Decine e decine di bombe d’aereo in picchiata su piazza Montecitorio. Bombe disegnate su cartelli, portati a due passi da Palazzo Chigi per scuotere il governo e chiedere di passare dalle parole (della mozione appena approvata dalla Camera) ai fatti (di un embargo vero). Hanno scelto un flash mob le organizzazioni che da anni chiedono all’Italia di interrompere la vendita di armi all’Arabia Saudita, Paese a capo della coalizione che conduce una sanguinosa guerra contro lo Yemen di cui fanno le spese migliaia di civili innocenti.
Schierati in piazza, questa mattina, c’erano Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Oxfam Italia, Movimento dei Focolari, Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace, Save the Children Italia. Per chiedere «Stop armi italiane in Yemen», come recitava lo striscione. Una manifestazione che coincide col 29° anniversario dell’approvazione della Legge 185/90, che regola l’export di armi e dovrebbe vietarne la vendita a paesi in guerra. Soprattutto in Yemen dov’è in corso la più grave crisi umanitaria al mondo», dicono gli organizzatori.
La manifestazione arriva a pochi giorni dall’approvazione, il 26 giugno, di una mozione alla Camera dei Deputati che impegna il governo ad «adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l’Arabia Saudita e gli Emirati». Solo tra i bambini sono stati più di 7.500 quelli uccisi o feriti dall’inizio del conflitto, «quasi la metà in seguito ai bombardamenti aerei condotti per la grande maggioranza dalla Coalizione militare a guida saudita», dicono i promotori.
La mozione votata alla Camera per le organizzazioni è «un primo, importante passo positivo, ma è ora fondamentale che il governo, anche andando oltre il dettato specifico della mozione, intraprenda immediatamente le azioni necessarie per giungere ad uno stop effettivo delle esportazioni e spedizioni di tutte le tipologie di armi, non solo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ma nei confronti di ogni attore (statale o meno) che partecipa alle ostilità in Yemen». Le Ong chiedono che «l’Italia si faccia promotrice nel prossimo Consiglio Europeo di un’iniziativa formale per giungere ad un embargo Ue sugli armamenti diretti verso il conflitto in Yemen, come richiesto dalle Risoluzioni votate dal Parlamento Europeo».
Le organizzazioni ribadiscono la richiesta di incontro con il premier Conte «al momento attuale senza riscontro: vorremmo domandare non solo rassicurazioni sull’immediato stop all’invio di armi, ma anche un maggiore sostegno dei processi diplomatici e di intervento umanitario» per un aumento delle risorse e dei fondi per porre sollievo alle condizioni della popolazione (come richiesto da tempo dalle nostre Organizzazioni). Più critica l’associazione Sardegna Pulita: la mozione è «una farsa» perché «non chiede al Consiglio dell’Ue d’imporre un embargo immediato», né al governo misure «per la riconversione industriale» della fabbrica di Domusnovas che produce le bombe.