giovedì 7 luglio 2022
Il Movimento europeo di azione non violenta (Mean), pronto a partire per un incontro con la società civile ucraina alla ricerca di strategie per il dialogo la fine del conflitto. Arrivo previsto l'11
L'Italia non violenta verso Kiev: insieme in marcia per la pace
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È un’estate sempre più calda, quella dei pacifisti italiani. Un ponte ideale unisce infatti il nostro Paese all’Ucraina, dove in questi mesi e nelle prossime settimane si sono svolte e si svolgeranno manifestazioni a sostegno dell’immediato cessate il fuoco. L’obiettivo dei movimenti in campo è quello di allargare il più possibile il consenso e la mobilitazione al resto d’Europa. Era il 1° aprile scorso, quando la prima Carovana della pace arrivò a Leopoli, con 70 automezzi e 30 tonnellate di aiuti, riportando in Italia 300 profughi. Dopo le manifestazioni nelle grandi città italiane, da Roma a Firenze, con l’impegno di molte sigle del mondo cattolico in prima linea, per la prima volta #Stopthewarnow varcava i confini nazionali. Il 24 aprile, intanto, nuovo impulso alla domanda di pace arrivava dall’edizione straordinaria della Perugia-Assisi. Nel frattempo, la delegazione del Movimento europeo di azione non violenta, il Mean, compiva i primi viaggi esplorativi per organizzare in terra ucraina la marcia dell’11 luglio a Kiev, insieme a organizzazioni del mondo laico ed ecclesiale già impegnate nel prezioso fronte dell’accoglienza umanitaria. L’altra città simbolo dell’impegno contro la guerra rimane Odessa: settimana scorsa ci ha fatto tappa ancora una volta la Carovana della pace, che ci tornerà anche a metà luglio.

Il pacifismo italiano si organizza e prende forma nella "marcia per il cessate il fuoco" che porterà a Kiev il Movimento europeo di azione non violenta (Mean). Un raggruppamento di 35 organizzazioni che da due mesi lavora per trasformare la speranza di pace in un’iniziativa concreta, nella convinzione che la fine del conflitto possa e debba muovere i passi anche dal basso e che gli aiuti militari alla resistenza, per quanto dovuti, non siano sufficienti.

Il progetto è stato presentato ieri alla Camera e prevede l’arrivo di una delegazione di attivisti nella capitale ucraina il prossimo 11 luglio. Non una data casuale perché si tratta del giorno di San Benedetto, patrono d’Europa, ma è anche l’anniversario dell’inizio della tragedia di Sebrenica, tra le pagine più nere della storia continentale dal secondo dopoguerra a oggi.

La giornata, sulla quale per ragioni di sicurezza non sono stati forniti troppi dettagli, prevede «un incontro tra due società civili – spiega Angelo Moretti, portavoce di Mean – che discuteranno assieme di pace, ma anche delle possibili strategie per tutelare la cultura ucraina, per difendere i bambini, per coinvolgere l’opinione pubblica nei negoziati. Il tutto in collegamento con 20 piazze italiane. Un confronto che produrrà dei documenti in cui delineare le iniziative da mettere in campo e al quale parteciperanno anche autorità locali e il nunzio apostolico in Ucraina».

La conferenza stampa di presentazione di Mean alla Camera

La conferenza stampa di presentazione di Mean alla Camera - .

Sebbene negli incontri preparatori tra i partecipanti siano emerse sensibilità diverse su alcuni temi, il denominatore comune, oltre che la ricerca della pace, è la convinzione della necessità di pensare non solo al conflitto, ma anche a quello che avverrà dopo. In particolare si è discusso molto dei Corpi civili di pace, per molti partecipanti uno strumento essenziale, nel caso di una tregua, per agire come forza di interposizione. «Chiediamo all’Europa di prendere un’iniziativa forte e siamo orgogliosi che questa spinta nasca in Italia – fa notare Riccardo Bonacina, giornalista e fondatore di Vita.it –. Nel 2014, grazie a un emendamento voluto da Sel, fu stanziato un finanziamento di 9 milioni per i Corpi civili di pace, ad oggi ne sono stati spesi 4. Mentre per le spese militari, nello stesso arco di tempo, sono stati investiti 190 miliardi di euro».

Il Mean però, in collaborazione con la rete di Piccoli Comuni del Welcome, si sta muovendo già adesso con l’organizzazione, da luglio a settembre, di alcuni summer camp per le famiglie e i minori ucraini. Si tratta per lo più di orfani e vedove di caduti in guerra, individuati dall’assessorato alle politiche sociali del Comune di Kiev. Persone che hanno visto e sofferto tanto, a cui il progetto vuole regalare un tempo di pace e serenità lontano dalle bombe.

«La pace non può essere delegata a qualsiasi governo – avverte Marco Bentivogli coordinatore di Base Italia –. La costruzione di una società civile internazionale è il coronamento vero del sogno europeo. Mentre stiamo rischiando di costruire un’interdipendenza istituzionale ma non tra i popoli».

Questo però non significa lasciar fuori la politica, che anzi è chiamata a raccogliere la sfida per la fine del conflitto e a rappresentarla con forza nelle sedi istituzionali: «L’impegno per la pace va costruito anche nei momenti più bui, non solo con la diplomazia, ma anche con il contatto tra i popoli. Essere a Kiev fisicamente è un grande segno di fratellanza – ragiona il deputato dem Graziano Delrio –. Ma il grande punto su cui anche la politica deve esserci e quello di non abituarci a questa guerra, che è sangue, orrore e fallimento della politica dell’umanità per usare le parole di Papa Francesco. Dobbiamo continuare a parlarne, a raccontare la terribile tragedia che porterà con sé. C’è bisogno di una battaglia politica forte, che spinga i governi a trovare le ragioni della pace, come fu fatto con la conferenza di Helsinki nel ’75».

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