Due giornaliste su 10 hanno subito richieste di prestazioni sessuali in cambio di assunzioni o avanzamenti di carriera. Più di un terzo ha subito approcci fisici contro la sua volontà. E 8 su 10 poi hanno dovuto sopportare battute pesanti, allusioni, commenti sgradevoli. Sono i dati che emergono dalla prima indagine della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, che fa luce sulle molestie sessuali contro le donne nel mondo dei mass-media. Curata dalla statistica Laura Linda Sabbadini, la ricerca è basata su un ampio campione di 1.132 interviste anonime, il 42% delle donne interpellate che operano in televisioni, quotidiani, radio e agenzie. La rilevazione, condotta da Kairos Ricerche, è stata avviata in collaborazione con gli organismi di categoria - Casagit, Inpgi, Usigrai - e col patrocinio dell'Ordine dei giornalisti e dell'Agenzia per le Comunicazioni.
I risultati sono stati presentati questa mattina dalla presidente uscente della Commissione pari opportunità della Fnsi, Alessandra Mancuso, e dalla neoeletta presidente, Mimma Caligaris. «I dati sono orientativi e vanno presi con cautela - avverte Laura Linda Sabbadini - ma segnalano la necessità di un'attenta riflessione e azione seria e concertata da parte di chi è a capo dei media e degli editori. Il disagio delle donne è evidente e non deve essere più sottovalutato. Questa situazione prefigura l'esistenza di dispari opportunità». La forma di molestia più diffusa, subita dall'80,7% delle intervistate, è quella verbale a sfondo sessuale e gli sguardi inopportuni o lascivi. Ma ci sono molestie molto più pesanti: il 19,3% delle giornaliste dichiara infatti di essere stata sottoposta a esplicite richieste di prestazioni sessuali mentre cercava lavoro, il 13,8 per progredire nella carriera. Ed è rilevante anche il dato sulle molestie fisiche: il 34,9% delle donne nelle redazioni dichiara di essere stato abbracciato, baciato, toccato o messo alle strette contro la sua volontà. Ridotti, ma comunque presenti, anche casi di vera e propria violenza sessuale (2,9%) e tentata violenza sessuale (8%) o minacce di violenza sessuale (1,9%) e di altri tipi di violenze (11,7%). Segnalati casi anche di revenge porn: l'1,4% denuncia la minaccia o la condivisione di video o immagini intime e private contro la volontà dell'interessata.
«Esiste una necessità di evoluzione di comportamenti - dice Raffaele Lorusso, segretario della Fnsi - e il recepimento del codice antimolestie deve diventare parte integrante dei nostri contratti». Nel 98,6% dei casi a molestare è l'uomo e nell'1,4% una donna. Molestatori che approfittano del loro grado di potere: sono soprattutto superiori diretti (26,9%), colleghi con maggiore anzianità (16,7%), direttori e vicedirettori (14,8%). Quasi la metà ha più di 46 anni. E succede all'interno delle redazioni: le molestie sono state subite nell'89,5% dei casi mentre si lavorava: per il 72,3% come dipendente a tempo indeterminato.
Ampia e variegata la gamma delle molestie a sfondo sessuale: inviti a uscire insistenti e pressanti (33,8%), avances ripetute e inopportune anche per email, social network, sms (18,2%), invio di immagini o regali con esplicito riferimento sessuale (11,9%), pedinamenti e controlli (11,2%), telefonate o messaggi osceni in segreteria telefonica (9,2%), gesti osceni o esibizioni (6%).
Se oltre il 50% delle molestie avviene entro i 35 anni, gli approcci aggressivi colpiscono ogni età. La fascia più esposta è quella fra i 27 e i 30 anni. Il 35% delle intervistate dichiara di essere stata molestata in redazione in mezzo agli altri colleghi, denunciando un clima diffuso di accettazione o scarsa consapevolezza del fenomeno. Le molestie si verificano quasi sempre sul lavoro, cioé nell'89,5% dei casi. Il 22,7% delle intervistate è stata molestata in redazione, in una stanza chiusa, il 26% all'esterno. Nel 31,2% dei casi le molestie sono avvenute di fronte a testimoni, ma solo nel 18,4% chi ha assistito è intervenuto o ha tentato di intervenire. Nel 60,1% chi ha subito molestie sessuali ne ha parlato con qualcuno, ma solo il 2,2% afferma di aver presentato denuncia (il 3,7% negli ultimi 12 mesi). Chi non ha denunciato, dichiara nel 42,8% dei casi che il fatto non era abbastanza grave o successo solo una volta; il 22,2% aveva la percezione di perdere tempo inutilmente; il 13,3 dichiara di aver risolto il problema da sola o con un familiare e il 10,7% aveva paura di essere giudicata, non creduta o trattata male. Quanto a eventuali provvedimenti contro il molestatori, la risposta è negativa per il 90,6%, non so per il 7,2% e affermativa solo per il 2,2% delle intervistate.