giovedì 3 aprile 2025
Un emendamento al decreto che stabilisce la data delle elezioni comunali nel 2025 propone di abbassare l'attuale soglia di sbarramento del 50%+1 dei voti necessari
La segretaria del Pd, Elly Schlein

La segretaria del Pd, Elly Schlein - Ansa

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Il decreto elezioni che dovrà stabilire le date per le prossime amministrative di maggio è diventato terreno di scontro: la maggioranza ha presentato al Senato un emendamento che abbasserebbe la quota di voti necessari a un candidato sindaco per risultare eletto al primo turno, nei comuni con più di 15mila abitanti, dall'attuale 50%+1 al 40%. Così verrebbe dunque evitato il ballottaggio in secondo turno tra i due candidati con più voti.

La proposta di modifica al dl, che disciplina anche il voto dei referendum di giugno, è ora al vaglio della commissione Affari costituzionali. Si tratta di un emendamento che, riprendendo una precedente proposta del centrodestra, vorrebbe modificare gli articoli 72 e 73 del testo unico delle leggi sugli enti locali. Se passasse risulterebbe eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di preferenze a condizione che abbia conseguito almeno il 40% dei voti validi. Per il candidato che ha raggiunto il 40% al primo turno, il testo prevede anche un premio di maggioranza al 60%. Alla lista o al gruppo di liste collegate al sindaco vincente viene assegnato il 60% dei seggi del Consiglio, «sempreché nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate abbia superato il 50% dei voti validi».

Nell'emendamento le opposizioni rilevano un rischio per la democrazia. «Con un altro blitz notturno la destra che governa vuole riscrivere le regole democratiche a suo vantaggio, è inaccettabile. La destra sta provando a farsi una legge elettorale per i comuni su misura, colpendo i ballottaggi nei Comuni sopra i 15mila abitanti con un emendamento che riduce al 40% la soglia per eleggere il sindaco al primo turno. Chiediamo il ritiro di questo emendamento che consideriamo una grave provocazione. Se l'emendamento non verrà ritirato useremo tutti gli strumenti parlamentari possibile per opporci a tale scempio», avverte la segretaria del Pd Elly Schlein. «È una dichiarazione di guerra verso le opposizioni e anche verso la tenuta di quest'Aula e del confronto parlamentare», ha aggiunto a palazzo Madama il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo Pd, confidando in «un intervento del presidente La Russa per riportare il confronto parlamentare all'interno del perimetro del rispetto democratico». Un interviene, quello del presidente del Senato, che non si è fatto attendere. «Questo è un problema che va esaminato, vedremo se è compatibile con un decreto o no. Sul contenuto non mi scandalizzo, sulla modalità tutto sarà fatto secondo le regole e sono pronto ad ascoltare le obiezioni che vengono dalle opposizioni», così La Russa prova a ricucire.

L'emendamento però non piace e riesce a compattare i partiti di minoranza. «Azione, insieme alle altre opposizioni in modo unitario, condurrà una dura battaglia politica per evitare l'ennesimo pasticcio del centrodestra di maggioranza», fa sapere il senatore di Azione Marco Lombardo. Dal M5s il deputato Alfonso Colucci, capogruppo del partito in commissione Affari costituzionali, definisce l'emendamento anti ballottaggio «gravissimo e in contrasto con la Costituzione, così come incostituzionale sarebbe il premio di maggioranza». Per Avs «non è solo una provocazione, per noi è una prova di regime, un brutto espediente per vincere le elezioni a tavolino», spiega Filiberto Zaratti, capogruppo del partito, in commissione Affari costituzionali alla Camera.
L'emendamento non piace neppure ai sindaci. «Ci auguriamo che ci sia un ripensamento sulla proposta, poiché interverrebbe su un sistema che risulta essere il miglior sistema elettorale del nostro Paese e che finora ha operato a vantaggio dei cittadini - ha commentato il presidente dell'Anci, Gaetano Manfredi -. Ricordiamo precedenti tentativi di stravolgere la legge sull'elezione diretta dei sindaci e come accaduto in passato ancora una volta si tenta di farlo senza consultare i comuni».
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