«Ognuno di noi deve chiedersi: cosa posso fare io per eliminare la tratta?». È l’invito lanciato da padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Lo ha detto durante la conferenza stampa di presentazione, in Sala stampa vaticana, della quinta Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra domani, memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita. La Giornata è promossa dall'Unione Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali (Uisg/Usg). La tratta di persone è oggi diffusa in tutti i Paesi del mondo e in ogni continente. Il 72% delle persone trafficate sono donne. Il 30% delle persone trafficate sono bambine e bambini. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, oggi nel mondo vi sono quasi 25 milioni di persone in situazione di lavoro forzato, di cui il 70% vive in Asia.
«Come è possibile che la piaga del traffico di esseri umani persista nel ventunesimo secolo?», ha esordito il religioso, citando i recenti Orientamenti pastorali pubblicati dal suo dicastero nel gennaio scorso, che «aiutano a comprendere più profondamente il fenomeno» e a trovare risposte «per un impegno a lungo termine». Il fenomeno della tratta, ha fatto notare Czerny, «è nascosto e invisibile ma diffuso ovunque, come la corruzione. Lo Stato deve proteggere i suoi cittadini e abitanti dallo sfruttamento e dalla schiavitù e fare ogni sforzo per perseguirla e punire». «I testimoni ci descrivono inganni, coercizioni e sofferenze inimmaginabili», ha raccontato il sottosegretario del Dicastero: «La loro testimonianza mostra concretamente cosa può essere violato in una vita umana per il piacere e il profitto di altri. È inconcepibile».
Tema scelto quest'anno: “Insieme contro la tratta”. La scelta dell’8 febbraio non è casuale: è il giorno in cui ricorre la memoria liturgica di san Bakhita, suora canossiana di origine sudanese, divenuta simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. Il comitato internazionale della Giornata mondiale ha organizzato per l’occasione due incontri, che si terranno a Roma l’8 e il 10 febbraio. Venerdì 8 alle 18, la basilica di S. Antonio in via Merulana a Roma ospiterà una veglia di preghiera presieduta da padre Michael Czerny e padre Fabio Baggio, sottosegretari alla Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Sempre a Roma, domenica 10 febbraio, si svolgerà una marcia di sensibilizzazione, che partirà alle 10 da Castel Sant’Angelo e si concluderà in piazza San Pietro, alle 12, per partecipare alla preghiera dell’Angelus con Papa Francesco.
«Papa Francesco è fortemente impegnato nella lotta contro questo flagello nelle sue differenti espressioni”, ha ricordato padre Frederic Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa, citando l’Angelus del 20 gennaio, in cui “ha pregato per le vittime dei trafficanti di esseri umani, e anche, per i responsabili, lasciando che il silenzio mettesse l’accento su di esso”. Poi nel volo di ritorno dall’Irlanda nel luglio 2018, quando «ha parlato della tratta di esseri umani, organizzata da trafficanti senza scrupoli, con tutto il suo orrore. Di fronte a questa tragedia umana, di fronte a tanta sofferenza, impotenza e angoscia di uomini, donne e bambini vittime della tratta di esseri umani e della schiavitù, spesso nel contesto delle migrazioni, è un grido che viene dal cuore, è il grido di preghiera al Signore», ha commentato il gesuita: «Per Francesco non sono numeri, sono nomi, volti, storie concrete, sono i nostri fratelli e sorelle nell’umanità».
«In Libia ci sono gravissime violazioni di diritti umani, tra cui la tortura, lo sfruttamento per fine di lavoro, lo sfruttamento sessuali, le uccisioni», denuncia suor Gabriella Bottani, coordinatrice nazionale di Thalita Khum, la rete internazionale di religiose e religiosi creata nel 2009 dall’Uisg (Unione internazionale superiori generali), che quest’anno festeggia i dieci anni di attività. Durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata la religiosa ha precisato che Thalita Khum non ha una presenza in Libia, ma riceviamo richieste di sostegno crescenti da parte della rete nelle regioni dell’Africa del Nord Ovest, dove molte persone che sono bloccate e non hanno possibilità di attraversare il Mediterraneo sono in balia del tentativo di tornare nei propri Paesi«. La suora aggiunge che «molte di noi si trovano ad accompagnare persone che hanno fatto esperienze di dolore in Libia», annunciando che Thalita Khum ha aperto di recente un punto della sua “rete” in Tunisia. Oggi Thalita Khum è impegnata in attività di prevenzione, sensibilizzazione, protezione, partenariato e preghiera in 77 Paesi nei 5 continenti. Nei rimanenti 34 Paesi ci sono gruppi o persone di contatto. Più di mille le religiose formate, che operano in 65 Paesi, e oltre 2mila i partecipanti delle reti guidate dalle suore e impegnati contro la tratta a diversi livelli.