Alberto Cirio - Ansa
Non ha aspettato l’esito finale dello scrutinio, e a metà pomeriggio Gianna Pentenero, candidata presidente del Piemonte per il centro-sinistra, ha telefonato ad Alberto Cirio, presidente uscente del Piemonte poi confermato, per augurargli buon lavoro. Fin dagli exit-poll – che davano Cirio tra il 50 e il 54%, grosso modo venti punti sopra Pentenero – il finale di partita era già scontato. Stando alle schede scrutinate il risultato è una conferma delle previsioni: il presidente uscente e rieletto può contare sul 55,8-56% dei voti contro il 33,7% di Pentenero.
Cirio, 51 anni, avvocato e imprenditore agricolo, raccoglie i frutti di 5 anni condotti per bene: dall’avvio di una serie importante di infrastrutture alla lotta al Covid, al fronte comune con il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, per trattenere Stellantis dallo smantellamento quasi totale della produzione, senza dire degli investimenti fatti per l’aerospazio e senza dimenticare l’attenzione a tutto il resto del Piemonte fatto di attività agroalimentari di pregio così come di turismo. Cirio, un po’ come Antonio Tajani alle Europee, è riuscito a trasmettere quel senso di fiducia che, in alcune fasce della popolazione, ha probabilmente fatto la differenza.
E a scrutinio ben oltre la metà, ha dichiarato di essere «molto soddisfatto» del risultato, «soprattutto perché è una conferma e non era scontata», aggiungendo poi: «Oggi dopo cinque anni essere confermato vuol dire che ti hanno scelto vedendo pregi e difetti come ciascuno di noi ha, ma questo mi responsabilizza e già domani saremo in ufficio a lavorare per il Piemonte».
Dal canto suo Gianna Pentenero ha obiettivamente letto il voto dichiarandosi «soddisfatta del risultato», ma sottolineando che «c’è un problema di un Piemonte 1 e di un Piemonte 2. Siamo il primo partito a Torino, ma il Piemonte 2 è molto eterogeneo». Sempre Pentenero ha poi aggiunto: «Lavoreremo insieme nel rispetto dei ruoli». Posizione importante, anche nei confronti di Roma ma pure dell’Ue, visto che il Piemonte potrebbe mandare un solo parlamentare in Europa.
Adesso però è possibile pensare ad un governo regionale forse leggermente diverso da quello precedente. Cambiano, infatti, gli equilibri politici locali (tra Fratelli d’Italia e Forza Italia) ma, soprattutto, devono essere aggiornati gli obiettivi da raggiungere. Dopo le infrastrutture ormai sbloccate, sanità e salari appaiono essere i traguardi. Perché gli strascichi del Covid si fanno ancora sentire (in termini di liste d’attesa e necessità di nuovi investimenti in ospedali); e perché il lavoro in Piemonte rimane la prima priorità, con le fabbriche che chiudono e Stellantis che promette nuovi modelli a Mirafiori, ma anche le suggestioni dell’aerospazio e dei microchip che devono passare da progetti a realtà concrete.
Il successo di Cirio pone comunque qualche problema. Nel centro-destra, come si è detto, occorrerà capire se la nuova giunta sarà più di destra oppure più di centro, tenendo conto che Fdi è diventato il primo partito in Piemonte. Nel centro-sinistra, e nel Pd soprattutto, si apre invece una nuova stagione di lotta tra le varie anime del partito e, in particolare, tra chi sta con l’attuale segretario nazionale e chi no. Perché, tra l’altro, la scelta di Gianna Pentenero – fatta all’ultimo momento utile – agli osservatori attenti è parsa come un compromesso, una tregua, un prendere tempo , più che una mossa per vincere. Anche se la stessa Pentenero ha seriamente interpretato il ruolo al quale è stata chiamata.