Tra euroscettici ed eurofanatici c’è una «terza via». Ed è quella che propone la Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana: i problemi comunitari si risolvono imboccando una strada che «consenta ai popoli e alle persone un autentico sviluppo e di contribuire al bene comune», spiegano gli universitari cattolici. Nelle conclusioni del loro ultimo Congresso nazionale, i fucini auspicano una «progettualità economica e sociale veramente integrata», sottolineano l’«urgenza di adeguate politiche del lavoro e di una cura maggiore nei confronti delle fasce giovanili» e ricordano che «solo una maggiore solidarietà potrà garantire la ripresa». Poi affermano che è «necessaria un’unica voce che sappia rappresentare la Ue», che occorre «una più ampia redistribuzione delle risorse, che serve «riformare con incisività e senza incertezze le istituzioni comunitaria favorendo la partecipazione popolare e avvicinando l’Europa agli europei». Per la Federazione, c’è bisogno di avere «politiche di protezione sociale» ma anche di «recuperare l’alto valore simbolico dell’euro». Poi si evidenzia come «nella politica estera europea una particolare attenzione vada riservata al Mediterraneo». E si pone l’accento su una «cultura comune poggiata sull’umanesimo europeo che ha come nucleo essenziale l’attenzione alla persona».