giovedì 10 maggio 2018
Non c’è solo la trattativa su governo sì o no. Le due forze politiche dovranno mediare anche sulle cose da fare. In primis: reddito di cittadinanza o flat tax...
 Confronto tra programmi: M5s e Lega lontani su fisco e migranti
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Al di là dell’aspetto tutto politico delle alleanze in vista di una maggioranza, elemento pur essenziale, c’è un’altra 'quadra' non secondaria che Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono trovare (e che in questi oltre 60 giorni dal voto sembrano non aver trovato), quella sui programmi. E dunque si ripropone la classica domanda: «Che fare?». Una volta conquistato Palazzo Chigi, insomma, l’alchimia eventualmente raggiunta sui nomi si trasferirà sull’azione di governo o le - già più volte sottolineate - differenze avranno gioco e renderanno l’esecutivo M5s-Lega, ammesso che nasca, fragile e litigioso a priori? Già, perché non solo andranno limate le asprezze nel tentativo di far coincidere i programmi pentastellati e quelli del Carroccio, ma andrà tenuto conto anche del gradimento del terzo attore, Forza Italia, che se non fornirà l’appoggio esterno, come più volte ribadito, potrà magari di volta in volta convergere su questo o quel provvedimento. Temi fondamentali sui quali bisognerà trovare un’intesa saranno quello dei migranti e dei fondi europei che saranno al centro del Consiglio europeo del 28-29 giugno.

IL PASSO DI LATO DI BERLUSCONI

TASSE E REDDITO DI CITTADINANZA

È il punto nel quale si registra una certa distanza tra centrodestra tutto e M5s. Da una parte l’aliquota unica che si ripropone, oltre a un discorso di equità nella pressione fiscale, di dare impulso ai consumi e all’economia. Di Maio pensa piuttosto una rimodulazione delle aliquote che incida meno sulla progressività del prelievo. Il cavallo di battaglia del M5s, il reddito di cittadinanza nelle sue varie versioni, ha comunque un taglio più sociale. E questo potrebbe avvicinarla alle proposte sia del Carroccio (reddito di inserimento al lavoro) sia di Forza Italia, che propone il reddito di dignità. Rispetto al reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni per le famiglie in difficoltà (costo 2 miliardi), queste misure hanno un respiro più ambizioso e impatti finanziari conseguentemente più alti: dai 15 ai 30 miliardi la proposta grillina, secondo diversi calcoli (Istat e Inps), 30 quella berlusconiana (stime del portale economico Lavoce.info).

PENSIONI

È invece il capitolo sul quale M5s e Lega sembrano più vicini. L’abolizione, o almeno la modifica, della legge Fornero è stata in cima all’agenda dei due partiti già in campagna elettorale. Così come entrambi i programmi contenevano ipotesi di innalzamento delle pensioni minime.

EUROPA

Anche su questo terreno la consonanze sono più delle divergenze. Entrambi i partiti mostrano di soffrire il rigore di Bruxelles, soprattutto in campo finanziario. Anche se alternano toni più duri, senz’altro quelli di Salvini, ad altri più concilianti rispetto al passato come quelli di Di Maio (al netto della proposta di referendum del garante Grillo, che dà voce all’ala più ortodossa). Resta il fatto che questo è uno dei punti di frizione maggiori con Forza Italia, partito fermamente europeista.

IMMIGRAZIONE

Ci sono possibilità di convergenza su uno stop al fenomeno (in passato di Maio aveva polemizzato con le ong impegnate nei salvataggi in mare). Ma restano differenze. La linea di Salvini è più dura (respingimenti e rimpatrio degli irregolari).

COSTI DELLA POLITICA

Anche su questo punto le affinità sono molte. Così come sulla spending review, che i pentastellati hanno sempre citato come fonte di risparmi per il reddito di cittadinanza.

LEGITTIMA DIFESA

Sul tema della detenzione di armi per difendersi dagli assalti dei ladri in casa le posizioni sono, invece, opposte. Salvini dice sì, Di Maio è contrario.

AUTONOMIA

A questa griglia il leader del Carroccio ha aggiunto ieri l’autonomia di Veneto e Lombardia, oggetto di due recenti referendum. «È imprescindibile perché serve l’ok del governo e il voto del Parlamento e non vogliamo che i 6 milioni di elettori veneti e lombardi rimangano sospesi per anni. Su queste basi un governo può partire anche domani», ha detto Salvini. In teoria il M5s dovrebbe essere a favore, perché i suoi esponenti locali hanno appoggiato il Sì nelle due consultazioni. Anche se non sono mancate voci in dissenso.

DOSSIER APERTI

Ad attendere il nuovo governo anche le crisi aziendali (circa 160 tavoli aperti al Ministero dello Sviluppo economico per 200mila lavoratori interessati nel complesso e 20mila eccedenze di personale) con la questione Ilva e la vendita di Alitalia.

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