
Daniel Tafa, 22 anni, morto sul lavoro - Ansa
Daniel, Umberto e Nicola. Sono le ultime tre vittime del lavoro, gli ultimi tre nomi sulla lista, purtroppo, infinita della strage quotidiana che distrugge vite e segna per sempre migliaia di famiglie ogni anno. Soltanto tra il 2021 e il 2024, i morti sul lavoro sono stati 4.442 e, a gennaio di quest’anno 60, il 33,3% in più rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
Daniel Tafa aveva appena festeggiato i 22 anni, compiuti lunedì. Poche ore dopo, durante il turno di notte alla Stm, azienda di Magnago, in provincia di Pordenone, specializzata nello stampaggio a caldo di ingranaggi industriali in acciaio. Per cause ancora al vaglio degli inquirenti, durante le operazioni il macchinario è esploso e una scheggia di acciaio incandescente ha trafitto il giovane alla schiena, procurandogli ferite letali. In segno di lutto, è stato sospeso il turno della mattina e il macchinario è stato sequestrato dalla magistratura.
Aveva 38 anni, Umberto Rosito, travolto e ucciso da un mezzo pesante mentre stava allestendo un cantiere stradale sull’autostrada A1, poco oltre lo svincolo di Orvieto, in direzione Firenze. L’uomo, originario di Corato, in provincia di Bari, ma residente da anni a Orvieto, era sposato e padre di una bambina di tre anni. La sua presenza sulla careggiata, si legge in una nota di Autostrade, «era correttamente segnalata al traffico». Per ricostruire l’esatta dinamica dell’ennesimo incidente che coinvolge un cantoniere, indaga la Polizia stradale di Orvieto.

Nicola Sicignano - Ansa
Anche Nicola Sicignano era sposato e padre di due figli, un ragazzo di 15 anni e una giovane appena maggiorenne. Nato a Vico Equense e residente a Gragnano, in provincia di Napoli, il lavoratore 50enne era dipendente di una ditta per lo smaltimento dei rifiuti a Sant’Antonio Abate, quando, durante le consuete manovre, è rimasto incastrato con il braccio e la testa nel nastro trasportatore della linea di lavoro, morendo per la gravissime ferite riportate.
La caduta dall’alto è stata, infine, la causa di altri due incidenti sul lavoro, fortunatamente non mortali. A Noale, in provincia di Venezia, un operaio di 22 anni è precipitato da otto metri d’altezza mentre stava montando dei pannelli fotovoltaici sul tetto di un’azienda di Santa Caterina d’Este, in provincia di Padova. Le condizioni del giovane sono subito apparse gravi. Ora è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale civile di Padova.
Dinamica simile anche per l’infortunio accorso ad un operaio della diga di Cumbidanovu a Orgosolo, nel Nuorese. Intorno alle 9 di ieri, l’uomo, mentre lavorava imbracato, per cause ancora da accertare, è caduto da un’altezza di quattro metri, riportando serie ferite. A Cumbidanovu erano nei mesi scorsi ripartiti i lavori per chiudere il cantiere simbolo in Sardegna delle opere incompiute - la costruzione iniziò nel lontano 1989 - entro tre anni.
«È davvero questa la società in cui crediamo? Il Paese che vogliamo consegnare alle generazioni che ci seguiranno? – si interroga il presidente dell’Anmil, Antonio Di Bella –. Il tempo per il commiato è finito da parecchio, così come quello delle false promesse – tuona Di Bella –. Come Associazione chiediamo da tempo l’istituzione di una Procura Nazionale del Lavoro capace di concentrare il coordinamento delle indagini dei procedimenti per i reati in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e rispondere all’urgenza di una giustizia uguale per tutti, ma soprattutto – conclude il presidente dell’Associazione delle vittime del lavoro e delle loro famiglie – di una giustizia che incuta timore a quanti continuano ogni giorno, ogni ora, a mettere il profitto davanti all’obbligo di formazione e all’applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro».