sabato 15 marzo 2025
L'abuso dello smartphone resta l'infrazione più diffusa, nonostante le nuove norme. Il ministero delle Infrastrutture: «Incidenti mortali in calo del 20,4%»
Ci sono meno incidenti (e meno morti) col nuovo Codice della strada
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"L'uso del cellulare rimane di gran lunga la prima ragione di ritiro della patente, in coerenza con la pericolosità e diffusione di questo comportamento scorretto". Non c’è nuovo codice che tenga, lo smartphone resta il pericolo stradale numero uno. Lo ha ribadito il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, diffondendo i dati (forniti da polizia e carabinieri) dei primi tre mesi di entrata in vigore delle nuove regole (14 dicembre-13 marzo). Su 17.607 patenti ritirate, 8.912 sono finite nelle mani delle forze dell’ordine proprio per colpa dell’abuso da telefonino: più del 50,6%.

Il nuovo codice sembra aver avuto un impatto positivo sulla sicurezza: si è infatti registrato un calo del 5,5% degli incidenti stradali, che ha determinato un -20,4% di vittime e un -8,8% di feriti. In pratica 61 morti in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Sono stati rilevati in tutto 226 incidenti mortali (lo scorso anno erano 274), con un bilancio di 238 deceduti (lo scorso anno erano 299). Sono stati invece 5.712 gli incidenti con lesioni, sensibilmente meno dei 6.227 del 2024. Le persone ferite sono state 8.407 (erano 9.222).

Continua anche il contrasto all’abuso di alcol e droghe: i controlli con l'etilometro sono stati 203.753, l'1,7% ha subito sanzioni per guida in stato d'ebbrezza e lo 0,2% per aver assunto sostanze stupefacenti. "L'auspicio - commenta il ministero - è che i dati possano migliorare ulteriormente, soprattutto per quanto riguarda vittime e feriti, ma intanto si possono trarre alcune indicazioni. Anzitutto, le preoccupazioni per controlli irrazionali su droghe e farmaci si sono confermate totalmente infondate. Ed infatti si coglie l'occasione per ribadire che i limiti per il consumo di alcol non sono cambiati con il nuovo codice. A questo proposito va ribadito che alcuni provvedimenti citati dai media negli ultimi giorni - come le multe ai ciclisti in stato di ebbrezza - sono figlie di regole in vigore da decenni, e che fanno riferimento all'articolo 186 del codice che risale al 1992”.

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