando prima un incendio e poi l’allagamento del nono, con crollo di un solaio. Nell’incidente muoiono in sette, che erano al lavoro per la messa in opera di adeguamenti della centrale. Il 6 maggio i cinque morti a Casteldaccia, nel Palermitano, che facevano parte di una squadra impegnata in un lavoro in una fogna per conto dell’Amap, società per la gestione delle condotte idriche e fognarie di Palermo: perdono la vita dopo essersi calati in un cunicolo da un tombino esterno.
Infine, il 9 dicembre, l’esplosione al deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, con le cinque vittime ricordate anche dal presidente Mattarella nel suo discorso. Quest’ultimo incidente ricorda altri avvenuti sempre quest’anno in depositi industriali: il 21 giugno l’esplosione all’Aluminium di Bolzano che ha provocato un morto e cinque feriti. Il 23 ottobre un’altra esplosione ha fatto crollare una parte di un capannone della Toyota Material Handling di Bologna provocando due morti, un ferito grave e una decina in condizioni più lievi.