sabato 22 aprile 2023
La compagine governativa non trova una linea condivisa sui fondi messi a disposizione dall'Europa. Confermate le perplessità sul Mes al quale l’Italia non ha ancora dato il suo ok alla riforma
Il ministro Guido Crosetto

Il ministro Guido Crosetto - Fotogramma

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Niente fondi Pnrr per gli stadi di Firenze e Venezia. Una nota del ministro Raffaele Fitto ieri ha sancito l’uscita di scena dei due impianti sportivi dalle opere finanziate con il Piano Ue. «I servizi della Commissione hanno confermato la non eleggibilità dei due interventi nell’ambito dei Piani Urbani integrati delle rispettive città metropolitane», ha fatto sapere il responsabile degli Affari europei e del Pnrr. Una decisione accolta con irritazione dalle due città interessate, che chiedono che il finanziamento delle due opere possa avvenire attraverso fondi alternativi.

Ma intanto sul “dossier Pnrr” la compagine governativa non trova una linea condivisa. A far rumore oggi è stato il ministro della Difesa Guido Crosetto, che in un’intervista rilancia l’allarme: «Il sistema Italia non è in grado di mettere a terra tutti i progetti del Piano, 200 miliardi in 3 anni, bisogna prendere solo le risorse che siamo in grado di spendere». Se prendiamo 100 milioni di euro per un’opera, ed entro la scadenza ne spendiamo solo 98 significa che dobbiamo restituire i fondi e pagare l’opera con il nostro bilancio, ha esemplificato l’esponente di FdI. Crosetto conferma anche la sue perplessità sul Mes (l’Italia non ha ancora dato il suo ok alla riforma, unico tra i Paesi euro) ma aggiunge che «se diventasse uno strumento che può sostituire la Bce nell’acquisto dei debiti sovrani allora se ne stravolgerebbe il ruolo originale e potrebbe diventare utile».

Sul Pnrr esprime una posizione diversa il vicepremier e coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, convinto «che si debbano utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dall’Unione europea». Invece di rinunciare ai finanziamenti «è necessaria una flessibilità per poter adeguare i progetti che erano stati presentati in occasione della crisi del coronavirus alla quale è seguita quella legata alla guerra in Ucraina. Ecco perché noi riteniamo che debbano essere portati dei cambiamenti in accordo con la Commissione Ue, che si è già detta disponibile». Interviene anche il presidente dei deputati azzurri Paolo Barelli, proponendo di spostare tutte le risorse sui progetti realizzabili nei tempi previsti: «Forza Italia vuole che i fondi del Pnrr siano spesi tutti e bene».

Dall’opposizione il leader del M5s Giuseppe Conte commenta: «Il governo sul Pnrr non ha le idee chiare e oggi con l’intervista di Crosetto getta la spugna. La nostra proposta di collaborazione non è stata accolta, se non sono capaci lo dicano». All’attacco anche il reponsabile economico del Pd Antonio Misiani: «Il governo Meloni ha perso sei mesi in chiacchiere. Adesso che il tempo stringe, dicono che l’Italia avrebbe ottenuto troppi soldi dall’Europa e il Piano andrebbe tagliato. Sono senza vergogna».

Intanto con lo stop agli stadi di Firenze e Venezia si fa più agevole la strada per sbloccare la terza rata dei finanziamenti europei da 19 miliardi, sulla quale è in corso la verifica di Bruxelles sul raggiungimento degli obiettivi. Ma le due città non ci stanno. «Siamo profondamente delusi - ha commentato il sindaco del capoluogo toscano Dario Nardella - lo Stadio Franchi non è semplicemente uno stadio ma un monumento nazionale vincolato dallo Stato». Tuttavia, ha aggiunto il sindaco, «non fermiamo la procedura di gara pubblica già avviata, perché il progetto è destinatario del finanziamento statale del ministero della Cultura per 140 milioni di euro che non possiamo perdere e chiediamo allo Stato di lavorare insieme a una soluzione per sostituire la quota mancante». Stizzita anche la replica di Venezia dove si esprime «stupore e contrarietà» per l’esplusione del Bosco dello soprt.

Interviene anche Matteo Renzi che torna a differenziarsi dal sindaco un tempo a lui vicino: «Non si possono usare i soldi del Pnrr per rifare lo stadio della Fiorentina. I soldi dell'Europa vadano alle case popolari».


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