Dai tempi della guerra fredda, mai il mondo aveva assistito a una corsa al riarmo come quella che stiamo vivendo in questo periodo. Da ogni parte arrivano spinte per aumentare le spese militari. E si susseguono rapporti che evidenziano come il comparto bellico stia macinando rendimenti record in tutti gli indici di Borsa.
Mentre tanti consulenti finanziari e investitori in tutto il globo esultano per le impennate dei profitti, il movimento globale della finanza etica incoraggia persone e istituzioni finanziarie a chiedersi fin dove è lecito fare profitti con le catastrofi, dalla distruzione poi anche dalla ricostruzione. A chi ci dice che la difesa armata sia l’unica strada, rispondiamo che l’illusione che un mondo più armato sarà un mondo più sicuro e più in pace è smentita dai fatti: alla crescita della spesa militare globale ha sempre corrisposto un aumento dei conflitti. Oggi sentiamo parlare con disinvoltura addirittura del possibile utilizzo di armi nucleari: è un passo indietro che non possiamo accettare.
Nel 25° anno dalla nascita di Banca Etica abbiamo voluto ospitare il summit delle banche etiche di tutto il mondo e abbiamo scelto di connotare questo appuntamento con un forte appello per la pace e il disinvestimento dall’industria delle armi. La finanza può cambiare il corso degli eventi e le banche della Global Alliance for Banking on Values sono in prima linea insieme ai milioni di persone e organizzazioni che le hanno scelte per non essere complici di questa follia. Negli ultimi mesi attori politici in Europa e negli Usa hanno addirittura tentato di chiedere che gli investimenti in armi siano compresi tra gli investimenti sostenibili.
Il movimento mondiale della finanza etica ritiene che questo sia inaccettabile.
Intanto il nostro sguardo è rivolto anche all’Italia, dove si sta cercando di smantellare la legge 185 del 1990 sull’export di armi. Con la motivazione che il commercio di armamenti deve essere rapido e non può sopportare rallentamenti, si propone di eliminare tutti i presidi di trasparenza che quella legge aveva introdotto e che richiedevano che le informazioni passassero dal Parlamento, incluse quelle relative alle banche che finanziano e sostengono la produzione e l’export di armi.
Banca Etica insieme a tanti movimenti cattolici e della società civile cercherà di sollecitare una difesa collettiva della legge 185, perché il nostro Paese non può rinunciare alla trasparenza sui business legati alle guerre.
Anna Fasano è presidente di Banca Etica